Secondo l’OMS, circa il 90% dei casi segnalati si sono verificati nella Repubblica Democratica del Congo dove ha infettato almeno 18.000 persone e provocato 615 morti. Il Sud Kivu è l’epicentro, con quasi la metà (46%) dei nuovi casi del Paese nelle ultime quattro settimane. Di questi, due terzi dei casi hanno riguardato bambini. L’epidemia sta esacerbando una crisi umanitaria già grave, con oltre 7 milioni di persone sfollate, principalmente a causa del conflitto e di un sistema sanitario indebolito.
I casi del virus potenzialmente mortale del vaiolo delle scimmie sono aumentati di circa 75 volte tra i bambini e i giovani di età inferiore ai 19 anni nella provincia della Repubblica Democratica del Congo più gravemente colpita finora quest’anno. I casi nella provincia orientale del Sud Kivu, infatti, si stanno diffondendo due volte più velocemente tra i bambini rispetto al resto della popolazione[1], mentre gli operatori sanitari sono impegnati questa settimana a limitare la diffusione del virus all’inizio del nuovo periodo scolastico. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Dopo il ritardo nella consegna dei vaccini alla Repubblica Democratica del Congo e ai Paesi vicini, è fondamentale che la comunità internazionale intensifichi i finanziamenti in modo che le scuole possano garantire acqua pulita e misure igienico-sanitarie adeguate per i bambini nelle prossime settimane. Molte scuole, infatti, non hanno acqua corrente, disinfettanti o sapone, misure fondamentali per prevenire la diffusione di malattie contratte da superfici e oggetti contaminati.
L’analisi di Save the Children sui dati del Ministero della Salute per il Sud Kivu ha mostrato che sono stati registrati 15 casi di Mpox nelle prime quattro settimane dell’anno, rispetto ai 1.192 casi nelle quattro settimane tra il 22 luglio e il 18 agosto tra bambini e giovani[2].
L’ultima variante dell’Mpox, il clade 1b, è stata rilevata nella Repubblica Democratica del Congo nel settembre 2023 ed è stata recentemente trovata nei Paesi vicini e in altre parti del mondo. Tre settimane fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato la diffusione del virus un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale.
Ad oggi, secondo l’OMS, circa il 90% dei casi segnalati di vaiolo delle scimmie si sono verificati nella Repubblica Democratica del Congo, dove il virus ha infettato almeno 18.000 persone e provocato 615 morti. Il Sud Kivu è l’epicentro, con quasi la metà (46%) dei nuovi casi del Paese nelle ultime quattro settimane (fino al 18 agosto), il numero più alto di qualsiasi altra provincia del Paese. Di questi, due terzi dei casi hanno riguardato bambini.
Julien Chabo Byake, operatore di Save the Children nel Sud Kivu, lavora per promuovere cambiamenti socio-comportamentali in grado di fermare la diffusione del morbo, come evitare strette di mano e altri contatti ravvicinati con gli altri. Sta inoltre collaborando con le autorità sanitarie per contrastare la disinformazione e guidare le comunità su come cercare cure mediche adeguate.
Gli operatori sanitari devono combattere lo stigma socio-culturale attorno al virus a causa della convinzione che si diffonda attraverso il contatto sessuale e il fatto che le persone siano riluttanti a farsi curare per paura di essere isolate dalle loro famiglie e rimangano conseguentemente privi di mezzi di sussistenza. Alcune persone hanno invece scelto di chiedere aiuto ai professionisti della medicina tradizionale o all’automedicazione, che potrebbe essere fatale.
