Questi due brani autografi fanno parte del “testamento” di Mariano Bonaccorso, dirigente del Pci e sindaco di Burgio (prov. Agrigento) e ci rendono, con chiarezza e determinazione, la sua coerenza anche nell’ ultimo “passaggio” che tutti dovremo affrontare. Prima o poi.
Lo scritto fa parte di una lunga memoria che Bonaccorso mi affidò nel 1975 e che, nei giorni scorsi, ho consegnato ai suoi familiari. Oggi, invece…
“Negli ultimi tempi, è invalsa la tendenza di celebrare in chiesa i funerali di compagni anche “qualificati” ossia dirigenti comunisti che nella vita hanno praticato e predicato la teoria dell’ateismo marxista.
Quanti compagni al Tempio, si potrebbe dire.
Ovviamente, ciascuno è libero di fare quel che più gli aggrada. A tutti può capitare di ravvedersi. Nulla di scandaloso. Semmai, trattandosi di personalità pubblica, dovrebbe sentire il bisogno di spiegarne le ragioni con un… congruo anticipo sulla scadenza.
Tanto più se la conversione è autentica. Massimo rispetto per il convertito/a e buona trasvolata…
Se, però, la conversione è fittizia o, peggio, indotta qualche rilievo va fatto.
Come nel caso, forse più clamoroso ed emblematico, di Renato Guttuso (morto nel 1987), artista di fama mondiale, amico di Picasso e di Neruda, membro del Partito comunista italiano dalla clandestinità (1940) e del suo comitato centrale e senatore (1976), premio Lenin per la pace (1972), ecc, ecc.
Un compagno davvero ammirevole per l’efficacia del suo pennello e per la fedeltà al Partito, ai suoi valori.
Leonardo Sciascia, che gli fu amico e compagno di tante battaglie, sospettò che fece “carte false” pur di difendere la parola di Enrico Berlinguer contro la sua.
Nella fase terminale della sua vita, Renato fu costantemente “assistito”, diciamo moralmente, (i medici avevano perso ogni speranza di recupero) da una strana triade romana: il cardinale Fiorenzo Angelini, ministro della curia vaticana, Paolo Bufalini, esponente di vertice del Pci, e Giulio Andreotti, il “divo” della politica democristiana.
Che cosa ci facevano questi tre individui, apparentemente fra loro tanto diversi, al capezzale dell’artista agonizzante?
E soprattutto, perché loro tre e non altri? Mistero!
Guttuso aveva tanti amici, anche più intimi dei tre, ma in quei giorni fu inavvicinabile. Non lo potette avvicinare nemmeno Marta Marzotto (alias “Martina”) sua amica intimissima, la quale protestò, pubblica-mente, la sua indignazione contro il cardinale che le avrebbe impedito di vedere l’amico sul letto di morte.
Evidentemente, il porporato avrà avuto le sue buone ragioni, talmente buone (per chi?) da non divulgarle in pubblico.
L’esito di cotanta assistenza fu la conversione, in punto di morte, dell’esponente comunista che- si disse- chiese di ricevere i sacramenti nella chiesa della Minerva. E così avvenne.
Nessuno può dire con certezza che cosa sia effettivamente accaduto in quei giorni, in quelle ore; quali pensieri siano passati per la mente di Guttuso agonizzante.
E, per favore, non ci si venga a parlare di “illuminazione”. Sarebbe energia elettrica sprecata!
Il dato che più interessa conoscere è sapere se il compagno Guttuso era cosciente o meno nel momento in cui assunse quella (presunta) scelta così contrastante, incoerente con i suoi ideali. Poiché, sarebbe grave, molto grave, se si accertasse che Egli, in preda all’angoscia, alla umana paura dell’ignoto, forse anche al delirio che precede il trapasso, fosse stato indotto a rinnegare- di fatto- se stesso, la sua bella vita d’artista e di dirigente di un Partito che si definiva marxista-leninista. Col trattino o senza.” Una beffa per l’Autore dei “Funerali di Togliatti”!
da il mio “Il giardino delle pietre cadute”
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