A scrivere di come vaste zone vengano lasciate senza energia elettrica a seguito del furto di cavi di luce, è la giornalista Alida Amico, in un articolo pubblicato su Centonove di questa settimana
“Ormai, è uno stillicidio quotidiano scrive la Amico – Che non risparmia, neanche le contrade di campagna più sperdute dell’isola. Le linee ferrate. Le strade statali e provinciali. E persino le gallerie delle autostrade. Il “colpaccio”, i ladri di rame, lo hanno messo a segno nei mesi scorsi, proprio lungo l’autostrada Messina – Palermo. Rubando tutto il rame contenuto nei cavi degli impianti di illuminazione, collocati all’interno delle gallerie. E creando non pochi disagi e pericoli per l’incolumità degli automobilisti, nei circa 30 tunnel rimasti per lunghissimi tratti al buio.”
Narra poi del bando di 3 milioni di euro e dei furti di rame in campagna, che sono stati oggetto di un vertice convocato dal Prefetto di Siracusa Carmela Floreno – su sollecitazione del presidente di Confagricoltura Massimo Franco.
Furti che hanno gettato nel dramma, tutti i produttori agricoli e gli allevatori del circondario. All’Enel, che ci ha detto che impiegherà 84 giorni per ripristinare le linee elettriche – dichiara il presidente di Confagricoltura aretusea – sollecitiamo interventi più veloci e tempestivi: entro due o tre giorni. Al massimo una settimana. Massimo Franco, la soluzione “tecnologica” ce l’avrebbe: il monitoraggio elettronico della rete. E l’ha anche sollecitato ai vertici di Enel, che ha incontrato nel Palazzo del Governo aretuseo. “Abbiamo chiesto all’ Enel di dotare tutte le linee di sistemi di controllo del flusso di energia. Costano circa 130 euro a centralina, e se l’Enel li mettesse ogni 10 o 20 chilometri, risparmierebbe una barca di soldi. Quando si verifica uno stacco – spiega – l’interruzione viene segnalata nella centrale Enel. Chiamando subito le forze dell’ordine, se c’è un furto, i ladri avranno il tempo di asportare al massimo 200 metri di linea, ma non 5 km…”
Tra le altre soluzioni, per disincentivarne le razzie,l’Enel sta anche sostituendo i cavi di rame, con quelli in alluminio,. di “inferiore appetibilità” economica e commerciale. Mentre sui tempi di ripristino delle linee, l’ente precisa. ”Per rubare 1 km di linea elettrica – rammentano ai piani alti dell’Enel – si impiegano circa 2 ore, mentre per ripristinare la stessa quantità di cavo aereo, il tempo si dilata e spesso occorrono anche diverse settimane.
La rete elettrica, a differenza di quella ferroviaria, è molto più vasta e capillare. E sostituirla in toto con una nuova in alluminio – che qualcuno forse auspica – richiederebbe anni.
Solo nel corso del 2011, sono stati trafugati in tutta la Sicilia, oltre 600 chilometri di linee (a media e bassa tensione). La provincia che vanta il record dei furti, è Agrigento: oltre 130 km di cavi razziati. Seguono – con almeno 100 km di cavi ciascuno – le province di Catania e Palermo. E poi Enna, Caltanissetta, Ragusa, Trapani, Siracusa e per ultima Messina. L’ex sindaco di Naro, nell’agrigentino, Maria Grazia Brandara, intanto, nei giorni scorsi ha denunciato in una nota i “disagi e danni” agli agricoltori naresi (“ma anche alla popolazione che risiede nelle campagne”), provocati dai continui furti di rame. Sollecitando una “maggiore sofisticazione” delle attività investigative. Alle spalle dei ladruncoli, che con la loro moto api scorazzano fuori porta, a caccia del prezioso “oro rosso” sottratto per lo più ai tralicci dell’Enel e maneggiando i cavi, tirano fuori i fili di rame – rischiando di essere spesso beccati dalle forze dell’ordine in flagranza di reato o di lasciarci anche la pelle – operano infatti, potenti centrali di rottamazione e smistamento, quasi sempre in mano alla mala vita. In Sicilia, ce ne sarebbe una a Palermo ed un’altra a Catania….
Intanto, il business del rame, non conosce soste. Alle spalle del quartiere Monserrato di Agrigento, ad esempio, fino ad un paio di mesi fa, ogni sera ( nei paraggi di una cava), si alzavano gigantesche nuvole con fumi maleodoranti ed esalazioni inquinanti l’atmosfera. Il direttore del quotidiano agrigentino online, la “Valle dei Templi”, Joseph Morici, lanciò per primo una campagna contro il “misterioso” inquinamento atmosferico a Monserrato, in una zona in cui c’era ben poco da bruciare…
“Ma poi l’Arpa – osserva Morici – sostenne che l’aumento degli Pmc 10 in atmosfera, era dovuto solo al forte scirocco…”
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Ma l’ARPA è un organo tecnico e non svolge attività di polizia giudiziaria è di ausilio agli organi di P.G. Non può dire fesserie. Può solamente trasmettere il dato rilevato ad altri organi per gli accertamenti del caso. Così facendo si agevolano i malfattori piccoli o grandi.