Molto del consenso elettorale di Berlusconi risiede nell’appoggio di molti autentici cattolici, che lo votano perché lo ritengono, a livello politico, il male minore.
In quest’ottica è facile ascoltare di tanto in tanto cattolici praticanti, e persino ministri ordinati, che argomentano la loro scelta in questi termini:
«Non è importante come Berlusconi agisce e come si comporta nel privato! Invece è importante che egli tuteli i valori cristiani con quello che dichiara e con le leggi che fa»!
Io penso che forse nemmeno a livello legislativo sia così e che anche in questo possano esserci stati equivoci o inganni.
Ma non è al momento conducente argomentare su questa convinzione di alcuni esponenti cattolici, che qui mi permetto di dare come accettabile, per quanto in effetti sia espressione di una modalità compromissoria lontanissima dallo spirito cristiano.
La questione vera è che una tale impostazione del rapporto tra il popolo e il sovrano poteva andar bene quando, per ragioni oggettive di comunicabilità, le ricadute sul popolo dei provvedimenti del sovrano erano, nel bene e nel male, solo quelle riconducibili ai provvedimenti legislativi e non quelle afferenti ai suoi comportamenti privati: il privato del legislatore era impermeabile e impenetrabile alla sua attività pubblica.
Oggi questo assunto, che ha fatto testo nella storia della Chiesa, non è più adeguato alla luce dei segni dei tempi che viviamo.
Infatti, oggi l’immediatezza della comunicazione, che ha reso il pianeta Terra un “villaggio globale”, e l’Italia poco più di un “cortile condominiale”, cambia in modo radicale la valutazione degli eventi e delle azioni che ci scorrono attorno ed i vecchi parametri di valutazione non aiutano più ad avere la percezione corretta e reale degli eventi.
Nel caso specifico del Premier italiano la pervasività mediatica, nella quale anche nel male Berlusconi è imbattibile, supera di gran lunga quella giuridica: il danno morale ed educativo, che Berlusconi arreca con la sua discutibile (forse diabolica) testimonianza, annichilisce ogni qualsivoglia tutela legislativa che egli potrebbe mettere in campo con il parlamento composto dagli onorevoli (… si fa per dire…), che ci ritroviamo!
Le nostre giovani ed i nostri giovani non leggono le Gazzette Ufficiali dello Stato, ma ascoltano le dichiarazioni del Premier e del suo entourage, fatto da vecchi decrepiti, come Lele Mora ed Emilio Fede, e da avvenenti ragazze (assenza completa di ragazzi…!?) in cerca di fortuna a qualunque costo!
Cosicché i nostri giovani creano e conformano i loro stili di vita sullo stile di vita privato, ma non occulto, di Berlusconi, che tutto nega, tranne il fatto di riconoscersi in tale stile di vita, che, secondo quanto egli sostiene, sarebbe “per lui” ordinario e senza macchia!
Questo dato di fatto costituisce ragione di pubblico scandalo e di devianza educativa delle generazioni.
Per questo oso ardentemente sperare che i cattolici italiani possano uscire da questo torpore minimalista e compromissorio, per tornare a ritrovare le vere autentiche ragioni di fede, che non possono restare altro ed esterne alle esigenze del servizio politico, magari ascoltando la voce dei Pastori, che negli ultimi anni ed in più occasioni hanno dichiarato che la politica è un’importante forma di carità e, per questo, hanno richiamato i cattolici a rispondere alla vocazione di servizio che ne deriva.
Fiducioso ad oltranza in un futuro migliore e, perché no, anche più cristiano,
Andrea Volpe