
Per noi era un mondo da condividere, un tragitto che puzzava di alibi. Almeno lì nessuno si metteva in mezzo, nessuno decideva che ruolo avessimo, non c’era chi provava a adulterare il nostro sangue.
Che mi manchi tutto questo è risaputo. Penso tu da professore sapessi prima ancora di me cosa sono le sinapsi. Sono connessioni, associazioni, in termine comune, quando un’idea o un ricordo non fanno in tempo ad arrivare che subito se mette in coda un altro connesso al primo. Questo è quello che credono tutti. In realtà le sinapsi sono killer. Capisci lentamente che arriveranno a quel momento che non vuoi.

C’ero riuscito, era il giorno giusto per creare qualcosa, di non pensare al lavoro che non trovi. I killer hanno bussato al mio cervello.
È cominciato tutto con un servizio in Tv su recenti arresti per le scommesse illecite nel calcio. Ho guardato quei volti, ho pensato che quei professionisti si sono trasformati in escort del pallone, prostituendo la passione e il gioco.
Sinapsi uno: Erano stati bambini che sognavano la serie A. Poi hanno preferito avere un rapporto orale con un assegno corposo per sputtanarsi con un autogol a far perdere la partita. Sinapsi due: Chissà quanti abbracci e autografi di bimbi che ti riconoscono per strada vale quell’assegno.
I killer hanno estratto le armi.

Xavi, che riferito a Messi disse: -io non vinco palloni d’oro, io li fabbrico-
I killer si avvicinano
La camiseta odierna, sinapsi quattro, la maglia sporcata da uno sponsor, anche una squadra catalana e una basca, simboli di autonomia si sono piegati al dio petrolio. Entrambe con scritte di multinazionali di oro nero.

Quel bimbo sembrava però non il Ronaldo di allora, ma quello di adesso. La stessa pinguedine che sembra irrimediabile, che dona simpatia a chi guarda e sconforto nel detentore. Che solo chi sa che rapporto perverso si può avere col cibo, con l’autostima e con il proprio io, può comprendere quanto pesi davvero nell’anima, più che nel corpo. Sinapsi sei: la sensibilità a volte si distrae anche nell’anima più pura. Anche in chi comprende.

I killer mi guardano, sanno che sono venuti per una ragione.
Lo guardasti. Mi guardasti e con occhi liquidi dicesti: “mischinu u picciriddu”, povero bambino. Quella frase l’avrei voluta per me, tutta. Avrei voluto quella tenerezza che avevi regalato a un estraneo, avrei voluto quella solidarietà che ti fa sentire invincibile, per un attimo avrei fatto a meno della cultura dei gesti il tuo amore che dovevo decifrare da quello che facevi, volevo la maglia robe di kappa- numero nove- Ronaldo tutta mia.
Avrei voluto essere lui, ma con te accanto.

L’immagine più bella che ho è l’improbabile Ronaldo alla conquista del mondo, non importa se il mondo finisce all’angolo che lui non può andare oltre perchè non può attraversare. Sinapsi otto: l’immagine più bella che ho del calcio, oggi, è quella contenuta nella tua frase papà. Proprio tu che lo odiavi il calcio.
I killer hanno fatto fuoco, poco importa. Resusciterò e metterò in ordine tutto. Ogni giorno vengono le mie sinapsi assassine, troppo spesso sparano più veloci di me.
(Gli scritti di Zanca, sono pubblicati dai siti “Informare per Resistere (clicca qui) e Beneficio D’Inventario (clicca qui)