Né le minacce, né la testa di coniglio mozzata e neppure i lunghi mesi trascorsi in ospedale fermano Rosy Canale, la quale, dopo essersi rifiutata di piegarsi alla ‘Ndrangheta ed essere stata abbandonata dallo Stato, ha deciso di scrivere un libro.
Proprietaria di un ristorante e di una discoteca a Reggio Calabria, la ‘Ndrangheta avrebbe voluto utilizzare i suoi locali per spacciare droga. ” Dovevo chiudere un occhio,” ha detto al cronista del Guardian parlando al telefono da una località sconosciuta negli Stati Uniti. ” Se l’avessi fatto, sarei senza dubbio ancora a Reggio Calabria, alla guida di una Ferrari.”
Invece, lei ha rifiutato. E la ‘Ndrangheta si è presa la sua rivincita. Presa a calci e colpita in bocca con il calcio di una pistola, finì all’ospedale. ” Quasi tutti i miei denti erano rotti. Così come la mia mascella. Mi hanno rotto la clavicola, diverse costole e una gamba. Sono stata otto mesi prima di lasciare l’ospedale. I medici hanno dovuto ricostruire la mia bocca e per molto tempo ho dovuto essere alimentata attraverso un tubo. Il mio peso è sceso a 39 kg,” ha ricordato.
Dopo essere stata dimessa, la signora Canale partì per Roma, dove iniziò tre anni di riabilitazione. ” Avevo bisogno di imparare a parlare di nuovo perché la mia lingua era stata danneggiata,” ha detto. ” Ancora oggi, non riesco a correre, anche se posso camminare. E la mia mano destra era così gravemente ferita che non riesco più a suonare il piano. Questo è il prezzo che ho pagato per essere una persona onesta.”
Quando per il suo 40 ° compleanno, a casa dei suoi genitori le venne fatta recapitare la testa insanguinata di un coniglio, decise di abbandonare tutto e andar via, lasciandosi alle spalle la sfida che aveva lanciato all’organizzazione mafiosa.
Ne seguì un lungo periodo di depressione, fino a quando il 15 agosto 2007, la ‘ndrangheta involontariamente cambiò la sua vita. Sei persone vennero uccise in un in fuori da una pizzeria nella città tedesca di Duisburg, dove avevano partecipato ad rituale di iniziazione mafiosa.
La metà delle vittime erano di San Luca – un paesino della Calabria, che era diventato il teatro di una faida letale fra famiglie rivali della ndrangheta ‘. Il Prefetto lanciò allora un concorso di idee per presentare un progetto che potesse rappresentare una svolta, una nuova speranza per una vita nuova e diversa a San Luca. Rosy Canale decise di partecipare.
Un progetto in tre fasi: una scuola materna, un’impresa di donne, la fondazione di un centro femminile. Togliere i bambini dalle strade e impegnare le loro madri, sottraendo manovalanza insospettabile alla ‘Ndrangheta, visto che utilizza le donne per far recapitare messaggi o dare appoggio ai latitanti.
Un progetto che già nella seconda fase non si completò, per arenarsi definitivamente con l’impossibilità di creare il centro femminile. Come se non bastasse, la stessa scuola materna era destinata a chiudere battenti. Nonostante la buona volontà, facendo ricorso alle proprie risorse economiche e alla disponibilità di dodici volontarie che fornivano la propria prestazione d’opera senza salario, com’era ovvio non si poteva pensare di chiedere alle volontarie anche il sacrificio economico di far fronte alle spese. Si sarebbero anche accontentate di un rimborso spese di soli € 250 al mese. Un contributo minimo per chi dedica tante ore ad un lavoro non retribuito, trascurando la propria casa e magari dovendo effettuare piccoli spostamenti.
La Canale chiese loro di resistere, ritenendo di poter ottenere i fondi necessari per quel piccolo compenso. Si avvicinò alle autorità locali e poi a quelle nazionali, chiedendo € 30.000 per tenere in vita il suo progetto. ” Ho scritto a tutti, dal Presidente della Repubblica in giù. Tutti sanno quello che faccio e quello che sono,” ha detto. ” Nessuno mi rispose.”
La fine è arrivata quando si è ritrovata senza i soldi per pagare la bolletta della luce. A quel punto decise di scrivere un libro. Una decisione che la ‘Ndrangheta non ha mandato giù. ” Nel mese di febbraio, alcuni uomini sono andati a casa dei miei genitori a Roma, spacciandosi per postini. Hanno detto che avevano una lettera. Mia madre aprì la porta e loro la spinsero dentro. Le hanno detto che se io pubblicavo il mio libro, mi avrebbero tagliato a pezzi e dato da mangiare ai maiali. Un libro crea consapevolezza,” ha detto. ” E rimane.”
Le minacce sono continuate dopo la sua fuga negli Stati Uniti, con il risultato che la polizia a Roma le ha consigliato di non far frequentare più la scuola alla figlia 18enne. ” Si è chiusa in casa. Non può uscire”, dichiara al cronista la donna.
Nonostante ciò, il progetto editoriale va avanti e il libro dovrebbe essere disponibile già a far data dall’8 ottobre. ” Io non sono il tipo di persona la cui bocca si può chiudere” ha affermato la Canale.
Una storia riportata dalla stampa inglese, alla quale molti commentano chiedendosi: se una donna da sola, dopo aver vissuto un’esperienza del genere, trova il coraggio di alzare la testa dinanzi la mafia, lo Stato non dovrebbe vergognarsi per non averla neppure supportata e per l’incapacità di garantire la sicurezza della figlia e dei suoi genitori?
Un bel segnale sarebbe stato quello di qualche politico “illuminato”, che, senza bisogno di fare grandi sforzi economici (poco più di quello che percepiscono in un mese e molto meno di quelli che alcuni di loro rubano in un solo giorno), poteva garantire continuità al progetto della scuola materna. Ma, chissà, forse sarebbe andato contro i propri interessi…
Gian J. Morici
TI HO CONOSCIUTA POCHI GIORNI FA A MATTINO 5 E MI HAI TRASMESSO IL TUO CORAGGIO RINCHIUSO NEL TUO CUORE GRANDE QUANTO IL MONDO,
GRANDE ROSY. SONO POCHI I POLITICI DEGNI DI ESSERTI A FIANCO IN QUESTA LOTTA. MA LO SIAMO NOI CITTADINI ONESTI CHE SPESSO COME TE PAGANO PESANTI DAZI PER RESTARE TALI. UN ABBRACCIO E SE VUOI UN MOTTO CHE TI RAFFORZI TI DEDICO QUESTE PAROLE DI CUI CONOSCI SICURAMENTE L’AUTORE :”TI HANNO SPEZZATO LE ALI, MA NON SONO RIUSCITI A IMPEDIRTI DI VOLARE”. SEI DAVVERO UNA GRANDE DONNA.