5 Ottobre 2024
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2 thoughts on “Né David né Golia, né vincitori né vinti

  1. Nella questione palestinese, nessuna delle parti in causa si è astenuta dalle manipolazioni. La giornalista ha messo bene in evidenza le pressioni dei paesi arabi nei confronti di Israele. Ma pressioni di ugual misura e potenza sono state inflitte dallo stato ebraico nei confronti dei territori occupati. Israele ha impedito, nel corso di decenni, a migliaia di palestinesi di muoversi liberamente e sviluppare una vera economia locale. Nello stesso spazio ristretto convivono ville lussose e quartieri degradati, gli uni accanto agli altri. Non è un caso che gli obiettivi dell’esercito israeliano siano spesso infrastrutture civili. Potrà sembrare cinico parlare di economia quando la contabilità delle vittime, molto spesso bambini, è destinata a crescere ogni giorno. Ma la questione palestinese è cosa così complicata che nessuna variabile può essere dimenticata, per raggiungere una convivenza pacifica tra i due popoli che rivendicano lo stesso territorio. Religione, politica, rivendicazioni economiche, indebite interferenze (Stati Uniti e Iran), faide e regolamenti di conti sono pedine della stessa scacchiera. L’unica novità allarmante di queste ultime ore è l’accellarazione della curva di apprendimento della balistica. Le officine dei territori occupati, convertite dalla metalmeccanica di base alla produzione “in casa” di missili e altri ordigni, a forza di provare e riprovare, potrebbero raggiungere una “atroce” efficienza. L’equilibrio strategico come mezzo di risoluzione dei conflitti è una verità (a questo equilibrio si deve la fine della guerra fredda). Ma prima di raggiungere il punto di equilibrio, molte vite umane potrebbero essere sacrificate inutilmente. E’ responsabilità della comunità internazionale intervenire adesso.
    Alfonso Albano

  2. LA VITTORIA IMPOSSIBILE

    Un’ insieme di fattori rende impossibile la soluzione militare del conflitto.
    Innanzi tutto non si tratta di due contendenti che lottano da soli ma il mondo
    intero, in qualche modo, partecipa e rende impossibile a ciascuna della parti
    una vittoria definitiva.
    Nello sconfinato mondo arabo e mussulmano, i Palestinese trovano sempre dei
    sostenitori per tanti motivi anche vari e contrastanti: un fiume di danaro si
    riserva sui Palestinesi e con esso un flusso ininterrotto di armi e
    soprattutto un imponente flusso di benedizioni religiose. di conforti fraterni
    e appoggi ideologici.
    Nel passato il blocco sovietico fece proprio la causa dei Palestinesi nel
    tentativo di conquistare l’appoggio degli Arabi nel conflitto planetario che
    li opponeva agli Americani e al mondo capitalistico. Il crollo del comunismo
    ha privato i Palestinesi di quell’aiuto ma, nel contempo, anche di una certa
    moderazione che comunque i Sovietici riuscivano a imporre in funzione della
    loro politica generale.
    Le correnti di estrema sinistra, i gruppuscoli residuali ma sempre vivi e
    attivi del vecchio comunismo vero e puro, hanno ereditato l’appoggio
    incondizionato ai Palestinesi: essi non hanno alcuna possibilità concreta di
    intervenire e pur tuttavia lasciano sperare ai Palestinesi che i popoli
    dell’Occidente siano con loro e quindi anche i governi, prima o dopo
    abbandonino gli Israeliani .
    Gli stati europei hanno una politica molto debole: da una parte sostengono
    Israele nel suo diritto all’esistenza, dall’altra tuttavia cercano di avere
    buoni rapporti con i Palestinesi perchè non intendono perdere l’amicizia e
    soprattutto i buoni rapporti commerciali con gli Arabi in generale. A questo
    si aggiunge che non esiste una politica estera comune degli stati europei in
    Medio Oriente come in ogni altro campo, d’altronde, e quindi ogni stato ha una
    sua politica particolare, spesso in concorrenza con quella del vicino.
    Tuttavia proprio per questo gli europei vengono visti come i meno schierati :
    da qui la richiesta ad esempio di truppe di interposizione come in Libano.
    I maggiori attori restano però gli Americani, naturalmente, gli unici che
    hanno effettivamente i mezzi economici e militari per intervenire e che
    inoltre possono pure influenzare i governi occidentali. Gli Americani sono
    schierati chiaramente a favore di Israele: pur tuttavia hanno interessi in
    tutto il Medio Oriente, molti alleati fra gli stati arabi e soprattutto temono
    una incremento di quelle correnti integraliste che tanto li preoccupano, uno
    esplodere della situazione delle conseguenze imprevedibili.
    Da un parte quindi gli Americani aiutano effettivamente e sostanzialmente gli
    Israeliani ma d’altra parte sono intervenuti nelle guerre arabo-israliane del
    56, del 68 e del 73 per fermare l’avanzata israeliana oltre certi limiti e
    premono continuamente su Israele perchè la repressione contro i Palestinesi
    non superi certi limiti.
    Dal punto di vista puramente militare, attualmente, Israele potrebbe
    distruggere la resistenza Palestinese facilmente: potrebbe rispondere al
    lancio dei razzi Kassam con attacchi aerei devastanti come quelli avvenuti
    nella Seconda Guerra Mondiale, potrebbe rispondere a ogni attacco suicida con
    deportazioni di massa e rappresaglie indiscriminate. Ma questo scatenerebbe
    una reazione araba incontrollabile e non sarebbe permesso dagli Americani,
    oltre che dalla comunità internazionale.
    In pratica gli Americani mettono Israele in grado di resistere agli avversari
    ma impediscono loro di vincere e nello stesso tempo analogamente si dichiarano
    contro il terrorismo palestinese ma impediscono che esso sia effettivamente
    debellato.
    D’altra parte anche se gli Arabi un giorno vincessero effettivamente sul piano
    militare tuttavia la sopravvivenza di Israele sarebbe garantita dagli
    Occidentali.
    In pratica chiunque vinca le battaglie non è importante: perché nessuno può
    vincere la guerra .
    Alla fine di ogni battaglia tutti gridano di aver vinto: in realtà è vero
    perchè nessuno ha perso veramente.
    http://cronologia.leonardo.it/storia/mondiale/israe015.htm

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