Il 26 luglio 2012 il Gip di Taranto dispone il sequestro dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico Ilva. I sigilli sono previsti per i parchi minerali, le cokerie, l’area agglomerazione, l’area altiforni, le acciaierie e la gestione materiali ferrosi. Ordinanza Gip : http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/campania/media/fissi/pdf/gip_ilva_nuovo.pdf Nell’ordinanza il GIP conclude che “Chi gestiva e gestisce l’Ilva ha continuato nell’attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza”. Il 30 luglio 2012 i carabinieri del NOE notificano il provvedimento di sequestro. Il 10 agosto 2012 il Gip dispone che l’Ilva dovrà risanare gli impianti dell’area a caldo sequestrati per disastro ambientale, senza prevedere alcuna facoltà d’uso degli stessi a fini produttivi. Nelle due perizie depositate presso la Procura della Repubblica di Taranto (una chimica e l’altra epidemiologica) si evidenzia quanto segue. Nella prima perizia, sulle emissioni, si legge che nel 2010 Ilva ha emesso in aria le seguenti sostanze convogliate : 4.159.300 kg di polveri 11.056.900 kg di diossido di azoto; 11.343.200 kg di anidride solforosa; 7.000 kg di acido cloridrico; 1.300 kg di benzene; 338,5 kg di Idrocarburi Policiclici Aromatici; 52,5 g di Benzo(a)pirene; 14,9 g di policlorodibenzodiossine (abbreviato in diossine) e 280 kg di cromo III (cromo trivalente); policlorodibenzofurani. Per ciò che riguarda la perizia epidemiologica, i periti hanno quantificato, nei sette anni considerati: un totale di 11550 morti, con una media di 1650 morti all’anno, soprattutto per cause cardiovascolari e respiratorie; un totale di 26999 ricoveri, con una media di 3857 ricoveri all’anno, soprattutto per cause cardiache, respiratorie, e cerebrovascolari. Nell’ultimo decennio (si legge nel sito http://www.centrostudiilva.com/ ) , lo sviluppo tecnologico e la cresciuta sensibilità sui temi dell’ambiente e della salute hanno permesso ai grandi gruppi industriali di pensare, e a volte ripensare, le proprie attività in un’ottica non solo di efficienza ma anche di ecosostenibilità dei processi produttivi. Il Gruppo Riva, proprietario del più grande impihe anto siderurgico d’Europa, l’Ilva di Taranto, ha preso atto di questo nuovo scenario investendo nei 15 anni della sua gestione più di 1 miliardo di euro per l’ambientalizzazione dello Stabilimento. Il più grande investimento privato mai effettuato su un singolo impianto produttivo. A quanto sembra ciò non è bastato . Oggi,cittadini ed operai sono divisi dalla paura e dall’esasperazione. La paura degli operai di essere licenziati, la paura dei cittadini di vedere questo ennesimo provvedimento giudiziario risolversi in una bolla di sapone. L’esasperazione di tutti nei confronti di una situazione che sembra senza uscita e con l’alito sul collo della perdita del posto di lavoro per più di 12000 persone. A “foraggiare” paura ed esasperazione non poteva non mancare la politica, litigiosa,tutt’altro che rassicurante. Su un tema così delicato,credo sia inutile e improduttivo dividersi, mentre è sempre più indispensabile restare concreti ,al fine di percorrere strade condivise meno populistiche,atte al rispetto del lavoro, dell’ambiente e della salute.
Aldo Mucci