Servizi segreti di Stati Uniti, Giordania, Emirati Arabi, intervengono nei negoziati tra opposizione e governo di Bashar al-Assad per raggiungere una “soluzione pacifica della crisi siriana”.
All’origine dell’intervento, la necessità di monitorare alcuni gruppi dell’opposizione che, secondo i timori dei servizi segreti, potrebbero essere infiltrati da terroristi.
Nel corso di un incontro tra alti funzionari delle intelligence degli Stati suindicati, sarebbe stato redatto un piano di massima per ridurre i fattori di rischio e per far sì che si raggiunga un accordo di pace che porti a democratiche elezioni in Siria.
Il piano prevede la realizzazione di un centro d’intelligence misto, composto da rappresentanti delle dei servizi segreti delle tre nazioni, con il compito di monitorare gruppi “terroristi” a sostegno dell’opposizione a Bashar Al Assad; l’attività di monitoraggio dei disertori del regime di Assad e un maggior controllo lungo in confine tra Giordania e Siria; il monitoraggio delle transazioni finanziarie e gli aiuti diretti ai campi profughi in Giordania e Turchia; l’attività di persuasione nei confronti dei capi del FSA e della Coalizione nazionale siriana, in particolare verso i membri del SNC che hanno disertato dal regime, per costringerli ad accettare negoziati con Bashar al-Assad.
La notizia è trapelata grazie a una lettera al direttore dei servizi di intelligence giordana, il generale Faisal Al Shobaqi del capo della divisione Amman dell’ufficio di intelligence, il tenente Fawaz Al Shahwan, che in data 25 Gennaio 2013, riassume l’esito della riunione tenutasi giorni prima.
gjm