Il risultato del ballottaggio di ieri non lascia dubbi: una vittoria schiacciante per Marco Zambuto (Udc – Patto per il territorio), che stronca la corsa di Totò Pennica (Popolo delle Libertà – Grande Sud – Mpa – Fli – Cantiere popolare – Epolis).
Zambuto è simpatico, sorride, è cordiale, è bello (classifica dei sexysindaci d’Italia), è giovane etc… Pennica è antipatico, è cattedratico, elitario, etc…I “”pennichiani” – come sono stati definiti i supporter del candidato -, sono snob, presuntuosi, distanti dalla realtà etc…
È vero, non è vero, poco importa. Il risultato parla chiaro, gli agrigentini hanno preferito Zambuto.
Ma siamo certi che bastasse quanto succitato per raggiungere un risultato bulgaro come quello del consenso attribuito a Zambuto? Tanto più, che lo stesso Zambuto, nel corso dei cinque anni di sindacatura, non ha goduto affatto delle simpatie e della stima degli agrigentini che in più circostanze lo hanno accusato di immobilismo, quando non di aver tradito l’elettorato che lo aveva eletto la prima volta.
Una pioggia di accuse, a partire da quelle esclusivamente politiche (l’aver fatto salti mortali da uno schieramento all’altro), per finire con quelle prettamente amministrative.
Malcontento per il centro storico in rovina, malcontento per le condizioni delle strade, malcontento per la pulizia e il decoro urbano, malcontento per la qualità delle acque marine del lido di S. Leone, e chi più ne ha, più ne metta…
Cos’è successo allora? Sicuramente le scelte del suo avversario, la presenza di alcuni elementi del gruppo che lo sosteneva (?), forse anche una non simpatia per il candidato, hanno inciso negativamente sul risultato elettorale.
Ma non solo di questo si tratta. Infatti, a livello nazionale i risultati sono chiarissimi: il centrosinistra vince in 95 comuni (ne governava solo 45), mentre il centrodestra che governava 98 comuni, ne prende solo 33.
Effetto di un post berlusconismo segnato dagli innumerevoli scandali del precedente governo; dalla profonda crisi nella quale si ritrova il Paese; per ultimo, anche dalla bufera che si è abbattuta sulla Lega.
Il Pdl sembra entrato in uno stato di coma irreversibile, dal quale sarà difficile trovare la via d’uscita.
Dopo tutti gli scandali che hanno interessato in prima persona il leader del partito, Silvio Berlusconi, Angelino Alfano ha ereditato la patata bollente, trovandosi costretto a giocare una partita molto dura all’esterno, ma non meno pericolosa all’interno dello stesso partito, dove sono in molti a volere la sua testa.
L’aver perso Palermo e Agrigento (città natale dell’ex Ministro di Giustizia), potrebbe segnare il tracollo politico di quello che fino a non molto tempo fa veniva indicato come il delfino di Berlusconi, pronto a sedere sullo scranno più alto del governo.
Una campagna elettorale, che ha dovuto fare i conti con una faida tutta interna allo schieramento di centrodestra, alla quale forse si è aggiunto qualche conticino rimasto in sospeso alle precedenti elezioni amministrative, quando il candidato sindaco, espressione del Mpa, venne tradito dagli uomini dei partiti appartenenti alla stessa coalizione.
Un dato questo, che potrebbe trovare conferma nelle scelte che faranno i pidiellini di Agrigento e negli sviluppi che si avranno a livello nazionale, quando probabilmente si assisterà alla nascita di una nuova sigla politica fortemente voluta da chi, parlando di Angelino nel momento in cui era in auge, disse: “Chi sta troppo vicino al sole, si brucia…”.
Se è pur vero che a livello nazionale c’è un clima di malcontento e di forte critica nei confronti della politica e dei partiti, prova ne sia il dato dell’astensione, è altrettanto vero che ad Agrigento le varianti in gioco erano così tante, da far pensare che si sia assistito ad una faida interna della quale la prima inconsapevole vittima è stato il candidato sindaco Totò Pennica.
Occhio per occhio, dente per dente… La dura legge della politica, non permette errori e distrazioni. Marcellino docet!!!
Gim
da far pensare che si sia assistito ad una faida interna della quale la prima inconsapevole vittima è stato il candidato sindaco Totò Pennica…….
Illustre direttore , è proprio cosi’ ,aggiungo inoltre che quando si tratto di ENZO CAMILLERI presentato da DI MAURO inizialmente tutti erano apparentemente con CAMILLERI tanto che quando ROBERTO si è accorto della tragedia si era alla fine e nulla ha potuto fare .Tutti erano a favore di ZAMBUTO .
Questa volta pero’ TOTO’PENNICA ,grande esperto di queste tragedie,ha messo le mani avanti dicendo :ALLA LEALTA’ CORRISPONDO CON LEALTA’LO DICEVA SEMPRE IN OGNI COMIZIO .
Complimenti, l’unico giornale ad aver fatto una seria analisi politica.
Il “popolo” agrigentino ha dichiarato con la vittoria do sinnacuzzu che tutto è andato bene i due anni e mezzo di assessorato Zambuto nella giunta Piazza,lo stesso”popolo” è contento degli ultimi 5 anni di sindacatura Zambuto e siccome non è abbastanza sazio,lo vuole sindaco per i prossimi 5 anni.
GIURGINTANI NEMICI DELLE PROPRIE CARNI!
Chi vivrà vedrà. Allo stato Marco è sindaco. Devo però fare i miei complimenti al direttore che ha dato una lettura politica al risultato elettorale, a differenza di altri che hanno continuato a fare inutili ‘curtigliate’ da comari.
Nino R.