Quando una mattonella per te era un pezzo di rosticceria palermitana o una piastrella del bagno, fino a che non hai scoperto che c’era un punto chiamato così dove un ragazzetto in bianconero tirava fuori magie in fotocopia.
Quando un giorno fece incazzare i difensori del Rangers Glasgow semplicemente facendone sedere tre in un colpo solo con un dribbling.
Quando venne espulso e invece di incavolarsi disse a voce bassissima all’arbitro “non puoi buttarmi fuori, non l’hai nemmeno visto come è andata”
Quando lo hai guardato finire in panca o non venire convocato e hai sperato di vedere un normalissimo gesto umano di stizza che non è venuto mai.
Quando lo vedesti entrare in una partita estiva che ancora non era nessuno e dicesti ai tuoi amici che quello era un futuro campione.
Quando le basette e i capelli erano davvero inguardabili, ma li facevi uguali su di te. E anche il pizzetto.
Quando hai capito che la vita cominciava a diventare più brava di te a fare i tunnel e quel ragazzetto intanto cresceva e si spaccava in più punti una gamba.
Quando non guardavi le partite se lui non giocava.
Quando si parlava di averlo al Palermo perchè Capello non lo voleva e tu per un attimo stavi sulle nuvole a sognare.
Quando non la metteva mai dentro al ritorno da un infortunio e in Juventus – Parma esultasti per il suo primo gol su azione di quel campionato.
Quando Emanuela Audisio di Repubblica disse che in quella rete incredibile al Bari si “ricordò di sè e di dimenticò di sè” dopo la morte del padre per un tumore.
Quando mentre tuo padre moriva, lui faceva un gol al Messico indicando il cielo. E diciamola tutta non è che sia stato un gol che si ricorda per bellezza. ma te lo ricordi. punto e basta.
Quando lo vedesti entrare nella semifinale mondiale e dicesti “ora segna”, e ti avevano preso in giro, credendo di saperne più di te in quella cena tutti insieme.
Quando nemmeno tu ci credevi e lui segnò sul serio e fu il più bel gesto dell’ombrello che facesti senza nemmeno pensarci.
Quando senti forte il tuo impegno per la legalità, per le ingiustizie, quando scrivi libri e racconti, dici che nel calcio c’è del marcio ma la poesia di certi momenti e l’amore per alcuni fotogrammi non riesce a passarti.
Quando una sera un giornalista borioso gli disse più volte “mi sono ripetutamente chiesto perchè la dirigenza della Juve non la voglia, perchè lei non punta i piedi e perchè non perde le staffe”
Quando lui a quel giornalista disse “eh, visto che se lo è chiesto ripetutamente, che risposta si è dato?” sorridendo sornione.
Quando Pinturicchio prima di lui non sapevi chi stracacchio fosse.
Quando invece di tirarsela si sposa una donna comune, che poi sono le più speciali è che devi aguzzare la vista e per questo spesso non si notano.
Quando comunque non perdi di vista le cose importanti della tua vita ma ti concedi di essere bambino e capisci che il calcio è la tua chiave.
Quando c’è stata poesia nonostante tutto e non riesci a smacchiarla. Ma c’è.
Quando non sei juventino, ma capisci che esiste un partito trasversale.
Quando non ti sei commosso, ma comunque sei cosciente che un pezzo della tua esistenza ha viaggiato con certe partite, attimi e frammenti che avevano il suo volto.
Quando riponi il volume nr. 10 dell’enciclopedia della poesia del calcio, dopo averlo consultato ancora per qualche attimo.
Quando lo sai che non è solo l’addio di Alex alla Juve, ma il tempo che è passato, da quando lo hai visto al Padova, alla Juve primavera, alla champions con i suoi gol che li aspettavi ogni mercoledì, all’Intercontinentale, insomma credevi di essere davvero pressappoco padrone della tua vita.
Allora sei stato un Delpierista. Ti piaccia o no. Non hai chiuso la finestra in tempo e anche questo ricordo va via…