Intervista di Gian J. Morici
Katrine Elting, è una donna danese che ha vissuto per ragioni di studio anche in Italia.
Laureata in Comunicazione aziendale internazionale e studi europei alla CBS, Copenhagen Business School, ha presentato una tesi sulla mafia italiana.
Una complessa analisi del fenomeno economico, sociale e culturale.
Ha vissuto un anno di scambio culturale presso una famiglia italiana, frequentando un liceo italiano in Veneto nel 2001/02.
Nel 2009, ha partecipato all’ERASMUS exchange programme presso l’Università LUISS Guido Carli a Roma
Un ulteriore soggiorno di lunga durata negli Stati Uniti. Poi le isole Fiji, l’Australia e la repubblica di Singapore.
Pur essendo molto giovane, ha già avuto modo di visitare diverse nazioni e confrontare stili e qualità di vita di vari popoli.
Una passione: scrivere.
Eravamo curiosi di sapere cosa pensassero i danesi del nostro Paese e così abbiamo approfittato del fatto che Katrine conosce l’Italia e può avere le idee più chiare rispetto tanti suoi connazionali, sulla politica italiana-
D: Katrine: lei conosce abbastanza bene il nostro Paese e dunque si è anche fatta un’idea degli aspetti che riguardano la politica italiana. Ma i suoi connazionali, seguono con attenzione le vicende italiane o, come accade da noi in Italia, quello che riguarda le altre nazioni resta un fatto dai più ignorato?
R: Com’è ovvio, prevalentemente ci s’interessa di ciò che ci riguarda da vicino. E in questo, anche noi danesi non siamo molto diversi dagli italiani.ciò non toglie che ci siano notizie alle quali anche la stampa danese dà risalto e che quindi sono più seguite dai lettori, come il ‘divorzio’ tra Berlusconi e Fini, il supporto di Roberto Maroni all’espulsione dei rom in Francia e i tentativi di Berlusconi di evitare d’essere citato in giudizio nei casi di corruzione. Inoltre vengono sempre seguite le elezioni e le vicende generali di Berlusconi. È mia impressione che molti danesi quando sentono parlare di politica italiana pensano subito al Primo Ministro Berlusconi, alla corruzione e forse ai clandestini. Ma la politica italiana non è comunque seguita quotidianamente dai danesi.
D: Il presidente del Consiglio italiano, a suo parere, è buon politico?
R: Se per buon politico s’intende un politico ben voluto, il Signor Berlusconi è un buon politico, nel senso che è stato eletto 3 volte e secondo diverse ricerche, risulta essere il politico più popolare in Italia. È una persona carismatica e parla in una lingua che è comprensibile per tutti. Detto questo sembra che per lui è più importante proteggere i propri interessi e non quelli dell’Italia. Mischia anche i propri interessi sia con la politica nazionale che la politica esterna. Inoltre sono contro il fatto che un politico possa avere il controllo anche dei mass media e censurare ognuna critica. È tutto diverso quello che si legge nei giornali italiani e quello che si legge nei giornali esteri. In Danimarca il diritto della liberta di parola è molto importante per idanesi che non potrebbero immaginare una censura posta sulle vicende politiche.
D: Nell’immaginazione dei danesi, cosa suscita il nome di Berlusconi?
R: Il nome del Signor Berlusconi viene spesso associato alla mafia, ma questo avviene più tra le persone che nel mondo dei mass media. Fa parte dell’idea dell’Italia insieme alla pizza, l’arte, la spiaggia ecc.
D: C’è qualche politico danese che potrebbe paragonare a Berlusconi?
R: Non ci sono politici in Danimarca che si potrebbero paragonare a Berlusconi. In Danimarca i politici sono molto corretti e non ci sono scandali nella politica danese. In un giornale danese quest’estate è stato pubblicato un articolo dal titolo “Il Berlusconi della Danimarca”, in cui veniva descritto come il direttore di una banca danese, proprietario di alcuni media, facesse da sponsor principale per un partito politico. Il giornale, si è chiesto se fosse possibile comprarsi così l’influenza dell’informazione nella politica o viceversa. La risposta, secondo il giornale, sarebbe stata sì. Paragonano il direttore di banca a Berlusconi perché anche lui è ricco sfondato ed è proprietario di alcuni media, anche se di dimensioni ben diverse da quelli che possiede il Signor Berlusconi, tanto che non tutti conoscono il direttore né i media che possiede, che non sono d’importanza nazionale. Non è stato un paragone serio.
