Dopo il nuovo diluvio universale, tutto il mondo era diventato un enorme oceano. Nessuna casa, nessun albero, e neanche le cime delle montagne si potevano vedere. Solo acqua. Acqua a perdita d’occhio.
Là, sopra l’acqua, a galleggiare su e giù pigramente, l’arca di Noè.
Morto l’anziano patriarca, sull’arca aveva trovato posto la sua famiglia. I nipoti di Noè.
Pian piano, l’acqua incominciava a ritirarsi, fin quando l’arca urtò contro una cosa solida. Non erano le montagne di Ararat, ma la collina dei templi, dove ancora, nonostante il diluvio, si ergeva il Tempio della Concordia.
Agrigento, non aveva mai visto tant’acqua dai tempi del primo diluvio universale. Neppure poche gocce, nonostante le tante promesse dei politici.
Tra questi, anche il più anziano dei nipoti del vecchio patriarca, che aveva preso il posto al timone dell’arca.
Per capire se c’era terra asciutta, gli occupanti presero un corvo e lo lasciarono volare via dall’arca. Ma siccome i corvi sono uccelli predatori, trovò abbastanza da mangiare e non tornò all’arca.
Riprovarono dunque con una colomba, la quale, rimasta via per tutta la giornata, tornò con nel becco un rametto di mandorlo in fiore.
Che fosse già iniziata la sagra? I nipoti di Noè non osavano lasciare l’arca senza avere la direttiva dal Signore di uscire. Perciò, rimanevano in attesa. Ma non dovevano aspettare molto, perché presto, il comando dal Signore arrivò: “Uscite fuori, la campagna elettorale è iniziata!”
Cominciarono così a scendere dall’arca gli eredi del vecchio patriarca. Scese Giuseppe Arnone, l’eterno consigliere del Comune di Agrigento, eternamente candidato sconfitto al più alto scranno di Palazzo dei Giganti. Dopo aver assaggiato l’acqua del mare – meno inquinata, visto che c’era stato il diluvio -, decise che avrebbe governato la città per i prossimi dieci anni…
Dietro di lui, Giovanni Russo Cirillo. Candidato anche lui a concorrere per la poltrona di primo cittadino, supportato solo ed esclusivamente dalla gente comune e dalla voglia di cambiamento che “l’agrigentino vuol mettere in atto”. Nessun partito e nessuna coalizione avrebbe appoggiato la candidatura di Russo Cirillo, che puntava ad una propria lista civica e al sostegno di quegli elettori che ancora ricordavano le puntate televisive di alcuni anni prima, che avevano visto i candidati sindaco confrontarsi dinanzi le telecamere…
Ultimo -almeno fra i più giovani,- come si compete alle personalità più autorevoli, il sindaco Marco Zambuto, anche lui ricandidato ad occupare la poltrona sulla quale stava seduto da cinque anni, per concludere un progetto promesso, ma mai iniziato.
Noè – dall’alto dei cieli – era contento! La sua stirpe tornava a calcare le orme lasciate prima del diluvio. Ma all’appello, ne mancava ancora uno – altri forse se ne aggiungeranno nei prossimi mesi -, che non era sceso dall’arca.
Il più anziano della dinastia. Colui che avrebbe fatto resuscitare i bei tempi lontani della “Balena Bianca” . Finalmente , senza più remore e nostalgie più o meno nascoste, sarebbero tornate a sventolare le bandiere con lo scudo crociato.
Se “errare humanum est” e “perseverare autem diabolicum”, chi più diabolico degli agrigentini?
…. eppure ritornano . A riproporsi a sindaco di Agrigento, Angelo Errore, già Vice segretario provinciale della D.C. sindaco di Agrigento negli anni 1976-1979 e deputato regionale nelle Legislature IX X XI.
Il nuovo che avanza….
Gian J. Morici
non voterei nessuno di loro, al posto farei come Muzio Scevola, pur di evitare questo imperdonabile ERRORE punire la mano piuttosto che punire la Città.
complimenti dott. Morici, per il Suo gustosissimo articolo.
Ma ci faccia una cortesia …. non tralasciate aragona …. tra qualche giorno ci sarà da ridere a crepapelle ….