Uno dei documenti pubblicati porta la data del 29 luglio 2011 e contiene l’ordine impartito ad un agente di “eliminare” alcuni attivisti che organizzavano manifestazioni contro Hassad in varie province.
Il nome dell’agente dei servizi segreti – spesso identificati nei documenti designati da codici – è stato menzionato nel file e questo potrebbe spiegare il motivo per cui il documento stato classificato come “top secret”.
Sono migliaia i siriani che sono stati uccisi dallo scoppio di una rivolta a metà marzo 2011. I file ottenuti da Al Arabiya dimostrano che alcune decine sono stati uccisi a seguito di ordini chiari impartiti dal regime.
Hassan Shalabi, un membro dell’ufficio politico del Fronte nazionale siriano, ha detto ad Al Arabiya che “il regime sapeva che ci sono persone che sono i veri mandanti di questa rivoluzione”, ma queste persone non sono identificate ed è per questo che è stato dato l’ordine alle milizie e ai servizi segreti di uccidere chiunque sia sospettato di fare parte di un complotto ordito in danno di Hassad.
Secondo Shalabi, questo ha comportato l’omicidio anche di persone che il regime non avrebbe ucciso.
Ghiath Matar, un giovane attivista che aveva offerto fiori e acqua potabile ai soldati del regime poco prima che lo arrestassero, è stato assassinato nel settembre 2011 a Daria. Matar era noto per aver cercato di mantenere la rivolta pacifica. Il suo assassinio ha avuto un impatto negativo e ha accelerato la militarizzazione della rivolta.
Un altro documento “top secret” del 5 agosto 2011 e intitolato “ordine operativo” è stato inviato dal servizio di intelligence siriano estero al tenente colonnello Mohammed Bilal, per andare nella città di Duma ed “eliminare” gli attivisti.
In alcuni casi, l’uccisione di attivisti siriani è stata data alla stampa come omicidi commessi dai ribelli. È il caso di Saria Hassoun, ucciso nei pressi dell’Università Ibla, sull’autostrada Idleb-Aleppo. Hassnoun è stato colpito da due proiettili, uno al petto e un altro allo stomaco.
Le autorità siriane hanno subito dato la colpa dell’omicidio alle “bande armate”, visto che il padre di Hassoun era molto noto per le sue posizioni pro-regime.
Una storia ben diversa da quella raccontata da un terzo “ordine operativo” – firmato dal capo della filiale 291 della Air Intelligence, parte missioni speciale, Brigadier Saqr Mannon – inviato al tenente colonnello Hassan Suhail, con il quale gli si chiedeva di recarsi “immediatamente e segretamente nella regione settentrionale, “che comprende Aleppo, per assassinare Saria Hassoun, figlio del Gran Muftì della Siria, Ahmad Shiekh Badreddin Hassoun.
L’uccisione di Hassoun, serviva ad incolpare l’opposizione cercando di attirare le simpatie della gente verso il regime.
A prescindere dai documenti resi noti, il dato che nessuno può contestare, è quello che in Siria si continua a morire.
Gjm
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