Non ha presentato ricorso contro la sentenza che lo ha visto condannato all’ergastolo a termine del processo celebratosi presso la Corte d’Assise d’appello di Palermo, Bennardo Provenzano, indicato come il mandante della strage di San Giovanni Gemini, compiuta il 29 settembre del 1981.
Il processo, che aveva visto alla sbarra tre capimafia (Riina, Provenzano e Calò), si era concluso nel mese di giugno con l’assoluzione del Calò e la condanna all’ergastolo di Totò Riina e Bennardo Provenzano. Proprio quest’ultimo – secondo quanto narrato dai collaboratori di giustizia –, sarebbe stato colui che aveva dato l’ordine di uccidere Calogero “Gigino” Pizzuto (uomo che secondo i pentiti era il numero 3 di Cosa Nostra dell’epoca, dopo Bontate ed Inzerillo).
Quando i killer che dovevano uccidere Pizzuto entrarono in azione per portare a termine la loro missione di morte all’interno del bar Reina di San Giovanni Gemini, oltre al Pizzuto si lasciarono dietro due vittime innocenti che si trovavano all’interno del bar: Michele Ciminnisi e Vincenzo Romano.
Nel corso del processo, sono venuti fuori aspetti inediti delle vicende di mafia, come il caso di lupara bianca narrato dal pentito Ciro Vara nel corso del procedimento di primo grado tenutosi ad Agrigento; l’ordine impartito da Provenzano di commettere un ulteriore duplice omicidio mai eseguito per intercessione di esponenti mafiosi che avrebbero garantito alla fazione vincente (corleonesi) (di quella che fu una delle più sanguinose guerre di mafia in Sicilia) per due soggetti i quali erano stati vicini al gruppo perdente del quale faceva parte il Pizzuto; la presunta condanna a morte dello stesso Pippo Calò.
A seguire la vicenda giudiziaria per conto della parte civile, l’avv. Danilo Giracello, difensore di fiducia di Romano Salvatore, e in sostituzione del legale dei Ciminnisi, avv. Repici.
Il mancato ricorso avverso la sentenza da parte di Provenzano, rappresenta una pietra miliare di questo procedimento penale in danno degli esponenti della mafia, che ha visto protagonista il figlio di una delle due vittime innocenti della strage Giuseppe Ciminnisi – contrapposto ad una delle più agguerrite e potenti organizzazioni criminali al mondo: “Cosa Nostra”.
Gian J. Morici