di Agostino Spataro
Bizzarrie della politica! La tempesta giudiziaria abbattutasi sull’on. Lombardo invece di lacerare il suo MPA sta dividendo il Partito Democratico i cui principali esponenti si ostinano a ribadire appoggio alla sua quarta (in due anni) giunta di “tecnici”.
E così, mentre gli altri partiti e gruppi, di maggioranza e di opposizione, mordono il freno in attesa degli eventi, nel PD scoppiano le polemiche, i malumori continuano a covare sotto la vana superficie del tatticismo di chi si nasconde dietro il dito di un garantismo insolito e formale.
Come da noi previsto, prosegue la strategia della sopravvivenza politica di Lombardo basata sulla destrutturazione dei partiti degli altri, anche di quelli che lo hanno eletto presidente: il PdL, l’Udc.
All’appello manca solo il Pd (unica opposizione) dentro il quale, da tempo, è stato iniettato il malefico seme della divisione che oggi, con l’entrata ufficiale nella maggioranza, potrebbe germogliare, magari estendendosi al movimento antimafia.
Stiamo assistendo a un vero e proprio gioco al massacro, diabolicamente riuscito.
Da questo campo di macerie potrebbe uscire un nuovo capolavoro di demagogia sicilianista, di trasformismo deteriore che suonerebbe come un altro schiaffo all’intelligenza e alle speranze di cambiamento dei siciliani onesti e anche al ruolo e alla forza del Pd che, nonostante talune evidenze suicide, è il primo gruppo parlamentare all’Ars.
Stupisce, pertanto, quest’appoggio a Lombardo debolmente motivato, addirittura in contrasto con le tradizioni e i valori di un partito che aspira a rappresentare il meglio delle tradizioni dei cattolici democratici e della sinistra progressista e le loro schiere di vittime della mafia.
Molti militanti, l’opinione pubblica non capiscono questo garantismo peloso, per altro mentre continuano a venir fuori spezzoni d’inchiesta e allegati fotografici che avvalorano le pesanti accuse contenute nel rapporto della procura etnea.
Di fronte a tutto ciò, non ci si può trincerare dietro un fatto meramente formale, procedurale, senza distinguere tra il legittimo diritto alla difesa dei singoli imputati e indagati e il giudizio politico e morale limite, a cui un partito politico non può sottrarsi.
Nessuno chiede condanne sommarie, ma solo la necessaria prudenza, almeno una sospensione dei “patti societari”, in attesa che la magistratura faccia completa chiarezza.
Oltre le responsabilità, che vanno accertate e perseguite, molti cittadini vivono questa vicenda come una nuova tragedia di questa Isola infelice e, forse, nel loro intimo, sperano che i politici coinvolti possano, alla fine, risultare estranei a queste accuse infamanti. Eventualità ardua, ma da considerare per il bene e la dignità della Sicilia.
In realtà, il garantismo c’entra poco o nulla. In passato, con altri inquisiti per accuse anche meno gravi, si sono alzate le forche, talvolta frettolosamente.
Ma qual è la vera posta in gioco, il senso di questa operazione?
In assenza di un accordo politico e di un programma espliciti fra i partiti contraenti (anche questo è molto strano!), non resta che avanzare delle ipotesi.
A me pare che la vera verità non la dicano i protagonisti, ma i numeri della “nuova maggioranza” antiberlusconiana aggregatasi alla Camera che, sulla carta, conterebbe sette voti di vantaggio cinque dei quali sono deputati del MpA, eletti in Sicilia nel contesto delle relazioni descritte dai p.m. catanesi.
Insomma, a Roma Lombardo è divenuto l’ago della bilancia, perciò a Palermo bisogna sostenerlo anche in queste condizioni.
Se così fosse, davvero, sarebbe un rospo troppo grosso da ingoiare.
Da qui, i dolori del giovane… Lupo il quale, volente o nolente, si trova a gestire un passaggio molto stretto e rischioso per il futuro del PD e della Sicilia.
La soluzione non è lo scatto d’orgoglio contro i giornali che fanno il loro mestiere o non vedere quello che tutti vedono scritto nell’inchiesta catanese.
Nella posizione del PD vi sono almeno due errori madornali: uno di valutazione politica e l’altro di calcolo elettorale.
Scelte errate ma consapevoli che potrebbero comportare un costo salatissimo alle prossime campagne elettorali che, per come si son messe le cose a Roma e a Palermo, saranno sicuramente anticipate.
Spiace rilevarlo ma, così facendo, il PD sta scivolando in un campo non suo, pieno d’insidie e sentieri contorti che lo esporrebbero all’attacco dei partiti avversari (e anche amici).
Un pericolo serio che dovrebbe preoccupare un po’ tutti, anche chi non lo vota, giacché la sua forza elettorale è essenziale per ogni ipotesi di vero cambiamento.
Oggi, il PD è una sorta di “bene politico” da preservare, anche da talune condotte autolesioniste di certi suoi dirigenti che potrebbero estenuarlo e perfino frantumarlo.
Se ciò dovesse accadere, la destrutturazione del sistema politico sarebbe totale e innescherebbe una crisi di legittimità politica senza precedenti che indurrebbe a cercare al di fuori dei partiti le forze e le soluzioni per programmare un futuro degno di un popolo civile.
Agostino Spataro
ma il pd teme con nuove elezioni di perdere 12 deputati.perciò rinnega il suo passato.altro che politica.
Lombardo si affossa soprattutto perche Giuseppe Arnone col suo consenso interessato e birbante porta sfiga !! e Che sfiga !!
IL PD in mezzo al guado,ci sta perdendo le penne,poveri illusi !!