Molti i dubbi che in questi 550 giorni sono emersi sulla vicenda dei due marò. Hanno sparato, non hanno sparato. Il S Antony era il peschereccio che aveva minacciato la Lexie e su cui Massimiliano e Salvatore hanno fatto fuoco di dissuasione. I fatti sono accaduti in acque nternazionali. Che ruolo ha avuto la petroliera greca Olimpich Flair. Perché l’Armatore ha dato l’ordine di rientrare in acque territoriali indiane ed attraccare sul porto di Koci. Con chi si é consultato. Chi ha avvertito l’Addetto Militare che da Delhi ha raggiunto Koci in tempo utile per essere in banchina al momento dell’attacco della Lexie. Perchè l’Italia non ha attivato l’arbitrato internazionale per ottenere un giudizio super partes sull’accaduto.
Tante domande, poche le risposte molte delle quali incomplete specialmente se riferite ad aspetti del ruolo istituzionale dell’Italia. Nel frattempo i due “Leoni del S.Marco” sono ancora in ostaggio dell’India ed il loro futuro é poco comprensibile.
Fra le tante incertezze solo un aspetto è stato formalmente chiarito dall’allora Ministro della Difesa, quando il 15 ottobre 2012 ha sottoscritto una risposta scritta ad un’interrogazione parlamentare, informando che l’Armatore della nave aveva chiesto il “nulla contro” alla struttura militare di Comando e Controllo del personale militare impegnato in operazioni Fuori Area, perchè la petroliera Lexie rientrasse in acque territoriali indiane ed attraccasse a Koci. Autorizzazione concessa dal Centro Operativo Interforze che secondo procedura si dovrebbe essere consultato con il Comando della Squadra Navale della Marina Militare (CINCINAV), organo di Comando, Coordinamento e Controllo delle unitá e del personale della Marina Militare che opera oltre i confini nazionali.
Una notizia passata in sottordine, sicuramente non amplificata dagli Organi di Stampa nazionale quasi fosse un dettaglio di poco conto mentre, invece, la decisione rappresentava forse il nucleo principale, l’elemento fondamentale intorno al quale l’intera vicenda ruota da più di 500 giorni. Se la Lexie, infatti, non fosse rientrata in acque internazionali l’Italia avrebbe potuto pretendere in qualsiasi contesto internazionale l’applicazione nei confronti di Latorre e Girone il diritto di immunitá funzionale, chiudendo definitivamente l’intera faccenda.
Qualcosa di poco chiaro e mai chiarito é invece avvenuto e si aggiunge al mistero di chi abbia avvertito dei fatti l’Addetto per la Difesa a Delhi, anche esso un Ufficiale di Marina e di chi abbia dato lui disposizioni su come muoversi su quello che stava diventando un terreno minato. Gli Esteri piuttosto che la Difesa ? La Presidenza del Consiglio attraverso i rappresentanti dell’Intelligence italiana in India? Piuttosto l’Ambasciatore italiano del momento, in vero molto assente nell’immediatezza dei fatti.
Non un dettaglio di poco conto, ma un altro elemento essenziale dal quale si potrebbe comprendere la “disinvoltura” con la quale l’Ufficiale ha accettato le richieste indiane di far consegnare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, decisione sicuramente non autonoma né improvvisata, conoscendo l’inerzia che caratterizza determinate funzioni all’estero.
Vicende iniziali ma fondamentali che peraltro hanno visto un totale distacco dei vertici delle Forze Armate quasi che i due Marò fossero operatori di sicurezza civili. Un distacco forse anche determinato dalla convinzione che qualcosa di immediato si sarebbe ottenuto essendo Ministro della Difesa, per la prima volta in Italia, un collega, un Ammiraglio in quiescenza.
Un silenzio assordante rotto solo dallo sdegno manifestato da centinaia di migliaia di cittadini italiani, in uniforme, ex militari, civili, donne ed uomini a cui stava a cuore la sorte di due italiani e quella dell’immagine internazionale delle proprio Paese. Gente inascoltata, addirittura bistrattata e giudicata invece dalle Istituzioni ai massimi livelli come elemento disturbatore.
L’11 marzo un momento di riscossa nazionale, il Sottosegretario agli Esteri dott. Staffan de Mistura annuncia al mondo che i due marò non rientrano in India al termine del loro permesso elettorale e l’Italia ricorrerá ad un arbitrato internazionale. Un’illusoria speranza come tante altre, destinata ad annullarsi dopo una decina di giorni.
Quello che é accaduto successivamente é noto a tutti. Vergogna sulla vergogna con un ex Comandante che dopo aver accettato che i propri uomini fossero riconsegnati al nemico non abbandona una nave ormai alla deriva e nello stesso tempo non sente il dovere di chiarire i tanti misteri ancora oscuri. Una scelta sicuramente non fatta per coprire chicchessia, non lo voglio pensare, forse solo per non urtare la suscettibilitá e gli ordini di lobby intoccabili.
Improvvisamente, però il 24 marzo 2013, dopo che i due Marò sono stati fatti rientrare improvvisamente in India una voce si alza. L’ex diplomatico indiano Labil Sibal esclama “si tratta di una triste testimonianza dell’inettitudine della diplomazia italiana” in quel momento gestita dal Senatore Monti dopo le dimissioni del Ministro Terzi. Anche il Capo delle Forze Armate, l’Ammiraglio Binelli, finalmente mortificato dal battibecco fra Roma e Delhi grida, “basta con questa farsa, Latorre e Girone devono essere riconsegnati alla giurisdizione italiana ……”. Un altro tassello che si aggiunge al mosaico dei misteri in quanto solo dopo più di un anno da quel fatidico 15 febbraio del 2012, si sente una voce di Comandante che avrebbe dunito urlare prima, almeno nelle orecchie del suo ex collega Di Paola.
A seguire, il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ricorda ” Latorre e Girone hanno avuto il coraggio dell’obbedienza, nel momento più difficile, guardando all’interesse dell’Italia, coerentemente con i loro valori di lealtá, onore ed amore di Patria che devono sempre inspirare le nostre azioni e le nostre scelte. Noi marinai continueremo a fare il nostro dovere con orgoglio e disciplina sul l’esempio di Latorre e Girone, fiduciosi della vittoria delle nostre ragioni. Sosteniamo incondizionatamente i fucilieri e le loro famiglie”.
Nessuno, però, chiarisce chi abbia accettato Sulla linea di Comando militare la proposta dell’Armatore di fare rientrare la nave su Koci. Fra le tante parole finora dette, un’ammissione di responsabilitá In tal senso renderebbe onore e merito all’amore di Patria che ha inspirato le scelte di Latorre e Girone.
Fernando Termentini