Avvocato, lei ha sempre gravitato in ambienti politici ma non ha mai rivestito incarichi istituzionali di consigliere o assessore, come mai?
È vero sin da quando avevo 16 anni ho iniziato a partecipare alle riunioni del movimento giovanile della Democrazia Cristiana di Agrigento e della mia città insieme all’on. Angelino Alfano, all’on. Michele Cimino, all’attuale Sindaco di Porto Empedocle, Calogero Firetto ma anche al Vice Presidente della Provincia, Paolo Ferrara e tanti altri personaggi di spessore.
Ricordo con piacere la battaglia che facemmo nel 1993 per eleggere l’attuale Segretario Nazionale del PDL, Angelino Alfano, a delegato provinciale del movimento giovanile della DC.
Sono cresciuto vicino a un parlamentare della DC con il quale avevo un bellissimo rapporto di amicizia.
Poi è arrivata la bufera del 1992 che ha trascinato via tutti i partiti della prima Repubblica, gli studi universitari che mi apprestavo a completare e successivamente l’impegno ad inserirmi nella mia professione mi hanno portato ad allontanarmi dalla politica locale attiva.
Nel 2000 dopo la laurea e l’abilitazione ho ricoperto incarichi di carattere tecnico quale consulente del Sindaco di Porto Empedocle, Ferrara, e successivamente con il Sen. Cusumano alla commissione agricoltura del Senato della Repubblica.
Proprio con il Sen. Cusumano ho ricoperto l’incarico di Vicesegretario Provinciale dell’UDEUR.
Ma i ruoli di primo piano non mi hanno mai attratto mentre al contrario sono sempre stato attratto dai ruoli organizzativi ed in particolare l’organizzazione delle campagne elettorali.
Come vede da osservatore esterno la situazione politica italiana?
Credo che siamo davanti ad un nuovo 1994 e cioè al dissolvimento dei partiti politici che negli ultimi venti anni hanno governato, alternativamente, l’Italia. Ed, infatti è notizia di questi giorni che Pierferdinando Casini intende sciogliere l’UDC e fondare e, quindi, confluire nel nuovo soggetto politico che probabilmente sarà il Partito della Nazione in cui dovrebbe confluire l’intero terzo polo e lo stesso On. Alfano annuncia lo scioglimento del PDL e la creazione di un nuovo soggetto politico e tutto ciò per scompaginare il mondo dei moderati che rappresenta da sempre la maggioranza degli elettori.
Da sempre in Italia per poter governare, sia la destra che la sinistra, debbono passare dal centro e catalizzare il voto moderato ed in particolare il voto cattolico, così è avvenuto nel 1996 con il governo dell’ulivo di Romano Prodi e successivamente con il governo della casa delle libertà di Silvio Berlusconi.
Oggi siamo al momento di una nuova rimodulazione della situazione politica italiana e credo che le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio prossimo saranno lo spartiacque tra una fase politica, quella iniziata con l’avvento di Berlusconi nel 1994, che si chiuderà proprio con le prossime amministrative e la nuova fase politica che verrà fuori proprio dalle urne.
Cosa succederà con le amministrative del 6 e 7 maggio?
Cosa succederà non è facile prevederlo perché l’umore degli italiani è così rabbioso verso il sistema politico che rende imprevedibile ogni risultato delle elezioni. Le posso dire ciò di cui a mio modesto parere ha bisogno l’Italia. Oggi più che mai ritengo che sia necessario un sistema politico fondato sull’alternanza tra un area moderata, cattolica e liberale da una parte ed un area socialista moderna ed europea dall’altra così come avviene nelle grandi democrazie europee quali la Francia e la Germania. Certo questo non vuol dire che il sistema politico debba ridursi a due soli partiti anche perché il bipartitismo non fa parte della cultura politica italiana. E in questo senso anche i partiti ad impronta territoriale possono svolgere un ruolo politico importante dando voce a tutti i bisogni e le necessità dei diversi territori italiani.
Ma per fare tutto ciò ma soprattutto per ridare fiducia alla gente nella politica bisogna cominciare con lo riformare la legge elettorale ridando il potere alla gente di eleggere i propri rappresentanti attraverso la possibilità di esprimere la propria preferenza per un candidato o per un altro.
Inoltre occorre che il governo in carica pensi a equilibrare i sacrifici chiesti agli italiani per far fronte alla crisi economica italiana. Oggi solo le classi medio basse stanno facendo grandi sacrifici ed in alcuni casi tali sacrifici stanno portando ad un aumento del tasso di povertà. Credo che mai come oggi si renda necessaria una seria patrimoniale che permetta di suddividere in modo equo i sacrifici richiesti per sanare i conti pubblici e procedere così ad una redistribuzione dei redditi che eviti l’arricchimento di pochi a danno dell’impoverimento di molti.
Il 6 e 7 di maggio si voterà anche ad Agrigento, come vede queste elezioni?
Si, ci sono 5 candidati a Sindaco, tutte degnissime persone le quali rappresentano, ognuno di loro, uno spaccato della società agrigentina.
In particolare l’area di centro sinistra, rappresentata dai candidati Arnone, Carta e Lo Bello contestualizzano una battaglia, in particolare i candidati Arnone e Lo Bello, tutta interna al PD tra le due anime che si rifanno all’On. Lumia e all’On. Capodicasa. Ed in questo scontro ne può giovare il candidato Carta poiché l’elettore di sinistra che non vuole votare Arnone e che non accetta l’alleanza tra il PD ed il FLI o l’MPA potrebbe votare il candidato a Sindaco Carta. Peraltro ritengo che non sarà facile per un seguace di Fini votare il segretario della CGIL. Ma questa è e resta una mia personale opinione.
