Parafrasando la giornalista Luisa Pace, autrice di un articolo sull’economia spiegata al proprio cane, affido al canarino Tweety, il personaggio della Warner Bros conosciuto in Italia come Titti, l’arduo compito di spiegare il terrorismo a chi fa antiterrorismo. E mai personaggio fu più indovinato del noto canarino Titti, visto che nel nostro caso, a volte, è proprio un tweet a metterci sulla pista giusta.
La polizia francese arresta quattro persone nella regione di Parigi e nel Sud del Paese, per legami con una filiera jihadista, dopo la strage del museo ebraico di Bruxelles attribuita a Mehdi Nemmouche, cittadino francese che sarebbe stato in Siria con dei jihadisti e già schedato come seguace della jihad islamica dai servizi interni francesi (DGSI).
Difficile non sorridere amaramente ascoltando le dichiarazioni del ministro dell’Interno, Beranrd Cazeneuveil il quale sembra aver scoperto soltanto adesso l’esistenza di estremisti islamici in Francia. “Ci sono persone che reclutano degli jihadisti”, ha spiegato il ministro intervenendo ai microfoni di Europe 1.
Evidentemente nessun canarino aveva informato il ministro che non era al corrente di come centinaia di cittadini francesi lascino il paese per combattere ovunque se ne presenti l’occasione in nome della jihad islamica.
Una situazione non diversa da quella del Belgio o di altre nazioni da dove sempre più di frequente si parte alla volta di paesi nei quali accanto a governi e forze d’opposizione locali combattono terroristi provenienti da altre parti del mondo.
Senza per questo dimenticare come finita la guerra dei Balcani (1992/95) molti jihadisti non lasciarono la Bosnia dove avevano combattuto – inviati da paesi islamisti che avevano interesse contrastare le ambizioni espansionistiche della Serbia di Slobodan Milosevic – promuovendo l’Islam anche nelle sue forme più estreme ed intolleranti tramite l’uso strumentale e distorto dell’insegnamento del Corano, finalizzato all’incitamento alla jihad.
Gornja Maoča Sangiaccato, Novi Pazar, sono nomi di località ben note a chiunque si interessi di terrorismo, messe spesso in relazione con i wahhabiti di Vienna, città dove diverse organizzazioni umanitarie islamiche aprirono la loro sede e dove circa 100 combattenti islamici ottennero cittadinanza bosniaca attraverso la locale ambasciata.
L’importanza dell’area balcanica e di talune scuole coraniche in materia di terrorismo, la si può ben comprendere dai libri (“La torre dei crani” e “Madrasse”) scritti da Antonio Evangelista e che mi permetterei di suggerire come letture anche ai tanti politici ed investigatori europei che soltanto adesso sembrano apprendere di come l’Europa sia minacciata da un nemico che per anni è sembrato essere invisibile.
La vicenda di Mehdi Nemmouche ha ricordato ai francesi Mohamed Merah, che nel marzo 2012 uccise tre paracadutisti e tre bambini ebrei con il loro insegnante, e qualche giornalista più attento di altri, finalmente si accorge di come internet, i social network e l’area dei Balcani, rappresentino il denominatore comune del terrorismo islamico.
Mohamed Merah aveva un profilo Facebook e poco prima della strage si era recato in Bosnia-Erzegovina per assistere a una delle tante lezioni di Mohammed Seifuddin Civcije, capo di una formazione islamica denominata ’Einladung Paradies zum‘ (Invito in paradiso).
Della formazione islamica ’Einladung Paradies zum‘, avevo già scritto dopo l’arresto di Arid Uka, il terrorista accusato di aver ucciso due militari americani all’aeroporto di Francoforte, quando le autorità tedesche trovarono un profilo su Facebook a nome di AbuReyyan. Nome che gli inquirenti fecero risalire ad Uka.
Sulla pagina Facebook di Abu Reyyan, il quale non nascondeva la sua fede islamica, tra gli amici figurava Sven Lau, leader dell’associazione “Einladung zum Paradies”.
Nel 2007 Sven Lau aveva fuso il suo gruppo nel Centro di Educazione e Cultura a Braunschweig, guidato da Mohammed Civcije, chiamando la loro nuova associazione ‘Einladung Paradies zum‘- EZP, in lingua inglese -’ Invito in Paradiso ‘. Nel maggio 2010, venne deciso che Mohammed Civcije sarebbe stato a capo della EZP e Sven Lau sarebbe divenuto il primo deputato.
Prima dell’attentato a Francoforte, Arid Uka, tra la fine del 2010 e inizio del 2011, era stato in Zenica, dove aveva contattato altri gruppi estremisti. Gli uffici della ‘Einladung zum Paradies‘, furono perquisiti nel 2010 dalla polizia tedesca e qualche mese dopo i funzionari di Amburgo chiusero la moschea di Taiba.
Se è pur vero che ad oggi sappiamo poco riguardo l’utilizzo di social network da parte di Mehdi Nemmouche e dei quattro sospetti jihadisti arrestati in Francia, non v’è dubbio alcuno sul fatto che i leader di organizzazioni terroristiche del calibro di Al Qaeda (da bin Laden a Al Zawahiri), abbiano utilizzato il web per i loro messaggi audio con i quali invitavano ad attaccare l’Occidente con qualunque mezzo.
