di Ausilia Eccelso
Vi è una leggenda che narra che il nome Sicilia venga da una giovinetta figlia di un re del Libano al quale era stato predetto che se la figlia, compiuto il suo sedicesimo anno di età si fosse trovata ancor in suolo patrio sarebbe stata divorata da un terribile mostro, la giovane giunto il giorno dei suoi 16 anni venne messa in barca con dei viveri e lasciata in balia delle onde del mare. Approdò in su un’isola meravigliosa e immensa, ricca di tutto ciò che di bello può offrire la natura ma assolutamente deserta fatta eccezione per un giovane scampato ad una terribile pestilenza che aveva reso disabitata l’isola, tra i due nacque l’amore e da questi fiorì la stirpe che ripopolò l’isola che, da quel momento anziché Trinacria, venne chiamata Sicilia dal nome di colei che vi aveva fatto rinascere la vita.
Ecco alcune delle sue illustri figlie:
Le donne palermitane che si tagliarono le trecce per amor patrio nel 250 a.C. durante la prima guerra punica per sopperire alla mancanza, dopo tre anni di assedio da parte dei cartaginesi delle corde con cui tendere i loro archi. Alla fine i cartaginesi dovettero ritirarsi.
Importanti regine: Damarete di Agrigento donna di cultura e di pace, si deve a lei, con ogni probabilità la celebre clausola del trattato di pace di Imera in cui i siciliani imponevano ai vinti cartaginesi la rinuncia ai sacrifici umani nei loro riti religiosi.
Costanza d’Altavilla, figlia del re normanno Ruggero II madre del grande Federico II, reggente per molti anni al posto del figlio ancora bambino.
Costanza di Svevia la quale, reggente al posto del marito sostenne sempre la causa siciliana anche contro la scomunica opponendosi al trattato di Anagni con il quale il papa Bonifacio VIII intendeva riconsegnare l’isola agli angioini. Anche Dante ne parla nella divina commedia nel canto III del Purgatorio.
La “Figlia di Mirabetto” detta la Cleopatra di Sicilia, figlia di un signore arabo che visse alla rocca di Entella e che, visti uccidere tutti i suoi fratelli e suo padre per mano di Federico II, con abile inganno e arte guerriera riuscì a vendicarsi massacrando i suoi avversari e infine avvelenandosi pur di non consegnarsi ai nemici.
Donna Franca Florio una delle figure più grandi della storia della Sicilia. Venne chiamata “stella di Sicilia” dall’imperatore Guglielmo II, definita per la sua avvenenza regale unita ad una cultura fuori dal comune “l’unica” da Gabriele d’Annunzio. S’intendeva d’arte e manteneva un contatto epistolare intellettuale con il giovane Montesquie. In quel periodo e anche grazie a Donna Franca Florio la Sicilia visse uno dei periodi più belli e lustruosi della sua storia inserendosi in un contesto europeo.
Nina Siciliana la prima poetessa italiana visse nel XIII secolo e fu siciliana.
La baronessa catanese Maria Paternò che nel 1808 divenne la prima divorziata d’Italia.
La prima donna ad indossare dei pantaloni non fu come erroneamente si pensa la scrittrice francese George Sand ma la siciliana Massara Francisca nel lontano 1698.
Ai vespri siciliani si diede inizio con l’urlo di una donna “Oh muoiano questi francesi” nel 1282.
Dina e Clarenza che nel 1283 salvarono dall’attacco notturno dei francesi la città di Messina svegliandola con grida e suono di campane.
Macalda consorte di uno dei capi dei vespri siciliani che messasi a capo degli insorti catanesi liberò la città dagli angioini.
Gammazita una fiera giovinetta che verso il 1280 preferì gettarsi in un pozzo anzichè cedere alle voglie di un soldato francese.
Genoveffa Bisso poetessa palermitana e suor Dorotea Isabella Bellini da catania, furono le prime teorizzatrici che nel 1735 e cioè ben cinquant’anni prima che in Francia, diedero inizio al femminismo con due importanti scritti.
Giuseppina Turrisi Colonna, palermitana che nel 1847 fu la prima a parlare in Italia di pari opportunità in una sua poesia.
“Né trastullo, né servo, il nostro sesso
Col forte salga a dignità conforme!”
Santa Miloro che sparò il primo colpo di fucile a Palermo il 12 gennaio 1848 nella rivoluzione che durò sedici mesi ed espulse i Borboni dalla Sicilia.
Giuseppa Calcagno detta Peppa “’a cannunera” che nel 1860 a Catania scacciò a colpi di cannone gli ultimi satelliti della dinastia borbonica prima ancora che giungesse Garibaldi in città. Per questo motivo, il governo italiano la insignì della medaglia d’argento al valore militare e di una pensione.
Altre donne del Risorgimento siciliano che combatterono in prima persona spesso comandando e trascinando alla vittoria gli uomini: Antonina Cascio, Rosa Donato, Maria Teresa di Lana.
