di Massimo Tretola
7. orizzontale: “l’indimenticato Williams attore”… ROBIN!
Quando il tuo nome diventa una “definizione” da parole crociate e per giunta ne “La settimana enigmistica”, LA testata di parole crociate italiana per eccellenza , è la prova definitiva e inoppugnabile del fatto di essere una “star”… ma allora perché la cosa mi lascia perplesso, quasi malinconico?
“L’indimenticato Williams attore”? Indimenticato, cioè deceduto… perché anche gli “eroi” muoiono!
La morte di Robin Williams ha provocato un’ondata di reazioni di simpatia mondiale in particolare da parte della “generazione anni ’80”, i cui “eroi” vuoi per cause naturali, incidenti o abuso di farmaci, uno dopo l’altro incominciano a morire.
Per quei giovani adulti allevati a latte, cinema e T.V. e che oggi possono esprimersi finalmente “on line”, la tristezza per la morte di una “star” può lasciare in bocca un gusto dolce-amaro, da perdita dell’innocenza, facendo riemergere la dolorosa verità che i nostri “eroi” non sono eterni.
Lauren Bacall grande attrice degli anni ’40 e ‘50 moglie di Humphrey Bogart, è morta nello stesso periodo del nostro “indimenticato” Robin Williams.
La Bacal però, era già un personaggio che apparteneva al passato, quasi come Manzoni o Michelangelo, e soprattutto era una star vecchia maniera.
Una di quelle stelle del cinema lontane, quasi inaccessibili, come all’epoca sapeva fabbricarle così bene solo Hollywood.
Oggi le star sono sempre meno lontane e molto più accessibili.
La loro vita non è mai stata così tanto guardata, scrutata, ammirata, e questa vicinanza fittizia ma costante ce le fa sentire quasi come “gente di famiglia”.
La tipologia di questi “eroi familiari” può essere vasta e variare a seconda del proprio vissuto, dei propri gusti, o della propria snobberia culturale o sociale.
Ognuno di noi col passare degli anni si è costruito la sua “famiglia alternativa” a volte molto “pop” altre volte molto più “select”, fatta di personaggi più o meno celebri.
Questi eroi dei nostri tempi li abbiamo visti crescere in notorietà e popolarità e ci hanno seguito negli anni della nostra formazione.
Li abbiamo visti recitare, cantare, scrivere libri, vincere premi, difendere “la vedova e l’orfano” impegnandosi in cause umanitarie, ma li abbiamo anche guardati esterrefatti, farsi beccare mentre rimorchiano uno sconosciuto in un bagno pubblico e poi farci su una canzone sbandierando “sono gay e allora?!”,
o battersi come dei teppisti per strada strafatti e ubriachi.
In un ceto senso siamo cresciuti con loro, si sono evoluti , e sono invecchiati con noi. Prima erano i rotocalchi e la T.V. a informarci di tutto. Oggi il tutto avviene in tempo reale, internet è vicino, spietato, ed è soprattutto veloce.
Che si sia generazione anni ‘80, ‘90, 2000, ecc, siamo diventati un po’ tutti come dei drogati dell’immagine, che sia la propria o quella altrui. Ossessionati da video in HD, “sex-tape” rubate, foto compromettenti, “selfies” intimi o acrobatici.
La rapidità dei mezzi di comunicazione e la possibilità di esprimersi sui “social” annullano la distanza. Le manipolazioni digitali fanno perfino sopravvivere le nostre star preferite alla propria morte, come testimoniano le incessanti uscite di “nuove canzoni” di Michael Jackson, che sembra non aver mai inciso così tanto come da quando è deceduto!
Invecchiando o peggio morendo troppo presto, la “star” porta via con se anche una parte della nostra vita e diventa a volte difficile dirgli addio.