Agrigento – Un forte boato annuncia l’ennesimo crollo di un edificio nel centro storico. A dare l’allarme, alcuni abitanti della zona. La scena è identica a quelle che abbiamo visto nei giorni scorsi.
Poliziotti, Carabinieri, Vigili del Fuoco, Polizia Municipale, Ambulanze e, per finire, la Protezione Civile con i suoi potenti mezzi fuoristrada.
Sirene, grande trambusto, il lavoro frenetico dei vigili e delle forze dell’ordine. L’edificio che si è sbriciolato come fosse di marzapane, è quello dell’ex Istituto Schifano, situato a Largo Sant’Antonio, nei pressi di S. Maria dei Greci. un vecchio palazzo che era stato inserito nel progetto “Terra vecchia”, dentro la cui struttura sarebbero dovuti essere ospitati nove alloggi a canone sostenibile da parte del Comune.
A seguito del crollo, si era pure sviluppato un principio d’incendio, fortunatamente subito domato dai vigili del fuoco. Cautela nel rimuovere le macerie e senza l’ausilio di mezzi meccanici.
Il timore è che sotto quelle macerie possa esserci qualcuno. Fortunatamente, fino a tarda sera l’esito
delle ricerche è negativo.
La scena è ancora una volta quella di sempre. Sopralluoghi, edifici dichiarati inagibili e transenne. Il tutto, sotto “l’occhio vigile” della Protezione Civile. A nulla vale chiedersi a cosa servano potenti fuoristrada e un organico degno di ben altre imprese, se l’intervento consiste nell’andare ad accertare avvenuti crolli e inagibilità degli edifici. A nulla serve pensare che tutto questo si faceva già prima che venissero creati ‘corpi speciali’ con mansioni tanto delicate e capacità d’intervento da renderli indispensabili in altri paesi.
Tant’è. Ci siamo tutti, ci sono anche loro…
Serve a qualcosa ricordare che giorno dopo giorno il centro storico crolla a pezzi? No. Lo sappiamo noi, lo sanno anche loro (i nostri benamati amministratori e tutti coloro che hanno responsabilità ben precise).
Di chi è la colpa? Dipende. Dipende dalla zona, dall’edificio, dalla proprietà dello stesso. Se fosse un privato, troveremmo subito il capro espiatorio da dare alle masse forcaiole e desiderose di sangue.
Ma quanti edifici appartengono alla pubblica amministrazione? Quanti alla Curia? E tra questi, quanti quelli che rischiano di crollare da un momento all’altro? In questi casi, non si prevedono facili sgomberi, transenne ed interdizione al traffico. Si aspetta. Si aspetta e si spera che non crolli subito e se proprio dovesse crollare, che almeno non faccia morti. Ne va del buon nome di chi amministra la città. Di chi amministra il bene.
Lasciamo i vigili al lavoro, nella speranza che anche questa volta sia finito tutto bene. Nella speranza che d’improvviso dalle macerie non compaia una mano, una scarpa, una gamba, che segnali la presenza di un corpo. Di una vittima dell’incuria, dell’approssimazione, del ‘abbiate fede’ di chi conta più sui miracoli che sulla prevenzione.
Se Agrigento piange, Aragona certo non ride.
Anche qui, altri crolli, altre paure. Altra fortuna: non ci sono state vittime!
Paura ad Aragona nella notte di lunedì 7 marzo, nella via Empedocle dove un terribile boato ha spezzato il silenzio della notte facendo riemergere, nell’animo dei residenti, paure primordiali. Continuano i crolli nel centro storico di Aragona, dopo quelli registrati nel quartiere “Furca Vò” che, a gennaio in occasione dei festeggiamenti a S. A. Abate, avevano imposto lo spostamento della location per gli stessi nella via Baldassare Naselli, adesso, è la volta della via Empedocle.
