Prosegue la polemica tra le correnti del P.D.
Non so se parlare di “correnti” sia esatto, perché si ha piuttosto l’intenzione che tutto si svolga in acqua stagnante, in una palude malsana.
La polemica e le spinte e controspinte per o contro la scissione, del resto sembrano riguardare tutto fuorché ciò che una volta caratterizzava anche il loro interno, i partiti: una Destra, una Sinistra etc. etc.
L’impressione di chi guarda dal di fuori (ma c’è chi dice che dal di dentro ciò è ancora più evidente) è che si tratti e ci si accapigli per questioni molto particolari e “concrete”: tu mi vuoi fottere il seggio in Parlamento, io ti batto il consenso al premio di maggioranza di partito, tu mi dai qualche seggio in Direzione se no io me ne vado. E, magari anche per qualcosa di più concreto, per la “roba” del partito, delle federazioni e sezioni.
Credo che tutto ciò, che, in passato sarebbe stato sintomo e conseguenza di una disgregazione e di una “perdita della faccia” di fronte alla gente, agli elettori, sia, tutto sommato, meno disastroso per quello che è e sarà il P.D., unito o scisso che sia. E ciò perché oramai questa miseria di lotte e sgambetti non sorprende più nessuno: a forza di dare per scontato che i partiti sono degli aggregati di ladri e profittatori, la gente, magari, darà per scontato che, se in seno ad un partito si litiga, ciò avvenga per attribuirsi una fetta più consistente della refurtiva.
Ma proprio questo è il punto. Il Partito Democratico, beneficiario dell’assalto alla diligenza da parte del Partito dei Magistrati e dello sfascio del sistema D.C. prima, e, poi del Berlusconismo aspirante alla successione di quel sistema ed alla “gestione” dei famigerati “moderati”, è assurto ad aspirante “Partito della Nazione”, monocratico più che democratico, attribuendosi il compito di “diga” contro il “populismo” dello scempio grillino (così come una volta la D.C. visse e sopravvisse in funzione della sua funzione di “diga” contro il comunismo, finita come è finita!!).
Anche se il P.D. ha, di fatto, scelto di combattere il grillismo “tagliandogli l’erba sotto i piedi”, facendogli cioè la concorrenza nelle sue peggiori espressioni e tendenze e cavolate varie, ed, anzi proprio per questo, certe espressioni troppo evidenti di un certo modo di far politica corrispondenti al modello generalizzato e demonizzato dai Cinquestelluti, il P.D. deve stare molto attento a non lasciarlo trapelare.
Insomma, le conseguenze del triste spettacolo che dà il P.D. in questa fase critica della sua esistenza, alla resa dei conti del dopo referendum, è difficile prevedere quali siano nei riflessi tra la gente.
Scrivevamo l’altro giorno che il disegno renziano di un “Partito della Nazione” è tramontato e sepolto. E’ difficile capire cos’altro resta a questa coalizione delle forze antiliberali che si sono ritrovate in quella formazione politica. Non ce ne importa più che tanto. Dovremo, invece, preoccuparci di più di quel che avviene o, piuttosto, non avviene, nel resto dell’orizzonte politico.
Staremo – starete – a vedere.
Mauro Mellini