Toghe avvelenate. Era questo il titolo di un nostro articolo di qualche giorno fa. Strano, avremmo dovuto scrivere di toghe sporche visto che si trattava della vicenda Palamara, di accordi, di nomine, di intercettazioni, eppure, quasi fosse stato un sesto senso, ci trovammo a scrivere nel titolo “toghe avvelenate”.
Perché toghe avvelenate? Beh, l’avvelenato è qualcuno che viene ucciso, qualcuno che viene tradito, qualcuno nei confronti del quale si è agisce in suo danno.
A volte a pensar male si fa peccato – e a volte si viene anche querelati – ma a volte, come diceva il buon Giulio Andreotti, che forse magari buono non era ma era certamente un uomo intelligente, a volte a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Il dubbio che dal peccato si passi all’averci azzeccato, lo rafforza l’articolo a firma di Paolo Comi pubblicato su Il Riformista.
“Nel brogliaccio dell’inchiesta di Perugia che ha terremotato il CSM – scrive Comi – spunta una frase inquietante: ‘L’unico che non è ricattabile è Viola Marcello’ procuratore generale di Firenze”. A pronunciare queste parole, intercettate dalla guardia di finanza, è il pm Luigi Spina, all’epoca consigliere del CSM.
È il maggio dello scorso anno, quando il CSM deve decidere la nomina del procuratore di Roma che andrà a sostituire l’uscente Giuseppe Pignatone. Candidati alla poltrona romana – oltre Marcello Viola – sono il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo, procuratore di Firenze.
Spina, parlando con Palamara, riferisce degli incontri avuti con altri magistrati in merito alla nomina del nuovo capo della procura capitolina. Non tutti sarebbero stati d’accordo sull’eventuale nomina di Viola, preferendo altri candidati. “Voi mettete uno che rischia di essere ricattato come è stato ricattato Pignatone” avrebbe risposto Spina.
Quello che accadde poi, è storia. Il 23 maggio 2019 Marcello Viola risulta il candidato più votato dalla Quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura. I suoi 4 voti rispetto al voto singolo andato agli altri due candidati, Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo, avevano spianato la strada verso la procura di Roma.
Trascorsero appena 6 giorni, quando il 29 maggio si ebbe notizia dell’indagine condotta dalla procura di Perugia e delle intercettazioni che riguardavano il magistrato Luca Palamara. Il nome di Marcello Viola venne dato in pasto alla stampa, nonostante il magistrato fosse all’oscuro di tutte le trame che c’erano dietro la nomina del nuovo procuratore di Roma – così come emerso dalle indagini della procura di Perugia – e nonostante sul suo conto neppure altri avessero fatto alcuna illazione. Eppure fu sufficiente la notizia delle intercettazioni data alla stampa, per far sì che la nomina del nuovo procuratore della capitale slittasse.
Arriviamo così al marzo del 2020, quando il CSM vota Michele Prestipino Giarritta. Una nomina di continuità al procuratore Pignatone, visto che Prestipino, già incaricato come ‘facente funzioni’, era considerato uno degli eredi dell’uscente procuratore di Roma, insieme all’altro papabile Francesco Lo Voi.
Toghe avvelenate. Già, non sempre si può scrivere di toghe sporche. Pare proprio che nel caso di Marcello Viola, l’unico non ricattabile – a detta dello Spina – potremmo proprio parlare di veleni. Analizzando infatti le date, ci si accorge di come casualmente coincidano con quella guerra intestina alla magistratura in occasione della nomina al procuratore capo di Roma. A pensar male si fa peccato, dicevamo, ma a volte ci si azzecca. Fu un caso se le intercettazioni nelle quali veniva nominato Viola, pur essendo lo stesso inconsapevole e comunque non presentando alcun elemento di reato, vennero date in pasto alla stampa proprio quando il magistrato era prossimo a diventare il nuovo procuratore della capitale?
E per quale motivo, dopo tutti quei mesi il CSM non votò nuovamente Viola? Se Viola era l’unico non ricattabile, dobbiamo dedurre che gli altri erano ricattabili? Riteniamo, e vogliamo sperare, che così non fosse, ma quanto riferito da Spina a Palamara va necessariamente approfondito. Spina deve spiegare il significato di quelle parole.
Negli ultimi giorni il nome di Viola è apparso più volte sulla stampa – e salvo qualche giornalista che va controcorrente – regolarmente legato a quelle famose intercettazioni con le quali il magistrato non c’entrava nulla.
Se ancora una volta dovessimo pensar male, dovremmo chiederci quali prossime nomine sono in gioco. Dovremmo chiederci quali nuovi percorsi potrebbero essere soggetti a interferenze per mettere ancora una volta all’angolo quel magistrato che lo Spina dice essere “l’unico non ricattabile”.
Strani discorsi avvenivano tra magistrati, a volte aventi per oggetto la ricattabilità di altri colleghi e importanti alti magistrati, come nel caso di Pignatone.
Andando avanti così, un giorno o l’altro sentiremo dire che l’onestà è reato…
Gian J. Morici
L’ho detto nel 92 in consiglio comunale: ‘ mentre noi cerchiamo appalti e posto fisso loro si prendono stampa e magistratura”
Ora dico anche la scuola.
È finita.
Ci sono tante domande da porgere a chiarimento di troppe cose lacunose (per non dire losche..) pretendendo risposte celeri e convincenti. In alternativa penso che non ci sia più speranza oltre la rivoluzione sociale!