Una via abitata da qualche famiglia ed alcuni anziani ma molto frequentata. Essa, infatti, collega le vie A. Costa e Garibaldi sulle quali, peraltro, si aprono rispettivamente gli ingressi principali dell’istituto professionale “N. Gallo” e delle elementari “L. Capuana”.
Nella mattinata di sabato erano stati avvisati gli agenti della polizia municipale poiché alcuni residenti, oltre ad essere preoccupati dello stato di degrado in cui versa il quartiere, avevano avvertito strani rumori provenire da quelle vecchie abitazioni. Fortunatamente, la strada adiacente agli immobili poi crollati era stata immediatamente transennata ed interdetta al traffico. Quindi, non è rimasto che aspettare. Non ci è voluto molto infatti, appena quarantotto ore dopo tutto è venuto giù.
“Siamo stati fortunati – ci riferiscono residenti e passanti – perché questo inferno si è scatenato in piena notte e, nessuno, si è trovato a passare nelle vicinanze. Solo una grande paura per fortuna. Se il crollo fosse avvenuto in pieno giorno poteva scapparci qualcosa di grave e non voglio aggiungere altro. Questa era una via trafficata da studenti e scolari e i genitori per prelevare i figli da scuola venivano a parcheggiarvi le loro auto”.
Effettivamente, guardando meglio notiamo che i muri crollati hanno invaso completamente la carreggiata stradale travolgendo le stesse transenne. La via Empedocle ha un’accentuata pendenza, verso valle dove si congiunge con la via Garibaldi, e le macerie avrebbero potuto rotolare ancora più giù investendo altre abitazioni fatiscenti anch’esse in pericolo di crollo.
Un passante rassegnato ci dice: “che dire, i proprietari delle case crollate risiedono in Belgio, ormai, è da decenni che non fanno ritorno ad Aragona. A quanto pare il comune non ha néi soldi e neppure i mezzi per una reale messa in sicurezza e recupero del nostro centro storico per cui, forse, dobbiamo rassegnarci allo spopolamento e progressivo degrado di una delle zone più belle, suggestive e caratteristiche del nostro paese”.
Intanto i residenti hanno paura perché ci sono altre strutture in procinto di collassare e, in un infernale effetto domino, potrebbero coinvolgere altre strutture contigue o vicine anch’esse in pericolo di crollo. “Questa volta sì che potrebbe scapparci il ferito – ci dice un residente – se non qualcosa di ancora più grave”.
I residenti sconfortati chiedono risposte all’ente pubblico che ha il diritto ma, soprattutto, il dovere d’imporre ai proprietari degli immobili quanto meno la messa in sicurezza.
Nei casi più gravi e pericolosi, e il quartiere in cui insiste la via Empedocle versa veramente in pessime condizioni, il comune dovrebbe emettere ordinanza di demolizione o ripristino ai proprietari e se questi non provvedono deve farlo il Comune con diritto di rivalsa sugli stessi proprietari. Ma ad Aragona non sta avvenendo niente di tutto ciò.
Relativamente alla ristrutturazione del centro storico, quasi sicuramente gli aragonesi possono mettersi l’animo in pace, poiché, nel Paese delle maccalube mancherebbe il relativo piano particolareggiato del centro storico. Strumento urbanistico indispensabile sia per accedere a finanziamenti pubblici per la ristrutturazione dei centri storici che per poter pianificare un serio lavoro di recupero di un centro storico, quello aragonese, che sta cadendo letteralmente a pezzi.
La palla dunque passa all’amministrazione e all’intero Consiglio comunale, sono loro che dovrebbero far sapere alla cittadinanza cosa intendono fare per risolvere questo enorme problema. C’è in loro la volontà, la lungimiranza e le capacità per procedere affinché Aragona si doti di un piano particolareggiato per il centro storico?
E’ forse questo il momento giusto, senza tenere conto di divisioni e appartenenze politiche, per dimostrare a tutti gli aragonesi che la politica è prima di tutto responsabilità di amministrare la cosa pubblica.
(Le immagini sono relative al crollo degli edifici di Aragona)