L’Associazione Culturale Labmura organizza
Via Padova – Istruzioni per l’Uso
Incontro con il cinema documentario di Anna Bernasconi, giovane filmaker milanese
Introduce
Beniamino Biondi
Nel corso della serata sarà proiettato il documentario”Via Padova”, sull’omonimo quartiere milanese.
I recenti fatti di via Padova, a Milano, hanno portato all’attenzione di tutto il Paese i problemi e le tensioni di una zona della città caratterizzata da una composizione etnica e sociale molto articolata.
Via Padova è un’arteria carica di storia. Lunga quasi 4 chilometri, raccorda una via che è considerata il più grande centro commerciale della città, corso Buenos Aires, con l’hinterland tradizionalmente più industrializzato e demograficamente consistente. Negli anni del dopoguerra è stata una delle vie in cui si concentrava l’immigrazione che allora veniva dal Sud del paese, spesso ex-contadini che cercavano lavoro come operai nelle grandi fabbriche vicine.
Da allora questa è la caratteristica di buona parte dei suoi quartieri. Oggi però gli immigrati provengono da altri mondi e la babele della via ne è una testimonianza: rappresentanti di 50 nazionalità si incrociano su questa strada e la metà dei residenti non è italiana.
Può essere che via Padova non sia un gran bel posto ma è uno di quei caratteristici quartieri delle metropoli occidentali che sono il riflesso del mondo globale: un coacervo vivissimo di persone di tutte razze che si muovono ad ogni ora tra le insegne di vari negozi cinesi, di kebab, di internet point e che stanno fianco a fianco condividendo il senso di una vita dura, perché per loro stare al mondo è una fatica evidente.
Dopo gli scontri e le tensioni, dopo la militarizzazione della via e i fiumi d’inchiostro sui giornali, molti dei vecchi abitanti della via hanno cercato di dire al Paese che se quello non è il posto migliore in cui vivere non è però
quel disastro che si legge sui media. E hanno chiesto che si andasse a vedere, al di là delle semplificazioni e dei cliché.
E’ quanto hanno deciso di fare insieme una giovane filmmaker, Anna Bernasconi, e una montatrice-regista che vive nel quartiere, Giulia Ciniselli. Per diverse settimane hanno radiografato la via, incontrando commercianti, lavoratori, pensionati, artisti, membri di associazioni italiane e straniere, rappresentanti di varie etnie e religioni nei loro negozi o al mercato, alla bocciofila o in una sala prove, nella parrocchia o nella moschea e nei tanti locali che esistono, dai più trendy e “milanesi” a quelli dove un panino costa la metà che altrove.
Pian piano la gente ha aperto loro le porte di casa e molti, donne soprattutto, hanno voluto parlare di sé e della loro vita in un modo che finisce per riportare via Padova dentro a Milano, perché le loro esistenze dimostrano di appartenere alla città, indipendentemente da ogni provenienza, lingua, cultura.
Il film vuole mostrare l’anima multiforme del quartiere per fare emergere la straordinaria umanità di quello spicchio di metropoli. Uno sguardo su Via Padova può diventare così anche un’osservazione su un presente che è già domani, per conoscerlo e capirlo in una prospettiva di convivenza più armonica e equilibrata.
Sabato 18 giugno
alle ore 18:00
presso lo Spazio Culturale Il Funduk
Via Santa Maria dei Greci, 38
Agrigento
Queste sono cari lettori le iniziative culturali che amo, non i sontuosi caffè letterari che questa Città a profusione continua a sfornare sperperando denaro pubblico che potrebbe essere destinato a qualcosa di meglio che quello di andare a finire nelle tasche dei soliti ignoti! Perchè la cultura non stà e non deve stare nelle stanze del potere per essere strumentalizzata a fini meramente propagandistici. Udite udite tutte le manifestazioni sono autofinanziate senza padrini o finanziatori di turno, ma solo con delle figure di nuovi mecenati,nuovi poeti,nuovi filosofi che fanno cultura in una “catacomba”, fatto questo che visti gli eventi storici dei primi cristiani che fa ben sperare in proiezione futura. Questo Biondi come un novello Ulisse stà attraverso un lungo viaggio ritornando a casa nella speranza di riportare nella sua “Itaca” quella cultura genuina non asservita ad alcun padrone che questa Città ha tanto bisogno….riuscirà in questa impresa? Ai posteri l’ardua sentenza!