D: Il diritto alla privacy, secondo voi danesi, è un diritto inviolabile anche quando i fatti narrati coinvolgono i cittadini e la politica nazionale?
R: Il diritto alla privacy è inviolabile fino a quando i fatti narrati non coinvolgono i cittadini, la politica nazionale o altri aspetti importanti per la società. Questo è il prezzo che si paga per essere persone influenti, come nel caso dei politici, i quali non possono sottrarsi all’interesse che giornalisti o semplici cittadini hanno per le loro azioni.
D: Cosa ne pensa della legge del ministro Alfano, denominata ‘legge bavaglio’, che prevede sanzioni pesanti per giornalisti ed editori che trasgrediscano regole per molti versi censorie? Nel suo Paese, come reagirebbero i giornalisti?
R: Non sarebbe neppure pensabile in una legge del genere. Nel mio Paese, la libertà della parola è essenziale. Un diritto che hanno tutti i danesi. Non immagino proprio che un politico danese oserebbe proporre una tale legge. In un paese democratico il popolo ha il diritto d’essere informato su quello che accade e impedire o limitare l’informazione è contro la stessa idea di democrazia.
D: In Danimarca, una persona indagata e/o condannata per fatti legati alla criminalità organizzata, può rivestire un ruolo politico?
R: Non potrei nemmeno immaginare una situazione del genere. Il passato di un politico deve essere privo di ombre, che possano far pensare a trascorsi al di fuori della legge. Senza queste certezze, verrebbe meno la fiducia degli elettori nelle istituzioni. Da noi, non sarebbe mai accettato un politico con un passato poco limpido.
D: L’Italia, è o non è un Paese democratico?
R: Il termine democrazia significa governo del popolo. Ogni cittadino deve poter scegliere liberamente da chi farsi rappresentare e potere in ogni momento esprimere la propria opinione. Le istituzioni, hanno il compito di tutelare questi diritti. In Italia a causa della censura il popolo non può sapere quello che accade veramente e la libertà d’opinione e d’informazione è limitata. Questa non è una caratteristica della democrazia.
D: Venendo in Italia, un cittadino danese teme più la mafia, della quale tanto si parla, o i disservizi di questo Paese?
R: La percezione del fenomeno mafioso che abbiamo noi stranieri venendo in Italia, è sicuramente diversa dalla vostra, che conoscete meglio molti aspetti che a noi sfuggono. Sono stata in Italia più di dieci volte e non ho mai avuto paura della mafia, mentre i disservizi non si possono evitare. Per esempio mi preoccuperebbe molto essere disoccupata in Italia dove non esiste sussidio di disoccupazione. In Danimarca c’è la sovvenzione statale per studenti, i disoccupati ecc.
D: Se sente nominare l’Italia, a cosa pensa? E perchè?
R: Penso a un paese pieno di contrasti e con grandi differenze tra il Nord e il Sud. Per chi non ha conoscenza del paese, tutto sembra idillico e affascinante e non si vede subito il rovescio della medaglia. Non si vede per esempio la corruzione e neppure l’elevato tasso di disoccupazione. Tutte cose delle quali ti accorgi solo se ti fermi più a lungo di quanto normalmente non faccia un turista. L’Italia è il paese più bello per una vacanza, però per viverci per sempre, ci sono differenze troppo grandi tra l’Italia e la Danimarca, anche non sono geograficamente così distanti, che non permetterebbero a un danese di vivere per sempre nel vostro Paese. Dopo un po’ si accorgerebbe che tutto non è così bello come sembra e scapperebbe subito per tornare in Danimarca. L’Italia è un bel Paese per passarci una vacanza, ma non certo per viverci.
Lasciamo Katrine, immaginiamo assorta a guardare la Sirenetta di Copenhagen, e il nostro sguardo corre al di là della Valle dei Templi di Agrigento, lungo la costa sanleonina. Neppure la più fervida delle immaginazioni, riuscirebbe a farci lontanamente pensare di trovarci in un Paese come la Danimarca…
Gian J. Morici
Egr. sig. Morici, per essere un appartenente al complotto di Alfano, mi sembra che lei sia fuori strada con le domande che pone ai suoi interlocutori. Arnone legge il suo sito o parla inutilmente tanto per far prendere aria alla bocca. Se Alfano sceglie congiurati come lei, o il ministro non è cosciente di quello che fa, o lei finge benissimo. In questo caso, le dovremmo fare i complimenti. Meritevole di un Oscar.
Saluti a tutti
Carlo M.