Certamente tutto ciò giova ai due candidati moderati, Zambuto e Pennica i quali hanno il compito di catalizzare sulla propria candidatura il popolo maggioritario dell’elettorato moderato agrigentino con la possibilità di attrarre anche l’elettore del FLI e dell’MPA che è riluttante a votare un candidato di sinistra. Ritengo personalmente che Zambuto e Pennica sono i candidati che più degli altri hanno la possibilità di giungere al ballottaggio.
Quale futuro per Agrigento?
Sà, una cosa che mi chiedo da sempre è perché Siracusa, Taormina e Cefalù riescono a vivere di turismo ed Agrigento che ha un patrimonio archeologico e culturale di valore inestimabile non riesce a mettere a reddito tale patrimonio? Personalmente ritengo che la Provincia Regionale di Agrigento e il Comune di Agrigento dovrebbero concentrarsi un po’ di più nel rilancio di questo settore ed in particolare cercare di investire quante più risorse possibili in operazioni di marketing che consentano di portare a conoscenza del mondo le bellezze naturali, paesaggistiche, archeologiche e culturali di Agrigento e del suo hinterland. Abbiamo una magnifica costa che va da punta bianca alla riserva naturale di torre salsa, un parco archeologico tra i più belli al mondo, tutto ciò consentirebbe di fare turismo dodici mesi all’anno e invece non riusciamo a far decollare questo territorio.
Mi chiedo è possibile che ogni anno si arrivi per il rotto della cuffia ad organizzare la più importante sagra della città di Agrigento e non si pensi invece di introdurre la stessa in un circuito nazionale di manifestazioni folkloristiche?
La Provincia da parte sua, inoltre, dovrebbe attrezzarsi con un serio piano provinciale dei trasporti che abbia la capacità di programmare non solo la realizzazione dell’aeroporto ma anche delle autostrade, delle linee ferrate che consentano al turista di giungere nelle nostre città senza enormi sacrifici.
Parliamo della sua città, Porto Empedocle, negli ultimi anni è migliorata la vivibilità della stessa.
Si è vero, il Sindaco Firetto ha ben rilanciato l’immagine di Porto Empedocle con attività culturali e ricreative specie nei periodi estivi, però a mio modesto parere non basta.
Ritengo, ma questa è come sempre una mia modesta opinione, che il Comune debba adesso dedicare le proprie forze nel creare le condizioni di un serio sviluppo economico ed occupazionale della città.
E’ stato importante l’abbellimento del salotto cittadino, le manifestazioni culturali e ricreative estive ma adesso bisogna dedicarsi al rilancio occupazionale.
Sulla città pendono alcuni grandi progetti in tal senso, quali il rigassificatore e collegato con questo la piattaforma del freddo, la verticalizzazione dei sali potassici e infine l’approvazione del Piano Regolatore Generale.
Si tratta di progetti che darebbero lavoro e reddito a decine di famiglie e credo che gli empedoclini abbiano il diritto di sapere se e quando questi progetti prenderanno forma e diverranno realtà.
Parliamo adesso della sua professione di avvocato e, quindi, della situazione della Giustizia
Io sono innamorato della mia professione ed è una professione che volevo fare sin da fanciullo però credo che la categoria oggi sia in profonda crisi ed in alcuni casi anche di degrado.
Ritengo che uno dei motivi sia dovuto al fatto che la facoltà di giurisprudenza sia una delle poche nelle quali non è stato previsto il numero chiuso.
Personalmente sono contrario al numero chiuso nelle università statali perché il diritto allo studio va garantito a chiunque però se lo Stato stabilisce il numero chiuso per le facoltà universitarie o lo stabilisce per tutte o non lo stabilisce per nessuno perché altrimenti avviene ciò che è avvenuto e cioè che in alcuni casi la facoltà di Giurisprudenza come quella di Scienze Politiche diventa un ammortizzatore sociale per posticipare la disoccupazione giovanile.
Ma anche l’accesso alla professione va rivista così come va rivisto l’accesso alla professione notarile.
Anche il sistema giustizia ritengo sia in profonda crisi. Ad esempio il Tribunale di Agrigento come tanti altri Tribunali d’Italia sono carenti di magistrati ma anche di personale amministrativo e ciò comporta l’attesa di mesi e a volte anche di anni da parte da parte degli utenti per ottenere i propri diritti.
Occorre mettere mano a tutto il sistema Giustizia, non solo sotto l’aspetto organizzativo e strutturale ma anche sotto l’aspetto processuale e del diritto sostanziale.
Occorrono pene certe nel senso che quando si accerti la responsabilità degli imputati, dopo aver superato tutte le fasi del giudizio nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali in capo agli imputati, vi siano pene certe evitando che chi è offeso da un reato che altri ha commesso ai propri danni non debba vedere il responsabile di quel reato fuori dal carcere dopo pochi anni o a volte dopo pochi mesi. Accertata la responsabilità specie per alcuni reati quali quelli di mafia, di violenza sulle donne o sui minori è necessario un inasprimento delle pene che tenda a dissuadere la gente a commettere quei reati.
Solo così forse potremo avere una società migliore.
Troppo coinvolto per essere super partes