Ancora un triste primato per la città di Agrigento che, annoverata sempre tra le ultime città italiane, raggiunge i primi posti solo per aspetti negativi.
A regalarci l’alloro dell’evasione fiscale, la puntata dell’8 febbraio di Porta a Porta, il programma di Rai Uno condotto da Bruno Vespa*.
Uno speciale sull’evasione fiscale, tema di grande attualità, che non fa altro che confermare un cambiamento di tendenza, con la presa di coscienza da parte dei cittadini che vedono oggi nella corruzione e nell’evasione fiscale non più un’azione furbesca ma un atto delinquenziale.
Un atto delinquenziale che nuoce all’intera collettività in termini di riduzione dei servizi, creazione di posti di lavoro, garanzie sul futuro occupazionale di chi il lavoro già lo possiede ma rischia di perderlo e di quanti non riusciranno a percepire una pensione sufficiente appena alla sopravvivenza, grazie a chi pensando all’arricchimento personale, rimane indifferente persino dinanzi la morte dei poveri disgraziati ai quali ha rubato gli ultimi giorni di vita (leggi l’articolo).
Il servizio di Mauro Giliberti, andato in onda nel corso del programma di Vespa, parte dagli studi effettuati da Unioncamere Veneto che indicano in Agrigento e Ragusa le aree a maggior rischio di evasione in tutta Italia.
Consumi di carburante e depositi bancari, non giustificherebbero i bassi introiti del fisco e sarebbero indice di consumi superiori ai redditi dichiarati. Balza immediatamente agli occhi di chiunque, l’elevato numero di sportelli bancari e finanziarie presenti in quella che ufficialmente è tra le più povere città d’Italia.
E Agrigento, povera lo è davvero. Quantomeno nel senso che la maggior parte dei cittadini se non è al disotto della soglia di povertà, poco ci manca. Ma altrettanto vero è il fatto che chi povero non è in questa città riesce a spacciarsi per tale, e magari ottenere facilitazioni e benefici che non gli spetterebbero, in danno di quanti ne avrebbero diritto.
Mentre hanno fatto clamore i blitz condotti un po’ in tutta Italia dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Entrate che hanno provveduto a verificare la regolare emissione degli scontrini fiscali da parte degli esercenti, dimostrando come un’altissima percentuale di commercianti non emetteva lo scontrino, ad Agrigento il blitz del giornalista che in incognito ha effettuato acquisti di diverso genere, non ha prodotto i risultati che ci si sarebbe aspettati.
Fornai, baristi, ma anche gli esercenti commerciali del mercatino del venerdì, lo scontrino lo emettono quasi regolarmente. Indice del buon lavoro svolto dalla Guardia di Finanza.
Persino per l’affitto di residenze estive – forse per paura come ammesso da un locatore – da quest’anno la tendenza è quella a registrare i contratti. Meno rispetto per le regole, e conseguente evasione, per gli appartamenti in affitto agli studenti. In questi casi, il contratto viene accuratamente evitato.
Ma la vera sorpresa – quantomeno per il giornalista – sta nello scoprire che qui l’evasione fiscale non è quella dello scontrino, bensì quella del doppio lavoro. L’inviato di Porta a Porta scopre così che dipendenti della pubblica amministrazione esercitano abusivamente il mestiere di antennisti, idraulici etc.
Una condizione che qui rientra quasi nella normalità, visto che molto candidamente – e forse senza rendersi conto di ciò che stava dicendo – un “infaticabile lavoratore” di quelli che al mattino sono in ufficio e fuori dalle ore di servizio si dedicano ad altre attività, chiedendo di non essere ripreso in viso, ha dichiarato: “non ce la facciamo a campare, io non mi vergogno di fare il doppio lavoro per vivere, le tasse le pago sul primo lavoro e bastano e avanzano”.
Ma se quella dei doppio lavoristi che si dedicano a lavori artigianali, secondo impiego presso studi professionali o esercizio di libera professione avvalendosi della firma di altri colleghi, è una delle facce del lavoro nero, c’è poi un rovescio della medaglia che ci mostra una realtà ben più misera – fatta di necessità e non di scelte – che è quella dei lavoratori in nero a tempo pieno, sottopagati, ricattati e sfruttati.
Condizione ben diversa da chi un reddito lo ha già ed esercita una seconda attività non dichiarata in modo da non pagarci le tasse o non dichiarata perché incompatibile con l’impiego ufficiale.
