Rischia di trasformarsi in una guerra a distanza tra U.S.A. e Russia la rivolta del popolo siriano contro il regime di Assad. Una guerra che se da un lato porterà alla sconfitta strategica di una delle potenze militari che stanno giocando la loro partita nello scacchiere mediorientale, dall’altro, comunque vadano le cose, avrà causato la sconfitta della democrazia e dei diritti umani del popolo siriano, che paga in termini di vite umane un elevato tributo agli interessi economici di superpotenze come Stati Uniti, Cina e Russia.
Superato il momento di aiuti malcelati al governo o all’opposizione da parte di potenze straniere, i russi hanno deciso di giocare una partita quasi a carte scoperte. Dopo l’intervento del presidente russo Vladimir Putin all’Assemblea federale, il 12 dicembre 2012, nel corso del quale ha illustrato la situazione mondiale attuale, evidenziando il particolare momento storico e il ruolo della Russia, un gruppo di navi da guerra russe, tra le quali la nave pattuglia “Yaroslav il Saggio”, anfibi di vasta portata “Kaliningrad” e “Shabalin Alexander” e il rimorchiatore di salvataggio CB -921, hanno lasciato la loro base nel Baltico per dirigersi verso il Mediterraneo.
A complicare uno scenario già abbastanza fosco, la notizia dell’arrivo in Siria di missili Iskander inviati dai russi all’alleato Assad. La Siria già dotata di moderno impianto di difesa aerea denominato Pechora 2M, in grado di colpire obiettivi multipli e che può essere utilizzato anche contro i missili da crociera, grazie all’alleato russo dispone anche di una rete di sofisticati radar in grado di monitorare le comunicazioni dei gruppi che si oppongono al regime.
A fianco della Russia, la Cina, il cui leader, Xi Jinping, ha preso una posizione chiara in favore del regime di Assad, invitando l’esercito a mantenersi pronto in caso di combattimenti reali.
A prescindere dunque da quello che il popolo siriano sta patendo a causa di un regime totalitario che non si fa scrupolo di uccidere decine di migliaia dei propri cittadini, la posta in gioco è molto più alta, tant’è che l’accusa mossa agli Stati Uniti sarebbe quella di aver condotto un’offensiva militare, che a partire dall’invasione dell’Afghanistan, mirerebbe ad accerchiare Russia e Cina.
L’alleanza strategico-militare tra questi due paesi, in risposta all’intervento americano, potrebbe portare ad un confronto inter-militare i cui sviluppi sarebbero oggi assai imprevedibili.
Se da un lato infatti c’è un accordo tra Russia e Cina, dall’altro s’intensificano i contatti tra Stati Uniti e UE, con intese anche di carattere commerciale-militare, quali il contratto stipulato con Boeing per 178 milioni dollari per la progettazione di un nuovo kit per migliorare il lancio di armi nucleari. Il progetto include bombe a guida GPS che potrebbero rendere questa nuova versione l’arma più accurata di distruzione di massa che sia mai esistita sul pianeta. Il B61 è solo uno dei sette tipi di armi dell’arsenale nucleare degli Stati Uniti e il suo costo aggiornato si stima in circa 10 miliardi di dollari in 5 anni, ai quali vanno aggiunti i 5 miliardi necessari per la pompa W78 e i 4 miliardi di euro per il W76. US e le circa 400 bombe tattiche B61 nelle basi in diversi paesi europei come Germania, Regno Unito, Belgio e Olanda.
Da parte russa, i grandi interessi economici della Rosoboronexport, che fornisce le armi a quei governi che si contrappongono agli interessi statunitensi. Resta difficile da capire la posizione dell’Italia, visti gli affari che hanno legato il nostro paese alla Russia grazie ad un rapporto molto personale tra Berlusconi e Putin. A cominciare dal gasdotto South Stream che passerà in fondo al Mar Nero in Bulgaria, fino a raggiungere la Serbia, l’Ungheria, la Slovenia e l’Italia, in concorrenza con il Nabucco, sul quale hanno puntato gli altri paesi occidentali, e che oggi rappresenta un punto di vantaggio economico per quanti lo hanno preferito a quello russo.
Se questi sono gli aspetti di carattere commerciale nel campo dell’energia, non bisogna dimenticare che fondamentalmente la Russia continua a sviluppare le sue armi strategiche sperimentando nuovi missili da crociera ipersonici dotati di testate convenzionali, o, come nel caso del Х-102, muniti di testate nucleari. Questi missili possono essere installati su bombardieri strategici Tu-95MS e Tu-160. Un momento storico difficile, non solo per Russia e Stati Uniti, ma anche per l’Italia che, alleato degli Stati Uniti, si è ritrovata grazie all’ex premier Berlusconi ad intrattenere rapporti privilegiati con la Russia di Putin, alla quale abbiamo anche garantito la fornitura di jet supersonici.
A Stati Uniti, Cina e Russia va ad aggiungersi l’India che pochi giorni fa ha condotto l’ultimo test di lancio di un missile balistico in grado di trasportare testate nucleari; la Corea del Nord, anch’essa impegnata nella corsa agli armamenti missilistici; il Giappone e alcuni paesi europei pronti ad appoggiare gli Stati Uniti.
Senza considerare inoltre il fatto che eventi tanto destabilizzanti, non faranno altro che aprire le porte al terrorismo.
La rivolta siriana potrebbe dunque essere un pretesto per una nuova guerra che vedrà impegnati più paesi del mondo. Intanto, in Siria il regime continua a massacrare civili, con buona pace di quel mondo che sembra non veda l’ora di poter testare sul campo le proprie armi.
La storia ci insegna che a grandi crisi economiche hanno fatto seguito grandi guerre. Sarà ancora una guerra a risolvere i problemi dell’economia globale? Vogliamo sperare che quanti si faranno carico di una simile responsabilità, tengano ben in mente che sono molti i paesi che possiedono armamenti altamente distruttivi, quali quelli nucleari, e che una Terza Grande Guerra per il genere umano potrebbe anche essere l’ultima.
Gian J. Morici