Sembra siano finiti i tempi in cui Humphrey Bogart alias Ed Hutchinson, giornalista ne “L’ultima minaccia”, film del 1952, diretto da Richard Brooks, pronunciava la celebre frase “È la stampa, bellezza, la stampa. E tu non ci puoi fare niente… niente!”.
Se l’Italia non è certo tra i primi paesi al mondo in materia di libertà di stampa – grazie anche a tentativi di approvare leggi liberticide – la Francia non sembra esser da meno, grazie a sentenze destinate a far discutere a lungo.
A sparare contro la libertà di stampa francese, la Corte d’appello di Versailles che, per presunte ragioni di privacy ha condannato i siti d’informazione e i giornalisti che avevano reso noti i retroscena di uno scandalo che ha visto coinvolti uomini politici e lo stesso partito dell’ex presidente Nicolas Sarkozy.
La redazione de LaValledeiTempli.net, nell’esprimere solidarietà alle testate francesi e ai giornalisti condannati, vuole ancora una volta sottolineare come il primo dovere di un giornalista sia quello che ha nei confronti del lettore d’informarlo in maniera corretta di quanto accade ed è di pubblico interesse.
Martedì 10 luglio è stata lanciata, nella sede di Reporter sans Fontières, la petizione dal titolo “Nous avons le droit de savoir” – “Abbiamo il diritto di sapere”. L’appello viene da oltre quaranta testate giornalistiche, da associazioni per la difesa delle libertà e da sindacati per protestare contro la sentenza della Corte d’appello di Versailles che ha ordinato alla testata on-line Mediapart, ed al settimanale Le Point, di rimuovere ogni citazione delle registrazioni “Bettencourt”.
Il 5 luglio scorso, la Procura di Bordeaux ha richiesto il rinvio al Tribunale Correzionale di sei persone tra le quali cinque giornalisti per violazione della privacy, ossia Pascal Bonnefoy, l’ex maggiordomo di Madame Liliane Bettencourt, erede della multinazionale l’Oréal, che aveva fornito le registrazioni private da lui effettuate tra maggio 2009 e giugno 2010. I giornalisti: Franz-Olivier Giesbert, direttore di Le Point, Hervé Gattegno, all’epoca caporedattore del settimanale, Edwy Plenel e Fabrice Arfi, rispettivamente direttore e giornalista di Mediapart e Fabrice Lhomme, prima giornalista a Mediapart ed attualmente a Le Monde.
La nebulosa dell’Affare Bettencourt
Mediapart pubblicò allora numerosi estratti delle registrazioni, che la redazione considerò di “pubblico interesse”. L’affare Bettencourt si trascina ancora adesso con intrecci talvolta inestricabili. Sta di fatto che allora fu trascinato nello scandalo anche il Ministro del Bilancio e poi del Lavoro sarkozysta Eric Woerth, poi dimessosi in seguito allo scandalo (sua moglie lavorava nella società che gestisce la fortuna Bettencourt). Non va dimenticato che Woerth fu anche tesoriere dell’UMP, il partito di Nicolas Sarkozy. Il nome dell’ex Presidente è uscito più volte in questa faccenda. Un dossier seguito principalmente da Mediapart, noto per i suoi scoop investigativi e da Le Point. Sta di fatto che a seguito della divulgazione delle registrazioni effettuate da Pascal Bonnefoy è scoppiato uno scandalo politico-finanziario che ha coinvolto anche Liliane Bettencourt ed i suoi conti all’estero.
Esiste il nome della fonte, potevano i giornalisti tacere un sordido affare di interessi pubblici e di traffico di interessi di cui sono stati accusati personaggi del livello di Sarkozy e di Eric Woerth senza contare l’inchiesta sul finanziamento illecito della campagna di Sarkozy da parte della regina dell’Oréal?
La stampa francese si ribella
“In segno di protesta condividiamo tutte queste informazioni” scrivono i firmatari, tra i quali L’Express, Libération, L’Humanité, Le Nouvel Observateur, Marianne, Les Inrockuptibles, Charlie Hebdo, Arrêt sur images, Rue89…
Luisa Pace
“L’Appello”
La libertà d’informazione non è un privilegio dei giornalisti ma un diritto dei cittadini. In una democrazia che vive, il potere del popolo sovrano presuppone la conoscenza dei fatti da parte di un popolo informato che sa cosa sta succedendo. Per essere liberi nelle proprie scelte ed autonomi nelle proprie decisioni bisogna sapere quel che è di interesse pubblico, ossia tutto ciò che determina e condiziona le nostre vite nella società.
Quando si tratta di affari pubblici, la pubblicità deve essere la regola mentre il segreto deve essere un’eccezione. Rendere pubblico quanto è d’interesse pubblico è sempre legittimo, soprattutto quando il segreto protegge indebitamente ingiustizie e delitti, attacchi ai beni della collettività o ai diritti umani. La sicurezza degli Stati non può quindi impedire la rivelazione delle libertà individuali e la protezione della privacy, benché imperativa e legittima, non può essere un alibi per le infrazioni alla Legge.
Per queste ragioni è importante difendere i giornalisti professionisti, le fonti d’informazione e i whistleblowers che permettono la rivelazione di fatti d’interesse generale, che, senza il loro lavoro e la loro audacia, resterebbero sconosciuti al pubblico. Appoggiarli significa proteggere ed allargare un diritto alla conoscenza universale, garanzia di un rinforzo della democrazia mondiale durante la rivoluzione digitale.
