Il duello Trump – Kim Jong Il: rischio vero di guerra totale o solo finta retorica?
Tutto ciò che può davvero nascondersi dietro un confronto aspro solo di facciata
Minacce continue, proclami di guerra, dichiarazioni al limite dell’offesa personale. Un confronto sempre più aggressivo e muscolare, quello a cui assistiamo da alcune settimane tra il Presidente americano Trump, e il dittatore nordcoreano Kim Jong Il, con frasi sempre più ad effetto e aggressive. Un duello in cui i due contendenti non sembrano risparmiarsi affatto, dando sempre l’impressione di poter passare dalle parole ai fatti da un momento all’altro. Una situazione che non poco preoccupa tutta la comunità internazionale, che vede una guerra tra le due nazioni sempre più vicina, e catastrofica. La Russia aumenta le difese anti – aeree ai suoi confini ad Oriente, mentre il Giappone dispiega missili intercettori in molte zone del suo territorio, e la stessa Corea del Sud rafforza le difese aeree e terrestri. Dall’Onu, come d’altronde da molte altre nazioni del pianeta, continuano a giungere ai due contendenti appelli alla calma e alla moderazione, affinché prevalga il dialogo ai toni accesi da guerra aperta.
Un clima teso, rovente, due leader che si affrontano apertamente, una situazione sempre più sul filo del rasoio. Ma cosa dobbiamo davvero aspettarci da tale scenario? La guerra è davvero alle porte tra queste due potenze?
In realtà, ci troviamo di fronte ad un mucchio di retorica, sparata lì per ragioni diverse, che potrebbe probabilmente non avere alcun ulteriore sviluppo materiale. Una vera guerra non converrebbe a nessuno dei due paesi: gli Stati Uniti, in caso di intervento armato, dovrebbero fare i conti con gli attacchi del nemico nordcoreano contro le sue basi presenti nell’area, e contro i vicini alleati Giappone e Sud Corea. In nessun caso, anche con il dispiegamento di tutte le sue forze presenti nella zona, potrebbe evitare un vero bagno di sangue, tra i suoi alleati, come tra i suoi stessi soldati, ancora di più se il giovane dittatore ricorresse davvero all’atomica. Una guerra d’altronde così ravvicinata ai confini delle due grandi potenze Cina e Russia potrebbe mettere gli Stati Uniti in un altro mare di guai: un errore in fase di lancio o durante un bombardamento innescherebbe un gravissimo incidente diplomatico, dalle conseguenze davvero nefaste. Stesso discorso vale per Kim Jong Il: l’inizio di una guerra con il colosso americano porterebbe ad un numero elevatissimo di morti, e ad un cambio certo di regime, non esistendo d’altronde nemmeno la sicurezza di poter contare sull’appoggio, militare e non, dell’alleato cinese, risultato finora piuttosto freddo e poco interessato nel sostenere davvero la causa nord coreana.
Invece è molto comodo e vantaggioso per entrambi scatenare tale putiferio verbale, senza dare ad esso alcun seguito pratico. Kim Jong Il ottiene così lo scopo di far apparire sempre più potente e temuta la sua nazione agli occhi del popolo, nascondendo i veri problemi che affliggono tale paese, tra cui le croniche carestie, o la mancanza di medicinali. Inoltre, con tali atteggiamenti aggressivi, potrebbe anche indurre le Nazioni Unite e le altre potenze occidentali a rivedere le pesanti sanzioni che da diversi mesi gravano sull’economia di tale nazione. Dal canto suo Trump, con tali toni da guerra contro il giovane dittatore nord coreano, riesce nel suo obiettivo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica americana dai recenti scandali che lo coinvolgono, a cominciare dalla spinosa vicenda del Russiagate, che non poco potrebbe mettere a rischio il suo stesso mandato, provocando un insidiosissimo impeachment, ipotesi già ventilata in diverse occasioni già nei mesi scorsi. Con tale alterco verbale a distanza Trump riesce a distogliere l’interesse anche da altre questioni che gli hanno provocato non pochi problemi e critiche in queste settimane, come la riforma dell’Obamacare, da lui bandito in quanto reputato inadatto e sbagliato, ma difeso a più riprese da molti esponenti repubblicani, ma anche democratici, che si sono sempre opposti all’intenzione del Presidente di modificarlo. La stessa mancata firma nelle scorse settimane degli accordi sul clima ha gettato il miliardario newyorkese al centro di velenosissime critiche, a cui e riuscito almeno momentaneamente a sottrarsi con l’aumentare della tensione verbale con l’intransigente giovane leader asiatico. Salvo imprevisti dettati da estemporanee iniziative unilaterali, tale scontro tra i due davvero non dovrebbe mai sfociare in qualcosa di ancora più serio, e pericoloso. Una vera guerra non conviene davvero a nessuno dei due contendenti, come al mondo intero. Le uniche conseguenze sarebbero solo morte, e una sonora sconfitta per tutti.
Tante parole di facciata, tanta probabile finta retorica. Sperando che qualcuno un giorno non voglia sentirsi realmente invincibile, e scatenare davvero l’inferno.
Graziano Dipace