Accade oggi la stessa cosa che successe anni fa, quando la Chiesa agrigentina rimase coinvolta in un caso di pedofilia.
Allora, un seminarista, che all’età di 12 anni aveva subito abusi sessuali nel seminario che frequentava, da parte di tale don Bruno, nel 2000 raccontò ai genitori quella terribile storia e denunciò quanto gli era accaduto alla Procura.
Nel 2004, il sacerdote venne condannato a 2 anni e 6 mesi, con patteggiamento, per abusi nei confronti del seminarista e di altri 6 minorenni.
In sede civile la vittima chiese per sé e per i suoi genitori 65 mila euro. Per tutta risposta la Curia Vescovile di Agrigento, avanzò una richiesta di risarcimento danni per l’ammontare di 200 mila euro, accusando il ragazzo di aver leso l’immagine e l’operato della Chiesa.
Solo grazie al fatto che la vicenda venne riportata dal programma televisivo “Mi manda Rai3” e venne ripresa dai mass-media nazionali, la Curia ritirò la richiesta di risarcimento danni.
È storia recente quella dei vescovi trattenuti nella sede dell’arcivescovado di Mechel-Bruxelles durante la sua perquisizione.
Una storia che ha assunto i contorni di un grave incidente diplomatico tra Santa Sede e Belgio, soltanto perché la polizia belga, ha ottemperato ad un mandato di perquisizione firmato dalla magistratura che indaga sui crimini di pedofilia tra i religiosi negli ultimi trent’anni.
Il ministro degli Esteri vaticano, l’arcivescovo francese Dominique Mamberti, ha convocato ieri Charles Ghislain, ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, al quale ha espresso il suo «sdegno e lo sgomento» per la violazione delle tombe di alcuni alti ecclesiastici durante le perquisizioni in Belgio.
Nessuno sdegno e nessuno sgomento per quanto accade in merito allo scandalo che vede coinvolti numerosi ministri di culto in scabrose vicende di reati sessuali?
Il Belgio – è bene ricordarlo – è uno dei paesi nei quali le denunce abusi su minori, sono numerosissime.
L’operazione di polizia, che ha visto una trentina di agenti irrompere nel palazzo arcivescovile di Meleghen-Bruxelles, la “sede centrale” della Chiesa cattolica belga, mentre era in corso la riunione della conferenza episcopale, ha portato alla perquisizione di stanze private e uffici amministrativi, al sequestro di computer e cellulari e di 475 dossier della commissione indipendente Andraessens che indaga sui crimini commessi da preti e vescovi pedofili.
Mentre il Vaticano monta il caso perché è stata scoperchiata la tomba di un arcivescovo del passato, un imbarazzante silenzio cala sul contenuto delle preziose carte dei 475 dossier.
E sì che per creare 475 dossier, di carte ce ne devono essere…
La Santa Sede, esprime inoltre «rammarico» per «alcune infrazioni alla confidenzialità a cui hanno diritto proprio quelle vittime per le quali sono state condotte le perquisizioni», temendo per la violazione della privacy di persone oggetto di abusi in passato che si sono spontaneamente rivolte alla commissione indipendente istituita dalla Chiesa a cui il governo partecipa con la nomina di due magistrati.
Un vero “atto d’amore”, teso a tutelare le vittime. Così come la minaccia da parte della Chiesa belga, di denunciare chi si è permesso di trattare i prelati come comuni cittadini.
Il premier uscente, il democristiano Yves Leterme, a tal proposito, ha affermato che «i responsabili che hanno commesso abusi «devono essere perseguiti e condannati secondo la legge belga», non dimenticando di precisare che le indagini «sono la prova che in Belgio esistono poteri separati tra stato e Chiesa.
Le persone che hanno commesso abusi, contravvenendo alla legge, devono essere punite e condannate: certamente ciò va fatto, ciò è dovuto ».
Evidentemente, per chi abituato in Italia, dove da secoli si coprono i più grandi scandali politici, economici e sessuali, è difficile accettare il fatto che possano esistere Paesi che non conoscono la differenza tra cittadini di serie “A” e cittadini di serie “B”.
Smentita infine dalla Procura belga l‘accusa mossa dal cardinale segretario di Stato Bertone, secondo la quale i vescovi sarebbero stati sequestrati e tenuti senza mangiare e bere per nove ore.
Secondo quando annunciato dal portavoce della Conferenza episcopale locale, Eric de Buekelaer, la Chiesa belga potrebbe decidere di avviare un’azione legale, ma questo sembra non impensierire minimamente né il governo, né i giudici, che intendono prima esaminare con attenzione tutto il materiale acquisito per indagare su chi, oltre ai 475 fascicoli di testimonianze su casi di pedofilia, potrebbe essersi reso colpevole di abusi sessuali su minori.
Da un lato l‘ira del Vaticano e l‘arroganza di chi è capace di citare in giudizio una vittima chiedendo un risarcimento danni, dall‘altro, la maggior parte dei media, l’opinione pubblica, le forze politiche, che appoggiano l’azione della magistratura.
Il Belgio, è un Paese di antica tradizione cattolica, ciò nonostante, il segnale è chiaro: la Chiesa non è al di sopra della legge.
Il Vaticano perde ancora una volta una buona occasione per tacere e fare ammenda dei propri peccati, occupandosi delle anime dei peccatori e lasciando fare alla giustizia il proprio corso.
Difficilmente, ad esclusione dell’Italia, gli altri governi si lasceranno intimidire dalle azioni politiche dello Stato pontificio e ancora lunga da scrivere è la lista degli scandali sessuali che coinvolgono i preti. Benedetto XVI, farà bene a rassegnarsi all’idea che non si difendono i valori del cristianesimo nascondendo le parti marce della Chiesa e che l’unico modo di venirne fuori è quello di denunciare quanto accade senza chiedere sconti per nessuno.
Gian J. Morici
Caro Gianni,
conformemente a quanto precisato sul libro di Genchi, Ti rammento che anche sul vomitevole caso della pedofilia nella Chiesa cattolica fu proprio “La Valle dei Templi” ad occuparsene fra i primi siti in Italia con la mia ampia recensione (poi più volte veicolata anche a livello nazionale) sulla rubrica “Parole & Segni” d’un tremendo “dossier”, intitolato “Viaggio nel silenzio – i preti pedofili e le colpe della Chiesa”, edito nel marzo 2008 da “Chiarelettere”, autrice Vania Lucia Gaito, ed in cui numerose pagine, taglienti come spietati rasoi, venivano dedicate anche al caso “agrigentino” che Tu torni a rievocare ed altresì alla deprecabile prassi di “risolvere” problemi e imbarazzi magari solo “coprendoli”nella logica del”promoveatur ut amoveatur”,scordate tutto e “amen”.
Nuccio Mula