Non so come spiegartelo, non capisco come possa essere successo, sono costernato. Ma non è un fatto di parole, è proprio etereo. Loro vanno via prima da te, arrivano in anticipo, tornano molto dopo, se tornano. Tu stai andando da qualche parte, lei ti ha preceduto. È stata in quel mercatino prima di te, ha incontrato prima di te la persona che volevi vedere, ha guardato quale posto migliore potevi scegliere in spiaggia davanti al mare per riconciliarti col mondo. Ordisce trame.
Se la perdi, se smarrisci le tracce fai una cazzata.
Poi non sta nel petto ma nella pancia, me lo diceva spesso mio padre: “nella vita non dar retta mai al cuore o alla testa se prima non sei passato dalla pancia, a volte sembra amore ma è fame. O aria nello stomaco.”
Ha già capito prima di te che direzione prenderai, a volte proverà a impedirtela, a volte smadonnerà perchè non ascolti.
Alcune volte si spaparanza sul divano a godersi i tuoi orgasmi esistenziali. Quei momenti in cui i pezzi combaciano e sei parte del globo senza stridori o bruciori di culo.
Il problema è raggiungerla, trovare le orme sulla sabbia. Peggio di un bimbo che ti scappa dalle mani in spiaggia a ferragosto. Si fionda da qualche parte e tu inizi a girare confuso. Ne perdi odori e segnali.
E per giorni non vi vedete.
A volte succede che vi rimettete in sincrono.
Quando c’è la sera giusta, dove infili la musica giusta, contornata dall’aria e dalle persone che volevi in questa misera scenografia da attore d’avanguardia.
C’è la birra giusta, il mare giusto.
Allora senti di essere parte. Parte di te, ti appartieni.
Ma ti possiede anche un pezzo di mondo che nemmeno ti aveva cercato.
Sei incastrato bene, non ti sei scomodo da solo.
Brutalmente non fanno male le ossa per forzarti a essere qualcosa per qualcuno.
Un attimo, prima di riperdersi.
Torni a te, a quello che i giorni feriali hanno deciso che tu sia.
Hai da fare, non hai tempo.
Metti in freezer sperando che venga il momento di consumarti come vuoi davvero, prima della data di scadenza, dove non c’è “preferibilmente” ma solo “via andare”.
E quella torcia che chiami istinto che diventa sempre più debole.
Quando succede hai il vuoto. Ti manca un organo interno di sopravvivenza, sei mutilato. È colpa sua, che è dove vorresti essere tu, si aggrappa a quello che tu fai finta di rifiutare.
La tua vita spinge in una direzione che non è la tua. E comincia la nostalgia, che poi è assenza, assenza da te. Da chi saresti se non fossi così.
Per questo ti ho chiamato amico mio. Stamattina mi sono accorto che non c’era, l’ultima volta che sono stato bene ero con te. Non mi divertivo da tanto così.
Ti prego amico mio, di’ alla mia vita di restituirsi a me, torni. Sono troppe le incombenze false dove devo costringermi.
Restituiscimi la mia vita anche se non vorrei, dovrebbe essere con te. Me lo ricordo bene, è stata l’ultima volta che mi sono sentito parte di lei, parte di me.