PIU’ DI 40 SPLENDIDE OPERE PER UNA MOSTRA DI STRAORDINARIO LIVELLO
PUNTI DI FUGA
DIPINTI DI ROBERTO SCHEMBRI
ALL’EX COLLEGIO DEI FILIPPINI DALL’8 AL 22 GIUGNO 2013
CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI AGRIGENTO
INAUGURAZIONE: SABATO 8 GIUGNO 2013, ORE 17. 30
LA PERSONALE SARA’ PRESENTATA DAL PROF. NUCCIO MULA
CRITICO INTERNAZIONALE D’ARTE-CURATORE DELL’EVENTO
Sabato 8 giugno 2013, alle 17. 30, ad Agrigento, presso la prestigiosa “location” dell’Ex Collegio dei Filippini, sarà inaugurata la grande Mostra Personale di Roberto Schembri intitolata “Punti di Fuga”.
L’esposizione comprende più di 40 splendidi acrilici di grande formato, selezionati da una complessiva produzione di oltre 60 dipinti ad altissimo livello che l’Artista ha realizzato in soli 6 mesi, da dicembre ad oggi, grazie a una magistrale ed incontenibile creatività per scaturigini tendenti all’iperrealismo che ha riunito scenari naturalistici ed urbani, volti, corpi ed altri “punti di fuga” del cuore e dell’estro, sempre ottimizzati da seducenti ambientazioni del monitorare, magnetiche multi-sequenze del Ricordo e del Rimpianto, sorprendenti e inconsuete inquadrature prospettiche, fascinosi fulgori di cromatismi.
Un evento artistico, quindi, che già si preannuncia degno d’un dovuto successo per esiti e gradimenti, e che, per la straordinarietà dell’offerta espositiva, ha ottenuto il patrocinio del Comune di Agrigento.
La presentazione ufficiale della grande Mostra, cui parteciperà anche un rappresentante della Civica Amministrazione della Città dei Templi, sarà affidata al suo curatore, il Prof. Nuccio Mula, docente universitario, tra i pochissimi studiosi italiani ammessi all’Associazione Internazionale Critici d’Arte.
L’esposizione resterà aperta fino al 22 giugno, dal lunedì al sabato, sia di mattina che di pomeriggio.
Roberto Schembri nasce il 02.05.1955 ad Agrigento, dove vive e lavora. Dopo gli studi al Liceo Scientifico della nostra città, si laurea in Architettura presso la facoltà di Palermo. Sin da bambino le sue attività predilette sono il disegno e la pittura, le quali verranno però abbandonate al raggiungimento della maggiore età. Utilizzerà il disegno solo come parte necessaria alla sua professione. E’ di recente il riavvicinamento. Info: robertoschembri2@virgilio.it , cell. 333 6370290.
“Tutto si è rotto nel mondo. Non resta che il Silenzio”, annotò splendidamente, illuminandoci, Federico Garcia Lorca; ed è proprio il Silenzio, malgrado eloquentissimo per spessori e rimandi, l’assoluto, imperante protagonista delle opere pittoriche del Maestro Roberto Schembri, Artista agrigentino pervenuto a questa sua prima (e grande) Mostra personale dopo aver concepito, delineato ed accorpato una copiosa produzione iconografica in soli sei mesi d’altissima creatività, superando a pieni voti l’incognita d’un esordio reso ancor più impervio dal prestigio d’una storica “location” che, dinanzi a questi suoi livelli, senza esitazione alcuna ora qui lo accoglie, onorandolo.
Il Silenzio, allora. Invisibile ma percepibile nel trasmutare inesausto delle sue multivalenti dislocazioni come ideali e icastiche servo-strutture dell’intuire, dello scrutare, del cogitare, del “cum-figurare” per scaturigini di più che congrua riscrittura tramite i segni, i tratti, i toni, gli umori, gli agganci, gli equilibri, le coniugazioni, le “affinità elettive” goethiane che convergono sull’estro e sull’esito come le traiettorie dei “punti di fuga” (ed è appunto qui la motivazione unica e fondamentale dalla quale ha subito preso idea e corpo il cogitato, esaustivo, razionale “intelligere” dell’indovinata titolazione della presente Mostra) rivelatesi, ed al di là di ogni mero, prospettico geometrismo, ininterrotte “fughe” di stanze del rimembrare, del rievocare e dell’alto riproporre pittorico attraverso una medesima, ideale dirittura e con usci di comunicazione a succedersi per incessanti, riunificanti, rievocanti sequenzialità.
