In tutta la mia vita, non avevo mai visto uno spiegamento di Forze dell’ordine così numeroso. Polizia, Carabinieri, Finanza, Digos, Intelligence. Auto “civette” e tante auto blù con lampeggianti fluorescenti, in attesa dei rispettivi “proprietari”. Di fronte, un mare “beffardo” diventato un cimitero a cielo aperto, a fronte dell’indifferenza internazionale e di una legge italiana, la Bossi-Fini, da ritenersi indegna e vergognosa per un paese civile, che invece deve fare della accoglienza un punto fermo di civiltà.
Chi arriva nel nostro Paese deve essere trattato con dignità e rispetto e non “stipati” in CIE, privi di programmazione generica, con strutture fatiscenti, e scarsa attenzione ai livelli di sicurezza, come afferma in un recente rapporto la Corte dei Conti. La legge Bossi-Fini, ha il sapore “amarostico” del razzismo e la fissazione che l’altro, il diverso da te, non sia una persona da accogliere, una cultura da comprendere, ma un nemico da respingere o incarcerare, pericoloso e dannoso da allontanare anche a cannonate.
La Bossi-Fini ha rappresentato per tante persone, nel nostro Paese, il ritorno della schiavitù. Uomini e donne che fuggivano dalle guerre, dalla fame, dalle malattie, dalla povertà, dalla mancanza di lavoro, sono state costrette a vivere il ricatto dei trafficanti, lo sfruttamento, l’oscuramento della propria identità e peggio ancora l’indifferenza delle istituzioni.
Per questa legge l’emigrazione deve essere considerata come un problema di ordine pubblico, con conseguente ricorso massiccio alle norme penali e agli interventi di polizia. All’origine vi è il rifiuto,del “diverso”, che con il solo suo “metter piede” nel nostro paese ne mette in pericolo i fondamenti culturali e religiosi. Un attentato alla nostra “tranquillità” intellettuale,da contrastare in ogni modo. Inutile insistere sulla radice razzista di questo atteggiamento e sul fatto che, considerando pregiudizialmente il migrante irregolare come il responsabile di un reato, viene rafforzata la propensione al rifiuto. Al Governo italiano chiediamo un piano nazionale di accoglienza, la creazione di corridoi umanitari, che prevedano una protezione internazionale già dai paesi di origine.
Mi sovviene un pensiero di Oriana Fallaci: Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre. Il Governo ha taciuto.
Aldo Mucci