Ricordando un bambino di 4 o 5 anni affetto dal vaiolo delle scimmie che ha incontrato in ospedale, Byake ha detto: “Ho visto lesioni ed eruzioni cutanee che coprivano il suo corpo. Il bambino piangeva spesso e voleva solo essere tenuto in braccio dalla madre. Aveva la febbre e sembrava esausto. Sua madre ci ha detto che non mangiava, nonostante gli fossero stati offerti i suoi cibi preferiti, e stava perdendo peso. I suoi occhi erano leggermente rossi. Era profondamente preoccupata e inizialmente pensava che la malattia fosse dovuta alla stregoneria o causata da qualcuno […] C’è molta disinformazione nella comunità: alcune persone credono che questa malattia non esista, altri sostengono che abbia avuto origine nei laboratori europei per ridurre la popolazione africana, mentre alcuni pensano che sia un maleficio o una punizione divina per i peccatori. Ma c’è anche una parte della comunità che riconosce il vaiolo come una malattia, come l’Ebola e il colera che in passato hanno avuto un enorme impatto sul Paese”.
“Questo Paese ha già sopportato il peso di crisi sanitarie in passato, come l’Ebola, il colera e il morbillo. Adesso basta: questo nuovo ceppo mortale di vaiolo dovrebbe essere un monito al mondo, affinchè si impegni a investire nel controllo e nella prevenzione delle malattie, in modo che i bambini e le famiglie non soffrano inutilmente. È giunto il momento che i bambini nella RDC smettano di essere un’altra crisi dimenticata. Il mondo deve anche finanziare soluzioni a lungo termine, come un accesso equo ai vaccini e maggiori capacità di test” ha dichiarato Greg Ramm, Direttore di Save the Children nella Repubblica Democratica del Congo.
Save the Children chiede un sostanziale aumento di fondi per migliorare l’accesso all’acqua pulita, implementare il numero di strutture igienico-sanitarie nelle scuole e nelle comunità, in modo che i bambini possano giocare e imparare in sicurezza. L’Organizzazione chiede inoltre sostegno per aumentare le attività di sensibilizzazione nelle scuole e nella comunità in generale. Ciò contribuirebbe anche a scongiurare altre malattie diffuse nella RDC, come il morbillo, che secondo MSF ha ucciso quasi 6.000 persone l’anno scorso[3].
Nella Repubblica Democratica del Congo, Save the Children sta rispondendo all’epidemia di vaiolo delle scimmie nel Nord Kivu e nel Sud Kivu, fornendo sostegno, acqua, servizi igienico-sanitari, compresa la distribuzione di dispositivi di protezione individuale e la formazione di leader nei sistemi di coinvolgimento, comunicazione e allerta della comunità per identificare e segnalare casi sospetti. L’epidemia sta esacerbando una crisi umanitaria già grave, con oltre 7 milioni di persone sfollate, principalmente a causa del conflitto e di un sistema sanitario indebolito.
[1] Tra tutte le fasce d’età, i casi del virus (sulla base di un’analisi dei casi notificati nel Sud Kivu) sono aumentati di circa 35 volte nello stesso periodo di tempo, suggerendo una diffusione più lenta a eccezione della sola fascia di età 0-19 anni. I dati del governo sui casi notificati nel Sud Kivu mostrano che la percentuale di giovani di età compresa tra 0 e 19 anni colpiti ha mostrato una chiara tendenza al rialzo nel 2024.
[2] Save the Children ha analizzato i dati provinciali del Sud Kivu del Ministero della Salute della RDC che hanno mostrato una prevalenza di 48 casi nelle prime quattro settimane del 2024 fino ai 1.797 nelle quattro settimane fino al 18 agosto (settimana epidemiologica 33) tra tutti i gruppi di età. Sono stati stimati i casi di età compresa tra 0 e 19 anni applicando la ripartizione per età fornita dal Ministero della Salute per i casi notificati al governo nel Sud Kivu. Save the Children ha applicato questa disaggregazione per età disponibile per i casi notificati nel Sud Kivu, considerando il più ampio carico di casi sospetti, settimana per settimana, e ha stimato che ci fossero 15 casi nelle prime quattro settimane dell’anno nella fascia di età 0-19 anni, rispetto a 1.192. casi nelle quattro settimane fino al 18 agosto. Sulla base dei casi notificati finora nel Sud Kivu in agosto, attualmente oltre i due terzi riguardano bambini e giovani di età fino a 19 anni.
[3] https://reliefweb.int/report/democratic-republic-congo/why-measles-remains-mass-killer-dr-congo