Siamo all’ultima settimana. Alle ultime battute di una campagna per il referendum costituzionale della quale si può dire che ha assunto modalità, schieramenti, carattere non troppo diversi dalle assurdità del contenuto della riforma.
Una riforma “ad personam”, ritagliata sulle contingenze di un governo posticcio e delle sue esigenze. “Ad personam” e “alla giornata”.
E una campagna per un referendum, eugualmente “personalizzato”, sin dalle prime battute, da Renzi, che poi con significative alternanze ha riconosciuto l’errore, lo ha attribuito agli avversari, ha negato la “personalizzazione” e ha usato solo gli argomenti relativi alla sorte sua e del governo come base della sua frenetica campagna.
Brogli, prevaricazioni e corruzione elettorale sono la sostanza della battaglia del Si e sono le armi cui essa affida le sue sorti. Il voto cosiddetto degli Italiani all’Estero (cosiddetto, perché non si sa chi vota né la legge se ne preoccupa) e l’assemblea dei duecento sindaci, in cui De Luca ha, con impudenza esemplare e quasi ammirevole dichiarato che lui voterebbe NO, ma, poiché “Renzi ci ha dato un po’ di milioni, dobbiamo votare SI”, sono emblematici di un metodo e della sostanza del regime che vuole farsi una Costituzione su misura.
Il NO, ha avuto il solo merito di essere quello di “un’accozzaglia”, un NO di popolo più che di partiti e di esponenti politici.
Tutti quelli cui il referendum offriva una grande occasione per assumere un ruolo di cui il Paese ha bisogno, sembra abbiano perso l’autobus.
Berlusconi, inizialmente giustificato dall’usura della sua salute e dal fatto che chi ha i cordoni della borsa di famiglia pare abbia deciso di tagliargli i viveri, è stato quello di cui più si è inteso, se non l’assenza, certo un impegno dimezzato. Ora pare che abbia concepito una strategia, che ha tanto il sapore della scuola di Gianni Letta, di puntare sulla necessità che Renzi sconfitto al referendum, dovrebbe avere di lui e di quel che resta del suo partito dopo il 4 dicembre.
E’ una strategia assurda ed un po’ gaglioffa. A parte l’evidente vendita della pelle dell’orso che è assai impudente dare per già accoppato, è inconcepibile il suo presupposto: quello secondo cui Renzi “comunque” uscirà indebolito dal voto popolare. Il rischio è esattamente l’opposto.
Non è con gli arzigogoli ed i bizantinismi che si affronta e si risolve la situazione italiana. I rischi del nostro Paese sono grossi. Non per la “catastrofe” della vittoria del NO. Al contrario. Non è scongiurata l’ipotesi della vittoria del SI. E il disegno autoritario di Renzi, se esce ridicolizzato da questa vicenda, per quanto possa apparire assurdo e grottesco, ne esce anche definito e rinforzato. Perché, parliamoci chiaro: Se vince il SI vince la debolezza, l’inconsistenza e la codardia dei suoi avversari. Che sono i presupposti di ogni operazione autoritaria.
Così di nuovo è all’ACCOZZAGLIA, al Popolo ed alla istintiva difesa della sua libertà, della sua Repubblica che facciamo appello. Al diavolo i bizantinismi. Un NO chiaro, netto, liberatore. NO e NO!
Mauro Mellini