L’ALA ESTREMISTA DEL P.d.M. SI AGITA
C’è nell’aria una inquietudine dell’ala estremista del Partito dei Magistrati. Anzi si può dire che siano in agitazione.
La penetrazione eversiva nelle istituzioni e la progressione sostitutiva e “di supplenza” del potere politico legittimo non basta. L’ala estremista, che definire “palermitana” è, al contempo, una precisazione e un limite arbitrario, vuole prepararsi a prove di forza, ad appellarsi alle masse, a prendere la direzione, con conseguente diversione di rotta, del peggior Movimento populista, sostituendo il tragico al comico.
Antonio Ingroia e Nino Di Matteo hanno tutto ciò che occorre per tentar di conquistarsi questo ruolo. A dire il vero il brutto capitombolo di Ingroia quando si presentò candidato Presidente del Consiglio, non è il miglior viatico per una nuova avventura (però ebbe il merito di toglierci dai piedi un altro aspirante capataz, Di Pietro…).
Nino Di Matteo tesse la sua tela di ridicole ma vistose “cittadinanze onorarie”, peregrinando qua e là per l’Italia con tanto di superscorta per ricevere l’omaggio di consigli comunali in cerca di benemerenze giudiziarie, di scolaresche in vena di marinare “legalmente” (!!) le lezioni.
Ha la vocazione delle peregrinazioni. Voleva essere trasferito a Roma rimanendo a fare quel che sta facendo (ahinoi!) a Palermo facendo la spola tra le due sedi tra una cittadinanza onoraria in Piemonte ed una in Calabria. Non gli è riuscito. Ma peregrina ugualmente, se non con l’indennità di trasferta, almeno con la scorta a spese di Pantalone.
Si direbbe che voglia farsi conoscere fuori della Sicilia, cosa che Ingroia, a suo tempo, mancò di fare. Ingroia, invece, si dà da fare per demolire quel tanto che resta di struttura giuridica Italiana. Vuole estendere a tutti i reati contro l’amministrazione (corruzione etc. etc.) le misure di prevenzione, i sequestri dei patrimoni degli “indiziati”. Creando un gran bel malloppo da amministrare con i metodi Saguto e “Palazzo della Legalità”.
Ingroia è un poliedrico. Ex P.M., ex candidato Presidente del Consiglio. Attualmente, oltre che capo di un incerto movimento politico è avvocato. Avvocato, naturalmente, antimafia. Così antimafia che si precipitò a rappresentare la Parte Civile in un processo vistoso senza neppure aver completato la formale iscrizione all’Albo. Ma non è solo avvocato. E’ presidente o giù di lì di un Ente di proprietà della Regione che si occupa di “Servizi” (pare telematici…). E, poi è Commissario Liquidatore della Provincia di Trapani. Grazie a Crocetta.
I due sono in agitazione. Ingroia vuole imbarcare il Movimento Cinquestelle, facendolo uscire dal suo isolamento “improduttivo”, per distruggere quel tanto che resta del nostro già bistrattato diritto penale. Di Matteo, lo abbiamo visto, peregrina.
E Pantalone, paga. Perché anche se Nino non ha potuto guadagnarsi (si fa per dire) l’indennità di trasferta per restare a Palermo, le corse della sua superscorta per andare ad allietare la vita di vari Comuni d’Italia costa a Pantalone un bel po’ di soldini. Quanto ad Ingroia, tra “Sicilia e Servizi” e Provincia in liquidazione di Trapani certo qualche soldo lo fa tirare fuori anche lui a Pantalone.
Ma ci preparano l’avvenire. E questo basta a rendere il costo di queste operazioni per Pantalone, una bazzecola. Il peggio potrebbe venire.
Mauro Mellini