Nonostante ciò, gruppi legati a Sharia4 (movimento islamico ultraradicale fondato nel 2010 in Belgio ritenuto in molti paesi un’organizzazione terroristica) hanno continuato a proliferare sui social network raccogliendo centinaia di simpatizzanti che hanno modo così di entrare in contatto tra di loro per scambiare opinioni, informazioni e impartire eventuali ordini in merito ad attentati da compiere.
Episodi di questo tipo non sono mancati neppure in Italia, dove nel giugno del 2013 la Polizia di Stato di Brescia, con l’accusa di terrorismo internazionale e’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e religiosi, ha tratto in arresto un marocchino 21enne che aveva creato una “filiale” italiana del movimento “Sharia4″ servendosi del proprio blog “Sharia4Italy”.
L’estremista arrestato aveva fatto ricorso al web per trasmettere le proprie traduzioni di documenti di natura jihadista e per ottenere istruzioni sull’uso di esplosivi, armi e tecniche di combattimento e durante la perquisizione effettuata presso la sua abitazione gli agenti avevano rinvenuto e sequestrato alcuni scritti in cui si inneggiava alla jihad contro l’Italia e la Francia.
Durante l’indagine emerse che il 21enne aveva confidato a un amico il desiderio di morire per Allah e da un po’ di tempo aveva cominciato, via Internet, a eseguire ricerche su possibili obiettivi da prendere di mira.
E mentre il presidente francese, Francois Hollande – il quale evidentemente non possiede un canarino – dichiara che vuol rendere omaggio ai doganieri e ai poliziotti, per aver consentito l’arresto di Nemmouche (avvenuto per caso nel corso di un normale servizio antidroga) rimarcando “la volontà di perseguire questi jihadisti e di evitare che possano nuocere e di evitare un loro ritorno a una guerra che non è la loro e non è la nostra”, “Sharia4″ e altre organizzazioni hanno nel tempo assunto la struttura di network internazionali, che si avvalgono, oltre che di siti Internet dedicati e canali tematici su Youtube, anche di una sorta di jihadismo di piazza e della predicazione in strada conosciuta soprattutto come “street da’wa”.
Nonostante le belle parole di Hollande, la sua nazione (insieme al Belgio e di recente altri paesi come l’Olanda) risulta tra le più infiltrate da organizzazioni di terrorismo islamico.
Da Facebook a Twitter, non c’è social che i fondamentalisti islamici non adoperino come strumento per divulgare il proprio credo, per fare nuovi adepti, per organizzare attentati. Ultimo in ordine di tempo, l’arresto di Elfgeeh, un cittadino naturalizzato degli Stati Uniti, accusato di aver tentato di acquistare armi da fuoco con l’intento di utilizzarle per uccidere i soldati americani di ritorno dalle missioni all’estero. L’uomo attraverso i 140 caratteri consentiti da Twitter, aveva precisato più volte il suo odio ideologico verso gli Stati Uniti, annunciato la sua alleanza con al-Qaida e incoraggiato le donazioni di denaro per gli jihadisti che “sostengono il martirio e sono i veri musulmani di tutto il mondo”.
L’idea più brillante, i francesi l’ebbero lo scorso anno quando pensarono di aprire le porte dei penitenziari agli imam affinchè gli stessi, divulgando gli insegnamenti del Corano in maniera corretta, potessero arginare il diffondersi dell’estremismo islamico tra i detenuti di fede musulmana.
Una strategia del governo Hollande che prevedeva l’assunzione a tempo pieno da parte dello Stato di sessanta nuovi imam per tenere lezioni di Islam nelle carceri, così come avveniva già in 60 delle strutture penitenziarie sulle 200 esistenti nel paese.
Fin da subito furono in molti a cantar vittoria – come il canto del gallo sul far del giorno – affermando che il fenomeno del proselitismo islamico da parte di fondamentalisti improvvisatisi imam si era ridotto con la presenza di “imam di Stato”.
I più recenti fatti di cronaca e il numero sempre crescente di siti web, gruppi e profili Facebook che inneggiano alla jihad – oltre agli immancabili tweet – dimostrano ancora una volta come il legame tra terrorismo islamico e apparati di estremismo politico, nonchè l’utilizzo del web, vengano sottovalutati.
La rivista portavoce dell’organizzazione terroristica, reperibile in rete in formato Pdf, invita gli estremisti islamici a compiere attentati spiegano loro come realizzare esplosivi in casa e dando precise indicazioni sui bersagli da colpire e il momento in cui farlo.
La rivista indica obiettivi in Inghilterra (stadi, ippodromi, campi di tennis e il nome di un hotel frequentato da uomini d’affari e dell’alta finanza), precisando il periodo nel quale portare a termine l’attentato, il momento della giornata e l’arma ideale.
E mentre il gallo francese canta, un canarino cinguetta un tweet che sa di morte:
“Con oltre 82 milioni di turisti stranieri all’anno, la Francia è classificata come la prima destinazione turistica al mondo. Spiagge e località balneari, regioni rurali che molti godono per la loro bellezza e la tranquillità…”
Segue l’elenco degli obiettivi da colpire, dal trasporto pubblico, alla valle della Dordogna (durante l’ estate colpite due piccioni con una fava; entrambi l’inglese e il francese – riporta la rivista); dagli eventi sportivi alla parata militare la mattina del 14 luglio, ai musei alla Costa Azzurra .
Bersagli, ubicazione, data, ora. Mi viene in mente quello che mi raccontarono sul perché i francesi avessero scelto come simbolo il gallo: “perché è l’unico animale che canta mentre ha i piedi immersi nel letame…”
Mi è semblato di vedele un ga… un gallo….
Gian J. Morici