Per tutte queste ragioni, ci dichiariamo solidali con Mediapart dopo la recente condanna che impone la censura, tre anni dopo le loro rivelazioni, le loro informazioni sull’affare Bettencourt. In segno di protesta queste informazioni diventano ormai le nostre informazioni. Incoraggiamo i media, le associazioni, i responsabili politici, i cittadini a copiarle ed a diffonderle attraverso tutti i mezzi democratici a loro disposizione.
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Nous avons le droit de savoir
La liberté de l’information n’est pas un privilège des journalistes mais un droit des citoyens. Dans une démocratie vivante, le pouvoir du peuple souverain suppose le savoir d’un public informé. Être libre dans ses choix et autonome dans ses décisions nécessite de connaître ce qui est d’intérêt public, c’est-à-dire tout ce qui détermine et conditionne nos vies en société.
S’agissant des affaires publiques, la publicité doit donc être la règle et le secret l’exception. Rendre public ce qui est d’intérêt public est toujours légitime, notamment quand le secret protège indûment des injustices et des délits, des atteintes au bien collectif ou aux droits humains. Ainsi la sécurité des États ne saurait empêcher la révélation de violations des libertés individuelles, pas plus que la sauvegarde de l’intimité de la vie privée, impératif par ailleurs légitime, ne saurait être l’alibi d’infractions aux lois communes.
C’est pourquoi il importe de défendre les journalistes professionnels, les sources d’information et les lanceurs d’alerte ayant permis la révélation de faits d’intérêt général qui, sans leur travail et leur audace, seraient restés inconnus du public. Les soutenir, c’est protéger et étendre un droit de savoir universel, garantie d’un renforcement de la démocratie mondiale à l’heure de la révolution numérique.
Pour toutes ces raisons, nous nous disons solidaires de Mediapart après la récente condamnation lui imposant de censurer, trois ans après leur révélation, ses informations sur l’affaire Bettencourt. En signe de protestation, nous faisons désormais nôtres toutes ces informations. Et nous encourageons les médias, les associations, les élus, les citoyens à les reprendre immédiatement et à les diffuser par tous les moyens démocratiques en leur possession.
Signez l’appel «Nous avons le droit de savoir»
We have the right to know
Freedom of information is not a privilege for journalists but a right for all citizens. In a healthy democracy the sovereign power of the people is based on the assumption that an informed public knows what is going on. To be free in one’s choices and independent in one’s decisions requires knowing what is in the public interest, in other words all that which determines and influences our lives in society.
When it comes to public affairs, openness should be the rule and secrecy the exception. Making public that which is in the public interest is always legitimate, particularly when a secret is unjustifiably protecting injustices and crimes, attacks on the common good or abuses of human rights. In this way state security cannot be used as an excuse to stop revelations about breaches of individual freedoms, any more than protecting a person’s privacy – a quite legitimate demand – can be used as an alibi for breaking the law.
That is why it is important to support the right of professional journalists, sources of information and whistleblowers to reveal facts in the general interest that, without their work and courage, would remain unknown to the public. By supporting them we protect and extend a universal right to know, a sure way of strengthening world democracy during the digital revolution.
For all these reasons, we declare our solidarity with Mediapart after the recent judgement ordering it to censor its stories on the Bettencourt affair three years after their publication. As a sign of protest, we now make those stories our stories. And we encourage the media, associations, elected representatives and citizens to get hold of them immediately and to spread them by all the democratic means in their possession.
To sign the appeal go to this page (in French) and fill in your surname, first name, profession (optional), town or country and email address (it will not be displayed), tick the box if you are happy for Mediapart to contact you and then press ‘ok’.
Feel free to send this link to people you know – everyone has access to these pages.
Tenemos derecho a saber
La libertad de información no es un privilegio de los periodistas, sino un derecho de los ciudadanos. En una democracia real, el poder del pueblo soberano entraña que el público esté informado. Ser libre y autónomo en la toma de decisiones implica conocer aquello que es de interés público, es decir, todo lo que determina y condiciona nuestra vida en sociedad.
Cuando atañe a asuntos de carácter público, la publicidad debe ser la regla y el secreto, la excepción. Hacer público aquello que es de interés público siempre es legítimo, especialmente cuando al mantenerse el secreto se está tapando de forma indebida injusticias y delitos, va en contra del interés general o atenta contra los derechos humanos. Por tanto, los Estados no deben impedir que se den a conocer los casos de violación de libertades individuales, como tampoco la salvaguarda de la intimidad de la vida privada, un imperativo legítimo, sin duda, debe ser la coartada utilizada para infringir las leyes.
De ahí la importancia de defender a los periodistas profesionales, a las fuentes y a los denunciantes que han permitido la revelación de hechos de interés general, sin cuyo trabajo y audacia, serían desconocidos por el público. Apoyarles es proteger y expandir un derecho a saber universal, garantía del fortalecimiento de la democracia mundial en la época de la revolución digital.
Por todas estas razones, nos declaramos solidarios con Mediapart recientemente condenado. Dicha condena supone censurar, tres años después,
sus informaciones sobre el escándalo Bettencourt. En señal de protesta, desde este momento hacemos nuestras todas sus informaciones. Animamos a los medios de comunicación, a las asociaciones, a los cargos públicos, a los ciudadanos a copiar dichas informaciones y a difundirlas por todos los medios democráticos posibles que se encuentren a su alcance.
Signez l’appel «Nous avons le droit de savoir», completando el formulario con tu apellido, nombre, profesión (opcional), ciudad y correo electrónico.