Testo e foto di Diego Romeo
Ottuso sciovinismo hollywoodiano fu la scelta di Michelle Williams per l’interpretazione del film “Marilyn” del 2010. Nessuno pensò a lei, Loredana Cannata che era già molto nota per le sue interpretazioni cine teatrali e televisive. Se ne accorse il regista turco Ozpetek ( e non solo) che in quegli anni la volle nel suo “Magnifica Presenza”. Possibile (e deprecabile) che ai tycoon americani sia sfuggito il profilo della Cannata che oggi dimostra di essere stata adeguata al ruolo della Monroe? Oggi l’attrice sicula torna ad Agrigento dove qualche anno fa si era fatta apprezzare per la sua partecipazione a “La scomparsa di Maiorana” regia di Fabrizio Catalano e mette in scena al “Posta Vecchia” “Marilyn- Her Word” (Marilyn- la sua parola”) scritto, diretto e interpretato da lei stessa con la consapevolezza di rendere tangibile l’anima e il corpo di una donna abusata e sfruttata “fino all’osso” della depressione e del suicidio. Una ultima notte ( forse più feroce dell’”atroce notte” fra Pirandello e Marta Abba) dove vengono narrati anche attraverso il contributo di sequenze dei film della Monroe le ultime ore di una grande e fragile attrice che il machismo degli anni 60 definiva “oca giuliva” e così commettendo una delle più imperdonabili colpe di quegli anni. Era il 4 agosto 1960 quando Marilyn fu trovata riversa nel suo letto, si disse morta suicida per aver ingerito una eccessiva dose di barbiturici. Loredana Cannata non era ancora nata e oggi è lei stessa a riferire che all’età di 7 anni trovò un ritaglio di giornale con una foto dell’attrice statunitense. Una lettura-rivelazione che le cambiò la vita, precisa Loredana- “ fu una luce nei miei periodi bui, la sua storia mi diede forza, ispirazione e consolazione”. Con “Marilyn Her Word” Loredana Cannata oltre a rendere giustizia a se stessa mostrando una suggestiva caratura di verosimiglianza, continua a rendere giustizia a una icona del cinema rimpianta dallo stesso cinema mortifero di oggi con i suoi sequel e prequel, digitalizzazioni spudorate che hanno costretto allo sciopero per parecchi mesi le maestranze e gli artisti americani. Marilyn Cannata oggi è ancora viva e palpitante in questi sessanta minuti catapultati da un passato che dovrebbe insegnare alla “fabbrica dei sogni” non solo hollywoodiana, quel rispetto umano che perfino il “meToo” stenta a ristabilire.