Le immagini delle scritte offensive rivolte ai due magistrati uccisi dalla mafia, sono state pubblicate sul social network da Valentina, giustamente indignata, che le ha così commentate:
“Sono un gran pappone”
“Sono un gangster”
Inaccettabile questo sfregio sul murales di piazzale Giglia, anche se per mano di un qualsiasi ragazzino idiota! Il rispetto per Falcone e Borsellino dovrebbe essere uno dei pochi punti fermi di oggi”.
Tra i commenti ad un fatto vergognoso , uno in particolare ha colpito la nostra attenzione per la lucidità con la quale affronta il problema dell’utilizzo strumentale da parte dei politici dell’immagine di due uomini che ben altro rispetto meritano:
Scrive Amelia: Mah! … l’immagine simbolo più abusata dalla politica e dai media è stata sfregiata da una scritta dissacrante … tanto abnorme da doverci fare riflettere. Mi chiedo: è maggiore l’offesa della scritta, ai due martiri che hanno un posto speciale nella memoria di tutti noi, oppure l’offesa vera è stata -ed è ancora- l’appropriazione abusiva della loro memoria messa in atto da singoli personaggi e settori della politica? Forse (forse) l’ignoto ragazzino, in modo consapevole o istintuale poco importa, ha voluto indicarci la luna, ma noi guardiamo il suo dito. Dopo ben 26 anni possiamo dar ragione a Sciascia nelle sue parole, allora troppo anticipatorie per essere comprese dai più, sull’antimafia. Il proprio impegno contro la mafia non si declama nelle interviste, nelle comunicazioni elettorali, nel logo della amministrazione/azienda di appartenenza… Si declina, invece, all’indicativo presente, nel concreto del proprio impegno di lavoro quale che esso sia, nel vivo del proprio mandato, politico o sindacale, anche al più piccolo dei livelli. Ci siamo tutti accontentati che la mafia venisse combattuta solo nelle aule di Giustizia, abbiamo creduto che a tutti gli altri fosse dato solo di intrupparsi nei cortei, magari di far nascere e moltiplicare le sigle associative che se la intestano. Ci siamo presto dimenticati di Giovanni Bonsignore e di tutti quegli eroi civili che nel loro lavoro la mafia l’hanno combattuta concretamente e concretamente sono stati uccisi” – e aggiunge – mi offende nei sentimenti che quella immagine cara a tutti noi debba ‘ornare’ l’orribile retro di uno stabilimento balneare…questa immagine lì è l’antimafia ‘di facciata’. Rintracciarne l’autore dovrebbe essere facile: nessuno può averla dipinta lì senza il permesso della proprietà, non è lavoro di una notte… Vogliamo davvero invece interrogarci su cosa sia la vera lotta alla mafia e cosa invece l’antimafia ‘di maniera’, ovvero ‘di facciata’?”
Lo sfregio al murales è certamente un fatto ignobile, tanto più per le frasi utilizzate. Ma è meno ignobile assistere a convegni, manifestazioni e commemorazioni che vedono la partecipazione di soggetti che con la mafia hanno intrattenuto, e forse intrattengono ancora, rapporti di tipo politico o affaristico?
È questa la lotta alla mafia che vogliamo?
gjm
Secondo il mio modesto parere lautore o gli autori delle scritte in questione ignorano le identità delle persone raffigurate nel murales