Agrigento – E non poteva essere diversamente. Stiamo parlando dell’ennesima accusa rivolta da Giuseppe Arnone alla testata Grandangolo, in relazione ad una presunta intimidazione subita dall’on. Giovanni Panepinto, deputato regionale.
La colpa di Grandangolo, così come riportato da Franco Castaldo nell’articolo dal titolo “Grandangolo, Arnone, la tessera del Pd negata, Panepinto e le testate coraggiose”, sarebbe quella di aver scritto di un’indagine delicatissima dei carabinieri di Cammarata e della Dda di Palermo a carico di Giovanni Panepinto.
“Un rapporto giudiziario che Grandangolo correttamente ha pubblicato, contrariamente a quanto non hanno fatto i siti “liberi” (www.agrigentonotizie per primo) e le testate coraggiose come Teleacras e qualche altra”.
Una storia che, come spesso accade, vede coinvolti, oltre l’Arnone, anche quanti si prestano più o meno consapevolmente (come nel caso di chi “a contratto”, o di chi – secondo quanto dichiarato dallo stesso Arnone – in cambio di un “aiuto economico”) a far sì che una non notizia divenga tale, mentre accuratamente vengono celate quelle che per correttezza d’informazione sarebbero meritevoli di divulgazione.
“Avviene adesso – scrive Franco Castaldo -, ma solo ad Agrigento, che chi scrive ciò che gli altri tacciono viene indicato come intimidatore. Tutto questo non è tollerabile. Chi si è arrogato il diritto di affermare queste cose e di riprenderle facendole diventare notizie giornalistiche avrà modo e tempo di spiegarlo alla magistratura alla quale Grandangolo immancabilmente lunedì mattina farà ricorso, contravvenendo ad un impegno personale, quasi intimo, volto a non presentare più denunce a carico di un simile soggetto come Giuseppe Arnone e i suoi correi.”
Nonostante gli ultimi fatti accaduti, forse non ci si è resi ancora conto di come non tutti gli Organi Stampa siano disposti ad accettare diktat o scendere a compromessi. Grandangolo è una testata giornalistica seria e che, specie in materia di nera e giudiziaria, affronta con grande serietà e professionalità le inchieste giornalistiche più complesse.
È inaccettabile che altri organi stampa ad di fuori di quelli in qualche modo controllati da taluni soggetti, possano prestarsi ad attività denigratorie nei riguardi di colleghi giornalisti dai quali avrebbero parecchio da apprendere.
Purtroppo quella di adire le vie legali anche nei riguardi di chi pubblica articoli o comunicati stampa diffamatori, è una scelta che – in un recente passato – abbiamo dovuto praticare anche noi de “La Valle dei Templi”. Una scelta spiacevole ma quasi obbligata, visto che si voleva far passare la logica secondo la quale andavano pubblicate solo le notizie che provenivano da chi abitualmente ricorre allo strumento della querela, mortificando la dignità e persino il diritto di replica di chi si vedeva costretto a subire ingiusti attacchi, quando non si arrivava a plateali insulti.
Al giornalista Franco Castaldo e al gruppo editoriale Grandangolo, esprimiamo tutta la nostra solidarietà.
Gian J. Morici