Agrigento – Dopo la pubblicazione di quattro editoriali (1 – 2 – 3 – 4), il cui autore meriterebbe di essere ricordato dalle grandi scuole di giornalismo – quanto, se non più di Ryszard Kapuscinski -, Sicilia24h regala ai suoi lettori un altro brillante articolo a firma del direttore della testata (nella foto ritratto per un altro editoriale dello stesso quotidiano).
“Dar voce a chi non ce l’ha”, affermava Kapuscinski. Ed è proprio seguendo quello che divenne uno dei criteri fondamentali del giornalismo, che il quotidiano agrigentino fa parlare o parla di ignoti personaggi, destinati a rimanere tali fino alla fine.
Naturale evoluzione della Penny Press?
A parte la comicità dell’assunto castaldiano, va evidenziata la sovrapponibilità dei personaggi che finiscono con il diventare protagonisti di un editoriale nel quale mal si comprende il ruolo dei personaggi e quello dello stesso autore.
Oggetto e soggetto dell’editoriale odierno, il Sig. Attila, che – scrive Lelio Castaldo – “per quei pochi che non lo conoscono ancora (non sta a me svelare il suo nome…), è un soggetto che si diletta a scrivere su un noto settimanale agrigentino e spesse volte, come dicevamo, risulta carino”.
Un excursus sui temi arnoniani prediletti dal Sig. Attila, per arrivare al nocciolo della questione.
“Nell’edizione cartacea di sabato scorso il signor Attila – continua Castaldo – , che certamente di diritto (e di rovescio) ne avrà studiato notte e giorno…, ha superato probabilmente il limite della sua arcinota ironia e più che il tenente Colombo è sembrato il più sprovveduto gnomino delle Giovani Marmotte.
Già, di miserabili “tenente Colombo” ad Agrigento ne abbiamo qualcuno che si diletta a scrivere prediligendo più i temi de “Le Ore” che temi interessanti. Questo soggetto, comunque, è ampiamente giustificato in quanto raramente nel corso delle 24 ore giornaliere si riesce a trovarlo sobrio. E’ un tipo a cui piace di più bere a volontà, che respirare aria pura. Fradicio quotidianamente si lascia andare ad editoriali che nemmeno Fofò Purtusu riesce a comprendere dall’alto della sua sobrietà […] Pensate un po’, mi tocca difendere anche l’avvocato Arnone (con il quale mi vedrò presto in tribunale), in quanto relativamente alle bugie scritte nel suo ultimo libro su fatti che riguardano il sottoscritto, è stato notevolmente tenero rispetto alle miserabili considerazioni dell’ispettore delle Marmotte Attila, nell’edizione cartacea di sabato scorso. Mentre l’autore del libro si è limitato a dire che con il sito sicilia24h c’era un accordo di tipo economico (si è limitato perché sapeva che questa frase avrebbe provocato seri danni; presto vedremo a chi…) il Colombo dei poveri Attila, si è lasciato andare a considerazioni così tinte di tanta “lex investigativa” che il noto avvocato Giulia Bongiorno sta pensando seriamente di dimettersi dall’Ordine forense. […] Dice di non credere a nessuna parola scritta dall’autore del libro quando sostiene dell’accordo economico (un corpu a vutti….). A meno che (ed ecco entrare in scena u corpu a timpagna), non tiri fuori assegni o ricevute comprovanti il pagamento a sicilia24h. Il Derrick dei poveri, non avendo la pazienza (e l’onestà intellettuale…) di sapere aspettare se esistano o meno carte scritte, riesce addirittura ad andare oltre il limite della più elementare razionalità (e dire che avrà studiato tanto diritto…e rovescio) e finalmente raggiunge l’orgasmo (solo nella sua mente…), aprendo nuovi scenari alle sue spermatozotiche indagini, che potrebbero portare ad un eventuale pagamento in nero!!!”.
Eh no caro Sig. Attila, il direttore Lelio Castaldo in questo ha ragione. Anche noi crediamo – esattamente come lei – che sia necessario aspettare che vengano fornite le prove delle “supposte” elargizioni o aiuti economici come dir si voglia, ma riteniamo di poter essere certi del fatto che nessuna transazione economica sarebbe mai potuta avvenire tra il giornalista e il presunto finanziatore.
È infatti notorio il fatto che qualsiasi forma di compenso, pubblicità o finanziamento, non può riguardare in alcun modo il giornalista (in questo caso il direttore), visto che trattasi di aspetti amministrativi il cui interesse esclusivo è dell’editore della testata.
Peraltro, coinvolgimenti di questo genere sarebbero contrari allo stesso codice etico dei giornalisti ed è fin troppo ovvio, e facile da verificare, come le pubblicità (specie quelle di natura elettorale che devono per legge essere documentate) siano regolate da formale contratto tra le parti (editore e committente) e correlate da tutta la documentazione di tipo fiscale imposta dalla vigente normativa. Senza dimenticare gli aspetti relativi ai doveri di un impiegato della Pubblica Amministrazione…
A Lelio Castaldo certamente non manca il coraggio, prova ne sia l’aver ammesso implicitamente in un suo articolo di aver consentito (non se ne comprende la ragione) all’ex consigliere comunale Giuseppe Arnone, di attaccare violentemente la magistratura agrigentina (Certamente non potevo avallare (anchi si pi na pocu di voti lu fici), ca chistu attacca così violentemente i magistrati) e di aver pubblicato scritti diffamatori dello stesso Arnone (Appena ci tagliavu i diffamazioni u me giurnali addivintà u peggiu di tutti).
Non si capisce pertanto come mai tanta reticenza nel rendere nota la vera identità di Attila e quella di chi si diletta a scrivere prediligendo i temi de “Le Ore”, che detto così, se paragonato a quanto riportato dal quotidiano a firma del suo direttore, rischia – tra “cazzi”, “Buttane (leliocastaldese doc!)” e “spermatozotiche indagini” – di ingenerare una confusione incredibile nel lettore.
Peccato, Ryszard Kapuscinski di casa nostra, pur dando voce a chi non ne ha, forse pensando di aver già concesso troppo, ha deciso di cancellarne il nome…
Gian J. Morici