Ma che ti ridi? Ti fa ridere il velo, o la mia faccia, o il fatto che mi sposo con il tuo migliore amico. Ti fa ridere il vestito a quadrettini della mia amica, che invece ci sperava tanto di piacerti. Che ti ridi? Ci conosciamo da troppo tempo.Ora siamo qui su queste panche dure, e aspettiamo che l’impiegato ci chiami. Come sono diverse le tue mani da quelle del mio Volodia. Siete ambedue vestiti come becchini, e il mio cuore è duro.
Io, Marika Ekaterina, prendo te, anche se mi hai riscattata ridendo come uno scemo alle richieste di Valeska, e Valentin, il tuo testimone, non ti ha aiutato molto, ridevate. Al “riscatto della sposa” non ho avuto molti dolci e certo non vi siete presentati con lo champagne. Non ho nemmeno i fiori.
Perché ridi? Cosa guardi? Non certo me. Tu guardi lontano e io ti disprezzo. Valeska è rassegnata. Non ti è piaciuta, e invece a lei tu piaci molto, tu piaci a tutte le donne, non sarebbe stato un buon affare sposarti.
-Oh!- hai detto, e intanto stringevi il braccio di Volodia –Oh che colomba Volodia, guarda!- e mi indicavi con il mento. Volodia era serio, ma tu sghignazzavi,- E’ una colomba Wladimir o una gallinella?- e anche lui è scoppiato a ridere. Voi avevate bevuto. Allora ho afferrato il viso di Volodia e mi sono attaccata alle sue labbra. E avevo gli occhi aperti e ti guardavo. Non ridevi più, per un attimo solo, tu non ridevi più. E ora ricominci. Come sono nude le pareti di questa sala d’aspetto, e il mio vestito è corto. –Sei un incanto Ekaterina – mi ha detto Valeska sorridendo con la sua faccia magra, e i capelli troppo cotonati, e il tailleur fatto fare a sua madre “ su modello francese,scianel”. – Questo Velo, sembri una santa! Sembri un angelo- diceva sempre Valeska. E così ci eravamo abbracciate, anche se non mi va di abbracciare le donne, purchè amiche.
Volodia era stupito che lo baciassi davanti a tutti e con il mio vestito da santa sposa, e mi aveva sussurrato –Aspetta Marika, aspetta- L’ho lasciato di colpo. Tu non guardavi più e giocavi a far arrossire Valeska e a sussurrarle qualcosa che la stava molto turbando. Tutta la mia infanzia avevo trascorso con te, su e giù per il pontile di legno verso la scuola. Fino a che l’infanzia non era finita, e ci eravamo uniti così violentemente che per fortuna è arrivato Volodia, a dividerci. E’ stato facile con lui. Tu non sai di cosa sono capace.
Povera Valeska, non ho fiori da gettarle alla fine della cerimonia. Non c’è una rosa, una rosa bianca, tra le mie mani. Tu dicevi che mi avresti ricoperto di fiori il giorno del nostro matrimonio, il giorno che tu m’avresti portata via. Ed è invece Volodia, che senza dire troppe buffonate, ora mi sposa. Ho la fede di mia nonna, una fede piatta e dipinta di rosso. Non ci sarà banchetto, ma la madre di Valeska ci aspetta per il rito di pane e sale. Non abbiamo molti soldi, ma nella nostra stanza ci sono anche le tende ricamate, anche quelle erano di mia nonna, nessuna delle donne che ho conosciuto ha fatto in tempo ad insegnarmi niente. Cercherò di non dare il morso più grosso al pane, per offrire a Volodia l’illusione che sarà lui a comandare. Ma a me non mi comanderà mai nessuno.
Ecco, è uscita la coppia prima di noi, con tutti i parenti con i loro vestiti buoni, e quei colori chiassosi. Ora ci chiameranno. –Volodia, tienimi stretta- avrei voglia di dire. Mi sento un gran tremito e una rabbia, perché tu continui a guardare oltre la parete, tu fissi una storia lontana, tu hai lo sguardo di quando mi amavi. Non lo sai neppure che stai ridendo. Volodia mi ha preso la mano e mi conduce attraverso il corridoio, nella stanza dei matrimoni. Valeska ridacchia nervosamente :- Io mi sposerò in chiesa Marika, non sono moderna come te-. Non so se sono moderna, so che mi sono sempre lasciata vivere e questa è una di quelle volte.
Mentre l’impiegato sciorina le sue formule ti sento alle mie spalle,e socchiudo gli occhi e penso ai prati intorno al canale, io penso all’eterno verde delle nostre vite, allo scorrere dell’acqua.
So di aver risposto alle domande di quell’uomo che sotto la giacca ha un pullover spelacchiato. So di essere moglie di Volodia perché Valeska esclama : – Gor’ko!*- anche se non c’è vodka, e Volodia mi stringe, ed ora ho gli occhi chiusi, mi sembra di averli chiusi per sempre.
-Io sposerò in chiesa, Marika, perché mia madre lo vuole, con la corona e tutto, camminerò sul velluto rosa e giurerò di non essere promessa a nessun altro. Ekaterina, non sarò bella come te, tu da sola sembri un sogno. Il prete ci avvolgerà l’epitrachelion intorno alle mani e ci farà fare tre giri.- aveva ripetuto Valeska, in quei giorni d’agonia, in cui cercavamo al mercato dell’usato un vestito da sposa da riadattare.
Adesso sono unita a Volodia, nessuno qui mi ha chiesto se ero promessa ad un altro. Esco velocemente dalla stanza, e mio marito mi tiene stretta, e si sentono i miei tacchi che martellano il pavimento grigio di questo ufficio di diseredati. Fuori il cielo è bianco, nevicherà. Siamo vestiti leggeri e ci infiliamo nel bar di fronte per bere. Voglio bere forte, con gli ultimi spiccioli. Volodia è felice. Non soffrirò e non lo farò soffrire, e te ti dimenticherò. Vi allontanerò e saremo solo io e Volodia. Ma tu sei andato via. Già eri distante dal mattino, quando forzavi il gioco del riscatto. Non c’erano genitori che contrattavano, solo l’inesperta amica, che rideva, arrossiva, e voi l’avete tormentata. Alla fine ho detto. Va bene, Volodia, sono un regalo. Non voglio niente. Tu hai girato le spalle e sei uscito:- Non c’è gusto con voi- e hai sbattuto la porta.
Dopo anni, Valeska mi dirà che – Valentin ha pianto, Valentin mi ha detto tutto. Ma io già lo sapevo Ekaterina-
Valentin le ha detto che stava abbandonato sulla panca della sala d’aspetto e pensava di non essere lui. Pensava di non stare seduto così lontano da me, ed osservava il verde del canale, che si intravedeva dai riquadri sporchi delle finestre. Che sapeva che lo stavo guardando e che sorrideva perchè stessi tranquilla, che mi sposassi bene con Volodia, che era per me, che eravamo la cosa migliore della sua vita.
Valentin non lo abbiamo più visto.
Ora la casa che ho costruito con Volodia, in questa città, guarda verso un canale stento. Ma gli alberi alti vi si riflettono e l’aria è verde, e così il mio respiro. E il tuo ricordo.
* Gor’ko: amaro agli sposi