CARACAS – Almeno sette morti negli scontri verificatisi oggi a Caracas tra oppositori e chavisti dopo la risicata vittoria alle presidenziali di Nicolas Maduro sul suo sfidante Henrique Capriles, candidato unico dell’opposizione che a seguito dello scarto minimo delle preferenze aveva chiesto un nuovo conteggio delle schede.
Capriles aveva invitato i venezuelani a recarsi oggi nelle sedi del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) del paese per chiedere il nuovo conteggio dei voti.
Le fonti ufficiali, oltre che delle vittime degli scontri, parlano anche di 135 persone arrestate, mentre già da ieri sera sui social network e da contatti presi con cittadini venezuelani si sapeva di controlli effettuati presso le abitazioni di simpatizzanti del candidato sconfitto, alcuni dei quali erano stati fermati da militari ed appartenenti alle forze dell’ordine.
Mentre migliaia di sostenitori di Capriles a Caracas manifestavano contro quella che a parer loro è stata una vera e propria frode elettorale, il neo eletto Maduro annunciava che non avrebbe permesso la manifestazione di protesta convocata per domani a Caracas dal suo antagonista politico.
Favorevolmente ad una verifica dei risultati elettorali in Venezuela si sono espressi il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney e il segretario generale dell’organizzazione degli Stati americani (Osa), Josè Miguel Insulza.
Appelli ed opinioni che da parte del uovo governo venezuelano sono state considerate ingerenze.
Capriles in mattinata aveva utilizzato i social network e Twitter per invitare i suoi sostenitori a richiedere il conteggio dei voti, osservando come “la richiesta rientra nel quadro della Costituzione e delle leggi. In democrazia è un diritto del popolo verificare le elezioni “.
Il leader dell’opposizione ha anche ricordato ai suoi simpatizzanti di non reagire alle provocazioni e che la lotta deve essere ferma ma pacifica.
Secondo Capriles, il “governo illegittimo” vorrebbe impedire il conteggio dei voti in qualsiasi modo.
Purtroppo, così come avevamo già anticipato, il rischio è quello che in Venezuela possa instaurarsi una nuova dittatura. In questo caso lo stesso Maduro dovrebbe temere Diosdado Cabello, avversario interno del neopresidente, il quale sembra avere tutte le carte in regola per giocare la mano militare.
Intanto, per dovere di cronaca, va detto che il puzzo di regime lo si sente già alla luce del fatto che profili di semplici cittadini sono già stati bloccati su Facebook e molti video sono stati rimossi da YouTube…
Gian J. Morici