Un settore che in Sicilia dà lavoro a oltre 20 mila persone, 10 mila nella sola Palermo, e che rappresenta l’unica grande “industria” dell’Isola. E’ il settore dei call center, una delle poche realtà occupazionali siciliane ad essere sopravvissuta alla crisi, ma che rischia di sparire sotto i colpi di delocalizzazioni selvagge, riduzione dei diritti, tagli al salario, concorrenza sleale, leggi non rispettate ed esuberi. E a farne le spese sono i lavoratori, costretti a convivere con la paura di perdere il posto ad ogni cambio di commessa.
Di questo se ne è parlato oggi pomeriggio alla Real Fonderia alla Cala di Palermo, all’incontro “Call center, quale futuro tra delocalizzazione e dumping sociale”, organizzato da Sinistra ecologia e libertà Palermo. Al dibattito sono intervenuti i deputati di Sinistra Italiana Erasmo Palazzotto e Lara Ricciatti e la scrittrice Lidia Undiemi. All’incontro hanno partecipato anche i lavoratori e le Rsu di Almaviva Contact, il più grande call center d’Italia, che tra Palermo e Catania dà lavoro a circa 6 mila persone, ma che ha dichiarato per il 2016 oltre 3 mila esuberi a livello nazionale. Di questi la gran parte si concentrano nelle sedi di Roma, con 500 esuberi, e Palermo, con 2.500 a rischio licenziamento.
“A Palermo siamo in 4 mila – spiega Loredana Ilardi, lavoratrice Almaviva e componente della segreteria provinciale di Sinistra ecologia e libertà Palermo – ma oltre la metà di noi potrebbe perdere il lavoro nei prossimi mesi. Dal 31 maggio in poi non avremo più nemmeno i contratti di solidarietà. La situazione è buia e dal governo nazionale non è mai arrivato nessun segnale, senza parlare del governo Crocetta, che dopo tre anni dall’inizio della vertenza ha deciso di convocarci solo in questi ultimi giorni”.
A pesare sulle spalle di chi lavora nei call center c’è la delocalizzazione selvaggia delle aziende che decidono di trasferire il lavoro nei paesi dell’Est Europa, dove il costo del lavoro è un terzo di quello italiano. Questo permette loro di vincere gare a massimo ribasso, messe a bando sia dalle grosse aziende private che da enti pubblici. Un meccanismo che non fa che generare esuberi, tagli ai salari e continua riduzione dei diritti dei lavoratori.
“Il settore dei call center non può continuare a vivere senza regole certe e con lavoratori sottoposti ad un perenne ricatto – commenta il deputato di Sinistra Italiana Erasmo Palazzotto – in questi anni abbiamo assistito a fenomeni di delocalizzazione delle attività nel disinteresse dei governi nazionale e regionale. Mentre per I lavoratori l’alternativa era sempre la stessa: accettare la perdita del posto di lavoro o vedersi ridotti i diritti e le garanzie. Davanti a questo sfacelo la recente approvazione della clausola sociale nel nuovo regolamento per gli appalti, che per la prima volta riconosce il diritto del lavoratore e non solo il profitto dell’azienda, è un primo passo. Ma è ancora troppo poco per mettere ordine nel settore”.