Antieroi Antimafia – Pio La Torre: L’architetto

Immaginate di osservare una casa, ne guardate ogni dettaglio, il colore, la disposizione delle stanze, la cura con cui è stata scelta la posizione, con attenzione a che siano alla luce del sole le stanze a giorno per risparmiare corrente elettrica.
 
Osservate il mobilio accurato, antico, o dello stile che preferite. Spesso quando vedete una bella casa ve ne innamorate. Ma l’ultima domanda che vi viene in mente è “chissà chi è l’architetto”, magari non andate nemmeno a pensare che prima di quel gioiello su fondamenta c’era un piazzale sterrato.
 
Adesso il palazzo c’è, da tanto. È fatto di stanze tutte con la targhetta sopra. Tutte le targhette finiscono con un sostantivo: “antimafia”. Direzione nazionale antimafia, distrettuale antimafia, provinciale antimafia. Un palazzo pieno di antimafie. Tutto organizzato, indagini, coordinamento delle forze dell’ordine, rapporti con le istituzioni.
 
Prima, prima di “antimafia”, prima della bella casa, prima del tempo in cui tutti sapevano cosa fare, prima anche in cui un pool mise in crisi davvero la mafia, prima non c’era nulla. Solo campagna, depredata, devastata, terra di nessuno. Ognuno arrivava, minacciava, otteneva e se veniva arrestato I processi finivano in farsa, se non finivano in farsa, bastavano due colpi di pistola a un giudice lasciato solo.
 
Ma anche quando il giudice arrivava in fondo, condannava c’era un ostacolo. La mancanza di una configurazione di reato talmente grave da fermarli. Prima non c’era l’associazione mafiosa.
Prima c’era lui, che veniva dalla campagna e forse per questo I luoghi brulli e incustoditi non gli facevano paura. Non gli facevano paura I carrieristi presenti nel suo partito come nella Dc, avversario storico. Nemmeno I commenti sulle sue umili origini lo hanno mai smontato.
 
Le grandi invenzioni sono di grandi uomini. I grandi uomini hanno una dote, inventano quando gli altri non stanno nemmeno pensando e quando realizzano I mediocri si rodono per non averci pensato e dicono “anche io lo pensavo, era quello che dicevo anche io”.
 
Pio La Torre era un uomo di umili origini, chiese di tornare a Palermo mentre lo aspettava una carriera da deputato antimafia. Ma lui voleva combattere sul fronte e nel 1981 tornò. Le sue prime antipatie se le attirò con la campagna contro la base missilistica a Comiso, Pio comincia a scavare. 
 
Ma il suo colpo di genio fu quello di applicare un criterio logico, verificare come mai alla camera di commercio di Palermo alcune aziende prima fanno la fame, poi vanno a fatturati da capogiro, domande che non vanno giù alla criminalità. Pio riflette e nel frattempo scava, va contro la costruzione di un palazzo congressi, voluto da costruttori in forte odore di mafia. E scava.
 
Contrasta I grandi progetti di risanamento della costa palermitana, vuole sapere chi saranno le ditte che se ne occupano per non contaminare di soldi sporchi mentre si pulisce il mare. E scava.
 
Il culmine è la proposta di legge, poi controfirmata dall’allora ministro Rognoni, in cui si chiede di riconoscere il reato di associazione mafiosa e di indagare e sequestrare in caso di arresto, I patrimoni dei membri di Cosa Nostra. Pensare che senza questo disegno di legge, Falcone non avrebbe potuto avere un tavolino dove allineare gli assegni e capire I movimenti patrimoniali che regolavano il denaro della mafia. Sta finendo di scavare.
 
Il 30 aprile del 1982 alla sua auto guidata dall’autista, Rosario di Salvo, si affianca una moto, partono raffiche di mitra, Rosario risponde ma va a vuoto. La polizia troverà I due corpi ricoperti di sangue. Da trent’anni non si uccideva un membro del PCI a Palermo.
 
Ma per chi l’ha ucciso è troppo tardi. Pio ha scavato tanto, ha finito, le fondamenta sono pronte e il palazzo antimafia sorgerà. Che lo si voglia o no. 
 
 
 
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(Gli scritti di Zanca, sono pubblicati dai siti “Informare per Resistere (clicca qui) e Beneficio D’Inventario (clicca qui)
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