Ragazze tanto giovani, dovrebbero avere interessi diversi, ma Rita Atria non aveva mai avuto una vita serena. Coinvolta da vicende di mafia che la vedono prima vittima e poi una ragazza in cerca di vendetta, divenne un simbolo di coraggio e di giustizia per i siciliani. Marco Amenta racconta del dramma di Rita Mancuso (in realtà Rita Adria), nel film “La ragazza siciliana”, che è stato proiettato ieri (4 agosto) a New York al Film Forum. “Rita Mancuso – riportano le recensioni della pellicola – è la pupilla di suo padre. Quando don Michele viene assassinato dallo zio, Don Salvo Rimi, la sua vita familiare diventa drammatica.. Tuttavia, ha un alleato in suo fratello Carmelo, un soldato di mafia che condivide il suo desiderio di vendetta, ma consiglia di aver pazienza. Purtroppo quando Rimi elimina anche Carmelo Mancuso Rita perde tutto ciò che le rimane. Non avendo più niente da perdere, lei fa l’impensabile. Si avvicina ad un magistrato anti-mafia, Paolo Borsellino, conosciuto per la lotta contro la criminalità organizzata. È una storia molto diretta e personale di una giovane donna costretta dalle circostanze a maturare terribilmente in fretta. I temi della famiglia, il tradimento, il sacrificio, e la giustizia sono abbastanza universali e accessibili In realtà, dissipa ogni nozione fortemente persistente dei presunti valori della famiglia mafiosa. In effetti nel film l’unico che sembra onorare gli impegni familiari è il magistrato. Un film difficile da lanciare in Italia, disponendo di una ragazza relativamente nuova ad esperienze cinematografiche, nei panni della Mancuso e di un attore francese nei panni del magistrato. Veronica D’Agostino è avvincente come Mancuso, perfetto bilanciamento della sua grintosa durezza e la vulnerabilità della sua tenera età nelle circostanze. Eppure è Gérard Jugnot, che fornisce veramente il cuore del film. La sua performance sottostimata presenta non il magistrato come un crociato o un eroe prospettico, ma uno di tutti i giorni onesto servitore della gente, che sta cercando di fare il suo lavoro. In un certo senso, ‘The Sicilian Girl’ è un film fresco e fuori moda, presentando un dramma basato sui fatti, senza risvolti intellettuali o ironia. Eppure, Amenta ambienta realisticamente il film in Sicilia, con le riprese in esterni a Palermo e Palazzo Adriano (anche se ha trovato opportuno evitare il paesino di Atria, Partanna, per ovvie ragioni). Ha anche preso nel cast di supporto personaggi del mondo dell’ombra siciliana, tra cui almeno uno ha riferito un passato di rapporti con la mafia. Atria / Mancuso è una storia triste e irritante, ma in definitiva eroica. Molto più emotivamente coinvolgente di Gomorra di Matteo Garrone. ‘The Sicilian Girl’ è uno dei film più soddisfacenti sulla criminalità organizzata prodotto in questi anni.”