Ma il doppio lavoro è solo la punta dell’iceberg dell’evasione fiscale nella città dei templi, dove sportelli bancari, auto di grossa cilindrata, barche e quanto altro è sinonimo di benessere, indicano che nonostante gli sforzi di contrasto all’evasione, esiste un’economia sommersa a volte riconducibile ad attività criminose quali le estorsioni e l’usura.
Ma indicano anche la necessità di dovere fare qualche sforzo maggiore nel potenziare mezzi ed organico di chi preposto ai controlli, senza costringere il personale a enormi sacrifici. Ma, ancor più, la necessità di sensibilizzare i cittadini a collaborare con le istituzioni, che – è bene ricordare – rappresentano l’unica vera difesa dei loro diritti.
gjm
*(vedi il video su Agrigento nella puntata di Porta a Porta)
Complimenti vivissimi alle persone inchiodate sul video siete favolosi,siete l!orgoglio degli Agrigentini siete il marciume di questa valle incantata.Adesso dipende dal Comando dei V.F,e dalla Direzione delle P.T,di indagare e dare orgoglio a questa Città.
Pezzi di m…a, ma lo sapete quanto lavoro levate a chi paga le tasse? Oltre a rubare allo stato, rubate il lavoro a noi che siamo in regola. Perche se non ce la fate con lo stipendio non vi licenziate e fate altro? La verità è che siete figli di p…..a e ladri. C’è qualcuno che vuole scambiare il suo posto fisso con quello mio di artigiano? Andate a ffanc… bastardi
X Antonio Se ti aspetti che qualcuno abbia voglia di scoprire chi sono questi signori, sei un illuso. Ma non lo capisci che fanno tutti finta di non sapere niente?
Egregio Signor Morici
seguo con assiduità il suo giornale e spesso mi trovo a condividere molte delle sue opinioni.
Questa volta, oltre a dovere dissentire con quanto da lei scritto in riferimento al doppio lavoro, sento il bisogno di commentare il suo articolo per esprimere un diverso punto di vista che sono certo troverò anch’esso accoglienza sul suo giornale.
Come condannare un precario, che in media non guadagna più di 836 euro al mese, se per potere far fronte alle necessità di stretta sopravvivenza finisce con il fare un doppio lavoro?
E un pensionato, con 600 euro di pensione al mese, di cosa dovrebbe vivere?
Si metta poi nei panni di chi con uno stipendio che non arriva ai 1000 euro al mese, si ritrova con moglie e figli a carico da mantenere con quell’unico reddito.
Nella stragrande maggioranza dei casi, queste persone finiscono con il secondo lavoro con lo svolgere mansioni pesanti dal punto di vista fisico, che spesso altri non vogliono fare.
Questi aspetti, nonostante la crisi e la sacrosanta lotta all’evasione fiscale, devono essere posti al centro di una seria riflessione da parte dei politici e degli addetti ai lavori, per individuare delle risposte in grado di evitare che a pagare i danni di un’Italia che va in malora, debbano essere i poveri disgraziati.
Sono certo che non è questo quello che lei vuole e le sarei grato se volesse fare maggiore chiarezza su questo punto.
Grazie per l’ospitalità
Marco G.
Gent.mo Sig. Marco,
la ringrazio per l’occasione che il suo commento mi offre per fare chiarezza sull’argomento.
Ovviamente, non posso che condividere il suo pensiero, poichè non era mia intenzione criminalizzare i doppio lavoristi – seppur in nero -, resi tali da una condizione di necessità.
La condanna, morale ancor prima che giuridica, riguarda tutti coloro che evadono il fisco per potere condurre un tenore di vita più elevato rispetto quello che sarebbe loro consentito da un lavoro dignitoso e adeguatamente remunerato.
Non biasimerei mai il precario o il pensionato che senza una seconda attività non potrebbero arrivare alla terza settimana del mese.
Discorso ben diverso per quanti pur percependo un salario che permetterebbe loro di vivere dignitosamente, evadono le tasse per potersi permettere la seconda casa, l’auto di grossa cilindrata, ristoranti, alberghi di lusso, crociere, pellicce, abiti griffati e gioielli, o quanto altro in momenti di crisi quale quello attuale, rappresentano soltanto un lusso del quale si può fare a meno.
