Mafia-appalti, unica causa dell’accelerazione della strage di via D’Amelio, quando non addirittura la ragione che la determinò.
Questo secondo la vulgata del momento che tende ad attribuire la morte di Paolo Borsellino alla sola indagine condotta dai Ros.
Nulla di diverso rispetto quello che accadeva con la cosiddetta Trattativa Stato-mafia, quando sotto accusa erano gli stessi Ros del dossier Mafia-appalti.
Da una certezza a un’altra senza che il dubbio possa in qualche modo indurci a una più attenta riflessione alla ricerca della verità.
La certezza a volte è frutto di stupidità, altre volte di malafede.
Dopo trentadue anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, adesso si arriva alla certezza che non solo la morte di Borsellino aveva come unico movente Mafia-appalti, ma che anche la strage di Capaci era direttamente collegata soltanto a quest’unica indagine.
Abbiamo impiegato trentadue anni per leggere sulla Nuova Bibbia la verità unica e incontrovertibile.
Il nuovo dogma.
Cancellate dalla vostra mente ogni dubbio, non ci sono “manine esterne” nelle stragi, è solo l’opera della mafia e di qualche magistrato che le favorì o che ne depistò le indagini.
Chi lo dice?
Mentre ancora qualche procura indaga, le certezze arrivano dal mondo della stampa e dalle interviste rilasciate da qualche scrittore.
Che Mafia-appalti potesse essere una concausa, chi scrive lo ha sempre sostenuto, così come che il processo Trattativa che sarebbe franato come un castello di carte scosso da un forte vento di scirocco.
Ma da questo alle verità assolute e minimizzanti ne passa.
Il dossier Mafia-appalti fu frutto di indagini condotte dai Ros nel 1990, che lo consegnarono alla procura di Palermo il 16 febbraio 1991, facendolo seguire dall’Informativa “Sirap”, depositata il 5 settembre 1992.
Atti che allo stato delle indagini di quel periodo, risultarono riconducibili all’attività investigativa svolta dai Ros nella primavera del ’90, divisi e consegnati in momenti diversi a distanza di tempo.
Anche a voler leggere le bibbie mediatiche e prenderle per oro colato, non si può fare a meno di notare palesi discrasie che qualche dubbio dovrebbero far sorgere nel lettore.
Chi infatti a spada tratta sta perorando la causa di Mafia-appalti movente unico della strage, ricorda come il gruppo Ferruzzi unito con la Montedison divenne il secondo gruppo industriale privato italiano.
Un gruppo che aveva ricavi per circa 20mila miliardi di lire e 200 stabilimenti in tutto il mondo e che controllava la Calcestruzzi Spa, già menzionata nel dossier Mafia-appalti.
Al gruppo erano legati i nomi degli imprenditori Raul Gardini, Lorenzo Panzavolta e Giovanni Bini, ma anche quelli di mafiosi, come Antonino Buscemi e, secondo il pentito Leonardo Messina, anche quello di Totò Riina.
Il gruppo finì poi nell’inchiesta su tangentopoli condotta dall’allora pm Di Pietro.
Secondo la vulgata Mafia-appalti, Borsellino aveva parlato con Antonio Di Pietro dicendo che bisognava far presto, legando così Mafia-appalti a tangentopoli.
La mafia – e solo la mafia – nonostante fosse inserita in un gioco di potere economico che vedeva coinvolte le più grandi aziende italiane, determinava l’eliminazione di Borsellino per impedire che potesse bloccare il tavolino degli appalti?
E Di Pietro?
Mentre in Sicilia scoppiavano le bombe, Di Pietro portava avanti le indagini su quel terremoto giudiziario, politico ed economico che fu Tangentopoli.
E se è pur vero che Einstein sosteneva “due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana…”, e che certamente i mafiosi non possono far vanto di un cospicuo numero di loro appartenenti tra le fila del Mensa, l’associazione che annovera le persone con il più alto Quoziente Intellettivo al mondo, altrettanto vero è che bloccare Mafia-appalti in Sicilia e uccidere i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non impediva le indagini che in quel momento storico diverse procure avevano avviato.
Erano così stupidi i vertici di ‘Cosa nostra’ da poterlo pensare, o praticavano lo sport di uccidere i giudici siciliani lasciando liberi gli altri di agire?
Il conto non torna.
Ben altri conti però potrebbero tornare, a partire dalla necessità di mettere la parola fine a indagini e processi per le stragi del 92/93 addossando alla sola mafia la responsabilità delle stesse ed evitando di coinvolgere apparati dello Stato e di altre nazioni, e chiudere anche in sede civile eventuali pretese risarcitorie, visto che la responsabilità di “manine estranee” è una strada ostica e lunga da perseguire.
Gian J. Morici