Agrigento – I fatti risalgono al sette maggio di quest’anno, quando l’editore di questo giornale, Gian J. Morici, si trovava dinanzi l’ingresso della sezione 53 del seggio di Villaggio Mosè, per assistere alle operazioni di sfoglio.
Immotivatamente, il Presidente del seggio e un giornalista – direttore di un’altra testata giornalistica online – che si trovava all’interno della sezione, lo accusavano di aver effettuato con il proprio telefonino, fotografie e/o filmati.
Il sig. Morici a quel punto, nell’immediatezza dei fatti, consegnava i propri telefoni cellulari ad un Brigadiere della Guardia di Finanza che si trovava in servizio al seggio.
Nel frattempo, i due (presidente del seggio e giornalista), usciti dall’aula, chiedevano rispettivamente l’intervento della Digos e il sequestro dei cellulari che erano già stati spontaneamente consegnati, affermando che l’aver ripreso l’interno del seggio durante le operazioni di scrutinio delle schede elettorali, costituiva reato.
In attesa dell’intervento degli agenti, il giornalista minacciava di scrivere la stessa sera un articolo sul quotidiano del quale è direttore, per stigmatizzare l’illecito comportamento del sig. Morici. Un articolo, ovviamente mai pubblicato…
Intanto, molti curiosi si avvicinavano per comprendere a cosa fosse dovuto tutto quel tafferuglio, chiedendo come mai fossero intervenuti così tanti agenti delle forze dell’ordine. Gli agenti, appartandosi in una stanza, chiedevano al presidente del seggio di voler spiegare cosa fosse accaduto, invitando poi il sig. Morici a dare la propria versione dei fatti.
Quest’ultimo, fattisi riconsegnare dal finanziere i propri telefoni cellulari, mostrava come uno dei due apparecchi non fosse idoneo ad effettuare riprese video-fotografiche, mentre l’altro non era stato utilizzato allo scopo. A precisare i tempi della consegna degli apparecchi telefonici al finanziere, che non avrebbero potuto consentire all’editore Morici di cancellare eventuali immagini, lo stesso Brigadiere della G.d.F. che li aveva ricevuti in consegna.
A quel punto, il presidente del seggio, cambiava la versione dei fatti, affermando che “qualcuno” aveva effettuato le videoriprese, suscitando così la reazione del finanziere che chiedeva perché poco prima tanto il presidente del seggio, quanto il giornalista, avessero accusato il Morici, chiedendo a viva voce l’intervento delle Forze dell’Ordine.
Fatto accomodare il giornalista, ignaro della mutata versione dei fatti da parte del presidente del seggio, questi ribadiva le accuse mosse in precedenza al sig. Morici.
Una versione sconfessata da quanto appurato a seguito del controllo degli apparecchi telefonici, ma, ancor peggio, un’accusa mossa per fatti che anche allorquando si fossero verificati, non avrebbero costituito reato.
Al danno all’immagine causato all’editore di questo giornale, i due, chiedendo l’intervento dell’autorità giudiziaria, hanno aggiunto il danno al normale funzionamento della giustizia, in una giornata, come riportato dalle cronache, che ha visto più volte gli agenti della Digos impegnati per chiamate di ben altra rilevanza.
Se per l’editore il non aver commesso un fatto – che comunque non avrebbe avuto rilevanza penale – è stato sufficiente a chiarire sotto il profilo legale la liceità dei propri comportamenti, altrettanto non può dirsi per il presidente del seggio elettorale e per il giornalista, che, protagonisti di uno show di dubbio gusto, si ritrovano adesso deferiti all’Autorità Giudiziaria affinchè sia quest’ultima a valutare i loro comportamenti.
Giornalista – Zero tituli Zero tituli per fare chiamare la Digos; Zero tituli per chiedere il sequestro dei telefonini; Zero tituli, forse, anche per stare all’interno del seggio accanto ad uno scrutinatore ex collaboratore del suo giornale (ma questo lo appurerà l’Autorità Giudiziaria)….
Ma questo giornalista se è vero che lo sia, non si vergogna? E poi come mai tutto questo accalorarsi nei confronti del collega? Cosa temeva?. Mi piacerebbe sapere come andrà a finire questa vicenda e quando Finirà, visto che abbiamo una giustizia lenta.
Gent.le Rita,
devo precisare che non si tratta di un “collega”, ma di un giornalista-direttore che è stato oggetto di più querele per diffamazione.
Il resto della storia, lo conoscerete man mano che ci saranno nuovi sviluppi.
Cordiali saluti
Gian J. Morici
Autoproiezione l’accusa dei 2 ?
E anche se il popolo o la stampa avesse fotografato o ripreso:
non si può durante pubbliche democratiche e libere elezioni?
‘Lo spoglio elettorale in Italia è pubblico. Qualunque elettore può assistere allo scrutinio della propria sezione, in silenzio e senza intervenire. In casi di necessità il Presidente di Seggio può chiedere l’allontanamento da parte della Forza Pubblica di chiunque ostacoli il corretto svolgimento delle operazioni elettorali’
Nella fattispecie, non s’intravede alcuna turbativa dello svolgimento delle operazioni elettorali.
Sarebbe invece interessante sapere a quale titolo veniva concesso al giornalista di stare all’interno del seggio; se lo stesso abbia chiarito il suo ruolo ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine; quale titolo avesse per chiedere l’intervento delle stesse e il sequestro delle apparecchiature telefoniche.
L’editore dal canto suo, ha ben fatto a denunciare l’accaduto all’Autorità Giudiziaria, visto che il comportamento dei due, oltre a dar adito a dubitare del legittimo operato del Sig. Morici, ledendone così l’immagine, ha procurato un allarme ingiustificato rallentando il regolare operato delle Forze dell’Ordine.
Più che fare intervenire la Digos senza giustificato motivo, la stessa forse avrebbe fatto bene ad intervenire per far luce su comportamenti alcuanto anomali posti in essere dal Presidente del seggio e dal giornalista, la cui presenza all’interno della sezione, se non chiarita, e visti i successivi comportamenti, ingenera non poche perplessità.
Ben fatto!