Sono sicuro che anche lei vorrà concordare con me sulla necessità di una migliore distribuzione delle ricchezze e sul fatto che non si può far finta di non vedere che mentre c’è chi può permettersi quanto sopra – evadendo le tasse, prendendo tangenti etc -, c’è chi rischia di non potere neppure comprare il pane e la pasta.
Cordiali saluti
Gian J. Morici
sono ancora invalsi gli usi di far firmare statini di stipendi con somme maggiorate rispetto a quelle effettivamente percepite dai lavoratori,che vengono ricattati.
Vergogne Italiane: Corruzione, Evasione Fiscale, Usura e Mafia
Gli ultimi dati ufficiali indicano che in italia, la corruzione non dovrebbe essere inferiore ai 60.000.000.000,00 (sessanta miliardi) di euro annui e l’evasione fiscale non inferiore a 200.000.000.000,00 (duecento miliardi)di euro annui.
Il dato va preso ovviamente con le pinze e l’uso del condizionale pare d’obbligo, visto che solo pochi mesi fa, si stimava la corruzione in italia pari a “soli” 40.000.000.000,00 (quaranta miliardi) di euro nel solo anno 2011.
Probabilmente, il dato effettivo (che sfugge ovviamente ad un calcolo ufficiale) è di gran lunga più importante, supportando coloro i quali ipotizzano che il debito pubblico italiano non sia altro che la sommatoria delle corruttele e non dei debiti contratti per garantire servizi efficienti ai cittadini-lavoratori-consumatori-contribuenti.
Intanto, il fenomeno dell’usura si presenta come l’attività economica più redditizia nel paese con un fatturato di 40.000.000.000,00 (quaranta miliardi) di euro, fagocitando nei soli ultimi tre anni ben duecentomila imprenditori, ma anche famiglie, commercianti, piccole e medie imprese con un volume di danaro in “movimentato” superiore di ben quattro volte a quello del famigerato racket del pizzo.
In un teatro di guerra in cui, la Mafia Spa risulta essere il maggior agente economico italiano, primeggiando fra le imprese italiane per fatturato e profitti realizzati, la sommatoria fra corruzione, evasione fiscale ed usura dovrebbe offrire maggiori valori che quelli sopra riportati, di gran lunga, maggiori.
Se pur volessimo adottare il dato di una corruzione annua pari a 60 miliardi di euro, dovremmo arrenderci ad una terribile e temibile evidenza secondo cui, è come se ogni cittadino italiano, compresi i neonati appena giunti in questa valle di lacrime e quelli che invece hanno già un piede nella fossa cimiteriale intascassero una tangente di 1.000,00 euro pro-capite ogni anno.
Se pur volessimo adottare il dato di una evasione fiscale annua pari a 200 miliardi di euro, dovremmo arrenderci ad una egualmente terribile e temibile evidenza secondo cui, è come se ogni cittadino italiano, compresi i neonati appena giunti in questa valle di lacrime e quelli che invece hanno già un piede nella fossa cimiteriale evadessero contributi fiscali pari a una cifra di di 3.333,33 (numero periodico) euro pro-capite ogni anno.
Impressionante, vero?
Ma non è mia intenzione impressionare, spaventare o divertire alcuno.
Sia pure mi domandi e domandi alle autorità competenti se, posto che in italia il fenomeno della corruzione sia talmente dilagante da essere egli stesso sistema-paese, non fosse il caso di depenalizzare gli atti di violenza nei confronti di concussori e corrotti, come pure nei confronti degli autori del delitto di abuso d’ufficio.
Insomma, il solito burocrate o politico mi impone e mi estorce la solita tangente?
Bene, io per tutta risposta gli spacco la faccia, devasto il suo viso a furia di calci e pugni offerti senza alcuna pietà, e vedo riconosciuto questo mio comportamento come un comportamento non perseguibile e non punibile dalla legge e dalla giustizia italiana.
Mi pare un equo indennizzo per un popolo che venga quotidianamente massacrato da fenomeni come la concussione, la corruzione e l’abuso d’ufficio.
Come pure mi pare doveroso ritenere che, l’omicidio di un usuraio come quello di un mafioso che sia commesso da un cittadino costretto a subire l’usura e/o la violenza mafiosa, non debba essere ritenuto un comportamento perseguibile e punibile dalla legge e dalla giustizia italiana.