Sono sempre siciliane le donne che, sedici anni prima della fondazione a Ginevra della Croce Rossa Internazionale, fondarono la “Legione delle Pie sorelle” prendendosi cura dei feriti non soltanto siciliani ma anche borbonici, assistendo orfani e le famiglie dei caduti.
Le tante donne dei Fasci Siciliani che anticiparono la immissione delle masse femminili nelle lotte sociali e politiche che avrebbero caratterizzato il ’98. Le contadine della Sicilia furono all’avanguardia del movimento. In alcuni comuni le donne si organizzarono in sezioni femminili ed in altri addirittura in fasci femminili. Un nome su tutte: Maria Cammarata di Piana dei Greci dove il fascio femminile arrivò a 1000 iscritte!
La popolazione femminile affrontò la forza pubblica e ad Acquaviva Platani, a Casteltermini e Cattolica Eraclea si opposero ai carabinieri con coraggio.
Accursia Pumilia agrigentina che nel 1906 chiese di essere iscritta nelle liste elettorali giacchè la legge escludeva esplicitamente le donne soltanto dall’elettorato amministrativo.
E’ sempre ad Agrigento che nel 1911 le professoresse Levi, Fulchignone e Bonfiglio crearono l’”Unione femminile girgentina” laboratorio e ricreatorio, scuola estiva per semi analfabete e per donne che volevano migliorare la loro cultura elementare.
Sempre ad Agrigento si ebbe un’importante movimento femminile per la pace durante la prima guerra mondiale.
Annetta Tasca Bordonaro che nel 1916 aprì il più grande ospedale militare dell’isola.
Maria Segreto di Ribera che durante la distribuzione dei sussidi incitò le donne a sollevarsi contro la guerra. Per questo fu subito arrestata.
Clelia Barresi figlia del Palermitano Giulio Barresi presidente della “Lega per i diritti dell’uomo” che nel 1937 pubblicava sul settimanale antifascista l’Italiano di Tunisi un accorato appello alle donne Italiane affermando profeticamente “Ovunque il fascismo semina morte, e fa spargere lacrime amare”. Fu chiamata la Pasionaria Tunisina.
Maria Conti, Maria Costantino, Anna Guida, Vincenza Buscemi, Concettina Mezzasalma, Antonina Profita che occuparono terre nel dopoguerra.
La coraggiosa Maria Occhipinti, che, sebbene incinta di cinque mesi il 4 gennaio 1945 si sdraiò dinanzi alle ruote di autocarro militare impedendo la partenza delle reclute ragusane che non volevano più sentir parlare di guerra.
Sono sempre state le donne siciliane che hanno iniziato la resistenza italiana nei primi di agosto 1943 cioè ancor prima dell’armistizio dell’8 settembre.
On. Ottavia Penna Buscemi: La prima donna italiana ad essere votata per la suprema carica dello Stato quella di Presidente della Repubblica nel 1946.
La prima donna sindaco d’Italia Vittoria Giunti.
La prima donna sindaco di una grande città: Elda Pucci nel 1983 eletta sindaco di Palermo.
La prima donna preside di una facoltà universitaria Margherita De Simone eletta preside di Architettura di Palermo nel 1981.
Il primo ministero per le pari opportunità fu retto da una siciliana la oggi Sen. Anna Finocchiaro.
A Mussomeli il 17 febbraio 1954 un gruppo di donne ardimentose si presentò dinanzi il Municipio per protestare contro la prolungata mancanza d’acqua erano circa 200. La polizia sparò su di esse. 4 rimasero uccise, 7 arrestate e condannate.
Nel 1967, le coraggiose donne di Realmonte rifiutarono di pagare le bollette dell’acqua potabile, ben 19.000.000 di lire, perché l’EAS non aveva fornito l’acqua di cui si pretendeva il pagamento. Andarono dal sindaco dichiarando che non le avrebbero pagate, infine intervenne il Prefetto che ne sospese definitivamente i pagamento.
Elvira Giorgianni Sellerio editrice dell’omonima casa.
Franca Viola che nel 1965 si rifiutò di sposare l’uomo, un mafioso, che l’aveva rapita e stuprata e che, per la legge italiana allora vigente avrebbe potuto evitare la galera sposando la vittima.
Noi tutte donne italiane dobbiamo a lei, ed alla sua lotta di dignità, l’abolizione dell’ignominioso art. 544 del c.p.
Le donne siciliane contro la mafia: Francesca Serio, madre del sindacalista contadino Salvatore Carnevale ucciso negli anni ‘50; Felicia Impastato, madre di Peppino, Saveria Antiochia, madre del poliziotto Roberto ucciso con il “suo” commissario Ninni Cassarà; Michela Buscemi, aveva due fratelli mafiosi uccisi da Cosa Nostra che si costituì contro la sua stessa madre, parte civile al maxiprocesso di Palermo; Rita Atria, sorella di un giovane boss mafioso collaboratrice di Borsellino che si uccise subito dopo la sua morte; Rita Borsellino, Sonja Alfano.
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