La Sicilia, così come altre regioni italiane, sembra voler rincorrere il primato per la realizzazione di opere pubbliche inutili o sovradimensionate, che allo scempio dell’ambiente aggiungono, con ottusa testardaggine, lo spreco di denaro pubblico.
Sembra questo il caso dei lavori di consolidamento che riguardano la Rupe del Bastione sotto la Fondazione Sciascia, a Racalmuto, che rischiano di danneggiare irrimediabilmente un sito di notevole valore paesaggistico e archeologico,con tracce di storia bizantina, che andrebbe valorizzato e non distrutto.
Nonostante anche in Consiglio Comunale ci sia chi ha sollevato non pochi dubbi, dichiarando la propria contrarietà all’opera, nell’assordante silenzio della Soprintendenza, il processo che porterà allo scempio sembra inarrestabile.
“I lavori – afferma l’Ing. Angelo Cutaia, noto storico che ha a cuore le sorti del territorio – prevedono un muro altro 2,80 metri alla base, con reti di acciaio trattenute da un altro muro in cemento armato in testa. Se ne può soltanto immaginare lo scempio visivo poiché il progetto non è stato reso pubblico. Un tale intervento è sovradimensionato rispetto ai modesti problemi della roccia, irreversibilmente dannoso per l’estetica della rupe e per lo spreco di soldi pubblici.”
Ovvio che l’incolumità delle persone venga prima della salvaguardi di un’area, per quanto importante possa essere quest’ultima, ma siamo certi che l’unica soluzione sia quella della cementificazione, dello scempio e dello sperpero di denaro pubblico?
“Si possono e si devono attuare gli interventi di messa in sicurezza i quali riguardano non gli edifici soprastanti quanto il marciapiede sottostante – afferma Cutaia che al riguardo ha redatto una relazione – senza però alterare la bella integrità della bella rupe.
Così come in altri posti, sinteticamente, occorre effettuare:
– diserbo totale della sommità della rupe;
– mummificazione chimica di tutte le radici, le uniche responsabili dei recenti crolli;
– demolizione dei modesti scudi di roccia pericolanti;
– sarcitura della faglia sub orizzontale e di piccole lesioni con materiale lapideo dello stesso colore;
– qualche sottomurazione con pietre calcaree e malta di calce e sabbia bianca, come opportunamente e con successo effettuato in un tratto dall’ENEL anni fa.
In questo modo si conserverebbe la bellezza della roccia naturale.”
“Ministri, deputati, professori, artisti, finanzieri, industriali: quella che si suole chiamare la classe dirigente. E che cosa dirigeva in concreto, effettivamente?
Una ragnatela nel vuoto, la propria labile ragnatela.
Anche se di fili d’oro” (Leonardo Sciascia).
Nel caso del Bastone, sotto la Fondazione a lui dedicata, ad imprigionare un’aerea che andrebbe certamente valorizzata, sarà il cemento armato e una ragnatela d’acciaio.
Gian J. Morici
Notizie sul sito, tratte dalla relazione dell’Ing. Cutaia:
Inquadramento Archeologico
L’abitato antico, greco-romano-bizantino di Racalmuto è posto in contrada Roveto – Grotticelle. Le grotticelle sono una necropoli bizantina ricavata nella roccia e sono costituite da ingrottati che ospitano due o più loculi (bisomi e trisomi). Nei secoli bizantini, VI-IX, si sviluppò inoltre un abitato rupestre lungo tutto il versante nord della collina del Roveto fino, a raggiungere l’attuale abitato di Racalmuto, con centro nel quartiere Madonna della Rocca e zone adiacenti.
Ancora oggi le case del centro storico hanno, quasi tutte, delle grotte sotto di esse. Nel limitrofo comune di Grotte sono in tale numero da aver dato il nome al paese.
Dal 726 in poi, data dell’editto iconoclasta dell’imperatore d’Oriente Leone III Isaurico, con il quale si vietava l’uso delle immagini divine e dei santi, molti monaci basiliani si trasferirono in Occidente ed in Sicilia, dove condussero vita eremitica. Scavavano, in luoghi solitari o periferici, delle cellette modeste e quasi inabitabili, dove si sottoponevano a incredibili penitenze: le laure. La devozione e la moda religiosa del tempo, l’isolamento per gli esercizi spirituali, li spingeva a realizzare delle laure a mezza costa, praticamente inaccessibili se non a mezzo di scale o di funi, Questi eremiti, dalla vita esemplare per santità cristiana, venivano visitati dalla popolazione locale per consigli spirituali e medici e presto vennero detti Calogeri, bravi vecchi. Il culto di S. Calogero è ancora ben vivo nella Sicilia Centromeridionale.
Nella Rupe del Bastione a causa della sua distanza dal centro abitato e per la posizione inospitale esposta a nord, si è conservato un lembo di questo mondo trogloditico ed eremitico. Troviamo infatti due grotte di abitazione, una posta sotto la Fondazione Sciascia, con ancora la porta, dove in anni non lontani si allestì un presepe, ed altra verso Est, sotto il muro del Bastione.
In un canto della rupe si riconosce una laura a mezza altezza, ed in basso una grande nicchia, che doveva ospitare l’altare per la messa ed una nicchia più in alto per deporvi una immagine santa, la Madonna o il Cristo, asportabile per non essere scoperta dai funzionari dell’impero bizantino iconoclasta, i quali comminavano pene severissime agli adoratori delle immagini.
Gli arabi, dall’827 in poi, riutilizzarono queste abitazioni trogloditiche nel nuovo rahal Mut, la stazione postale di Mut. Questo occupava l’attuale quartiere della Madonna della Rocca, e ricadeva lungo la strada che da Licata, Castrofilippo, Culmitella, Roveto, Rahalmut, proseguiva alla volta di Sutera-Palermo.
Anche sotto gli Arabi il cristianesimo greco ortodosso bizantino non venne meno. Al Idrisi, l’autore della geografia detta Libro di Ruggero, dice che Al Minsciar, ossia la collina del Serrone-Roveto, era abitato e coltivato dalla popolazione autoctona, da distinguersi dagli Arabi o dai Normanni, ossia bizantina.
Dalle considerazioni suesposte circa l’individuazione di grotte e tracce dell’eremitismo bizantino , si evince l’importanza culturale e storica del sito, che andrebbe subito tutelato. Stupisce che di questa e di altre, sempre lungo lo stesso costone roccioso, la Soprintendenza non si sia mai occupata.
Geomorfologia
Costituita da un ammasso roccioso calcareo di formazione gessoso-solfifera, con parete ad andamento sub verticale, presenta due strati sovrapposti separati da una deposizione trubbacea orizzontale, spessa da uno a due decimetri. Tale situazione morfologica da deposizione della serie gessoso-solfifera è comune nel territorio e si riscontra anche nella roccia di base del Castelluccio di Racalmuto.
La rupe non presenta alcun movimento franoso, contrariamente a quanto si voglia far credere con la sua classificazione R4, ossia di frana attiva. Inoltre ammassi rocciosi di tale natura in zona mai sono franati. Il costone roccioso presenta solo ammaloramento superficiale dovuto esclusivamente all’azione delle radici della vegetazione e nel complesso è sicuro e stabile come dimostra la mancanza di lesioni negli edifici e nei muri di recinzione sovrastanti.