Dal 28 febbraio, ha chiesto un conclave per elezione successore
CITTA’ DEL VATICANO – La notizia ha colto tutti di sorpresa: Il Papa lascia il pontificato dal 28 febbraio. L’annuncio dato dallo stesso Ratzinger durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto.
Ratzinger ha dichiarato di aver preso la grave decisione, dopo aver a lungo meditato, per il bene della Chiesa. Tra le ragioni, anche la “ingravescentem aetatem”, ovvero l’età avanzata.
Benedetto XVI è uno dei pochissimi pontefici ad aver abdicato. Il settimo, dopo Clemente I, Papa Ponziano, Papa Silverio, Benedetto IX, Celestino V e Gregorio XII, che fu l’ultimo a dimettersi nel 1415.
L’abbandono, oltre ad aprire ai tanti dubbi sulle motivazioni della scelta, crea un’ulteriore interrogativo di carattere giudiziario.
Nel 2005 infatti, l’allora cardinale Joseph Aloisius Ratzinger venne denunciato dall’avvocato / teologo Daniel Shea di Houston per aver coperto e favorito casi di abusi sessuali legati alla chiesa di San Francesco di Sales e commessi nella metà degli anni ’90.
Daniel Shea ex diacono ed ex cattolico che aveva conseguito tre gradi di specializzazione teologica – uno dei quali pontificio – presso l’Università di Lovanio, una delle più antiche università cattoliche in Europa, pochi mesi prima che Ratzinger divenisse pontefice ne aveva già anticipato l’elezione, ritenendo che i cardinali avrebbero con il loro voto garantito a Ratzinger quell’immunità che gli avrebbe permesso di evitare di rispondere a qualsiasi domanda riguardante la sua conoscenza e la gestione dei casi di abusi sessuali a Houston.
In Doe et al v. Roman Catholic Diocese of Galveston-Houston Shea e il co-difensore Khan Merritt sostengono che una lettera dell’allora cardinale Ratzinger, inviata a tutti i vescovi cattolici il 18 maggio 2001, costituiva un complotto internazionale per ostacolare la giustizia.
Una missiva che Ratzinger scrisse nel suo ruolo di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede in merito alla procedura che la Chiesa avrebbe dovuto osservare nel trattamento di casi di abusi sessuali da parte di appartenenti al clero e che, secondo i due legali che citarono in giudizio Ratzinger, era funzionale a coprire i reati commessi dagli uomini di chiesa.
Shea non si limitò a presentare alla Corte la lettera dell’attuale pontefice che – a suo giudizio – conteneva il pensiero in materia di pedofilia e di abusi sessuali in genere dell’allora cardinale, ma citò anche una nota top-secret del Vaticano del 1962: Crimen Sollicitationis, un documento contenente – secondo l’avvocato – ordini scritti dal Vaticano, che avrebbero messo a nudo un sistema di protezione dei molestatori di bambini.
La Crimen Sollicitationis e la lettera di Ratzinger del 18 maggio indicherebbero che Ratzinger volle che i casi di abusi sessuali fossero trattati dal Vaticano e solo in Vaticano. “Il ruolo di giudice, promotore di giustizia, notaio e rappresentante legale, può essere validamente eseguito per questi casi solo dai sacerdoti” – riporta la lettera di Ratzinger, controfirmata dal cardinale Tarcisio Bertone che in seguito continua come segue: “A mio parere, la richiesta che un vescovo debba essere obbligato a contattare la polizia per denunciare un prete che ha ammesso il reato di pedofilia è infondata. ”
La lettera con la quale si ordinava a chiunque coinvolto o a conoscenza di casi di abusi sessuali a mantenere l’assoluto riserbo per dieci anni e comunque solo dopo che le vittime avessero raggiunto la maggiore età, prevedeva il “segreto pontificio”, la cui violazione poteva essere sanzionata con la scomunica.
Il Segretario di Stato del Texas, accogliendo la richiesta dei legali, aveva comunicato al Vaticano l’avvio di un procedimento penale nei confronti di Ratzinger che sarebbe dovuto comparire dinanzi al giudice Lee Rosenthal del tribunale federale di Houston.
L’elezione di Ratzinger al soglio pontificio, nel qualificarlo come nuovo Capo di Stato, garantì lui l’immunità dalle azioni penali avviate presso i tribunali americani.
Cosa accadrà ora che Benedetto XVI, tornato ad essere Joseph Aloisius Ratzinger, non essendo più un capo di stato non dovrebbe godere di immunità diplomatica?
I primi a chiederselo sono proprio i due avvocati che in Texas avviarono l’azione giudiziaria.
Gian J. Morici
sette anni di pontificato, settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica, settimo papa ad abdicare.