Mi pare un equo indennizzo per un popolo che venga quotidianamente massacrato da fenomeni come l’usura e la mafia.
Uccidere un mafioso o un usuraio non è reato, direbbe qualcuno.
Come pure spaccare il viso di un corruttore e di un corrotto come di chi abusi del potere di un ufficio pubblico, sarebbe evidentemente il trionfo e l’affermazione di una giustizia legale, giudiziaria, sociale, politica, finanziaria ed economica assai giusta ed equilibrata, che difenda il cittadino dalla usurpazione della sua sovranità, usata poi come mazza coercitiva da parte delle caste mafiose, delle corporazioni corrotte e delle mafie usuraie.
E poi:
volete mettere la soddisfazione e l’indubbio deterrente che una tale azione offrirebbe alla tutela dello stato democratico e del suo popolo di cittadini oppressi e usurati a volontà e senza limiti dalla classe dirigente politica e burocratica più corrotte e mafiose dell’intero globo terrestre?
Senzadubbiamente.
P.S.
In alternativa resto in attesa del versamento di euro 6.000,00 annui a compensazione della corruzione italiana (1.000,00 euro a persona per i sei membri della mia famiglia = 6.000,00 euro) e la detrazione annua di euro 19.999,98 annui dal pagamento delle tasse (per effetto di 3.333,33 euro di evasione fiscale per ogni cittadino italiano sempre moltiplicata per i sei membri di cui è composta la mia famiglia).
Aggiungerei anche un indennizzo forfettario pari a 100.000.000,00 di euro per la perdita di immagine della mia famiglia nel mondo civile occidentale a causa della inarrestata presenza dei fenomeni della corruzione, della concussione e dell’abuso di ufficio, un analogo indennizzo per la perdita di immagine della mia famiglia nel mondo civile occidentale a causa dello scandalo continuato ed aggravato della Monnezza Napoletana ed un ulteriore ed analogo indennizzo a causa della presenza onnipotente delle organizzazioni mafiose nella società e nella economia del paese.
Infine, un ulteriore indennizzo, pari a 1.000.000.000,00 di euro da commisurare per ogni membro della mia famiglia a causa della inefficienza cronica ed acuta della pubblica amministrazione e dei servizi da essa offerti in regime di monopolio.
E visto che siamo in tema di resa dei conti, un indennizzo forfettario una tantum per la sperequazione fiscale cui sono soggette le famiglie numerose in questo paese che non provvede, sia pur promettendolo costantemente in sede di tornate elettorali, alla formazione di un coefficiente contributivo che tenga presente che uno stipendio base di mille euro/mese per una persona sola è certamente sufficiente, ma che lo stesso stipendio per un padre o una madre di famiglia, ancor più se numerosa, non è equo e nemmeno socialmente ed economicamente corrispettivo.
Ovviamente, riferendo tale quoziente familiare alle famiglie strettamente italiane, per non offrire (come al solito) un insperato aiuto a chi sbarca in italia con armi, bagagli e decine di mogli e di figli da far mantenere al prossimo suo considerando altresì che, se la Sua Religione gli consente di avere un numero infinito di mogli e di figli, mi sembra più che giusto che si rivolga conseguentemente all’origine ed alla causa del proprio male, e quindi al Suo Dio, per il relativo mantenimento di mogli, figli e nipoti, parenti e affini, armi e bagagli compresi.
Ovviamente, desidero anche ottenere il licenziamento in tronco con perdita del diritto alla pensione e alla assistenza sanitaria gratuita per i corrotti, i parassiti, gli scansafatiche, i raccomandati e di tutti quegli immeritevoli che si vedono corrispondere un analogo corrispettivo al mio, senza averne sudato nemmeno un euro, mai.
Personalmente, io non sono più disposto a mantenere e/o sopportare più nessuno:
io voglio vedere riconosciuti i miei diritti, compresi e non esclusi quelli di vivere serenamente e dignitosamente.
Di tutti gli altri, non me ne frega (rispettosamente) un bel nulla.
Sono disposto ad offrire tanto rispetto tanto quanto me ne si rivolge.
Chiamatela pure:
la mia “coesione sociale” e familiare ad uno stato di diritto condizionato grandemente da mafiosi, usurai e corrotti.
E basta così.
Almeno per il momento.
Gustavo Gesualdo
alias
Il Cittadino X
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