Tragitti e orizzonti comuni, quindi, ancorché, in apparenza, slegati da impulsi e cronologie del rievocare per immagini; e pronti ad interfacciarsi nel condividere (“in toto” e comunque sempre) quelle primarie categorie dell’espressione creativa che fanno di un Artista (e soltanto sul campo, e solo per merito) un Maestro, così come, adesso, accade a Roberto Schembri: la Luce di fulgori e luminescenze, lo sfavillio sempiterno del Colore (implacabilmente scuoiato con straordinaria perizia onde riportarlo allo stato autentico di “Chròma”, estirpando quel paradosso etimologico che gli associa, ed “ab immemorabili”, sinonimia / sintonia – “Chòlos – con il soffocante buio d’ogni macchia nera e pure con l’asperrimo, strangolante sapore del fiele), i riverberi d’una Memoria di reminiscenze struggenti al riaffiorare nonché, in uno, a mostrarsi del tutto ineludibili/ineluttabili nell’impulso dell’estro sia nella costante de-materializzazione di quel Ricordo anche qui stendardo e fortezza d’un azimutale “riandare col Cuore”, sia nel laico lacrimare (benché qui celato e secco) del Rimpianto, sia nell’affabulare lucido del ri-contestualizzare, su trasudanti strutture, dimensioni di Malinconia (minuziosamente ri-monitorate nei tratti sebbene irrimediabilmente perdute nel Tempo che fugge senza mai più tornare), sia nell’additare (e, prima che ad altri, a se stesso), come perimetri e telai del ri-creare, i supersegni d’una Nostalgia “luogo dei luoghi”, suprema ”summa” di scenari e quinte in empatie, insostituibile, intimo “hypertòpos” del raffigurare.
“Punti di fuga”, pertanto, come tragitti e traguardi d’un “fuggire” giammai resa ma meta di porti anseatici, quindi, ai fatti, alternativa serenatrice all’irrefrenabile, impietoso moto sussultorio ed ondulatorio della quotidianità, ergo quintessenza immanente del rivitalizzarsi e del ritemprarsi grazie a tali salvifiche re-individuazioni dell’Io.
Vedute campestri e marine, istoriate di affabulanti e magnetiche rarefazioni, a stento imbrigliano segreti sussulti percepibili allo scandagliarne un sottosuolo che si rivela sempiterno moderatore di flussi e forze; audacie di prospettive mozzafiato vengono magistralmente risolte con rara perizia d’intuizioni e riporti, equilibrando compostamente fascino e smarrimento; dettagliatissime tracce dell’umano s’assemblano in puntuale collocarsi e industriarsi a significare sintonie / sinfonie di condivisione d’ogni congenialità e “feeling”, pur se in un’intenzionale deprivazione, fatte salve rarissime singolarità funzionali, di qualsivoglia presenza corporea (che, dal canto suo, comunque riaffiora, e spesso per tratteggi ed atmosfere di persone, volti, piani e dettagli, in una specifica e già consistente parte della variegata produzione di Schembri, appalesandosi, però, ancora in stato di “work in progress” a fronte dei citati vedutismi già pervenuti, di fatto e per contro, al “top” del riportare precisionistico, sia nelle diverse visioni d’insieme che, in uno, nella cura estrema e spesso iperrealistica di fondali e particolari); e nature morte rifiutano il prematuro ed incongruo trapasso etero-sentenziato dall’insulsaggine d’uno dei tanti e troppi “standards” del definire prima di capire, rivelandosi, ad esatto contrario, nature vive di rutilanti cromie convocate ad aureolare Silenzi.
Silenzi, appunto. Poiché ora saranno solo le opere a parlarvi senza parole, fra Metafore d’Incanto.
Nuccio Mula
Docente universitario di Fenomenologia dell’Immagine, Teoria della Percezione e Psicologia della Forma – Componente dell’Associazione Internazionale Critici d’Arte