“Firmata la convezione tra CVA e la città di Aragona per l’utilizzo di una parte del parco minerario di Taccia Caci”. Questo tra i contenuti riportati a mezzo comunicato stampa l’1 dic. 2009 dalla Cantina Viticultori Associati di Canicattì (CVA).
Grande fu l’entusiasmo a giudicare dalle dichiarazioni di allora del primo cittadino di Aragona: “Questo progetto ci consentirà di valorizzare uno dei siti emblematici della storia mineraria della Sicilia Centro-meridionale e di determinare per la città di Aragona un plus aggiuntivo di visitatori e di enoturisti che possano scoprire un caso di innovazione produttiva e di valorizzazione e tutela del patrimonio paesaggistico di quest’area caratterizzata dalla presenza delle antiche zolfare”.
Con la delibera di giunta comunale n. 139 del 13/11/2009 dovevano essere affidate alla CVA un ex forno Gill e una polveriera per procedere in loco alla realizzazione del progetto pilota per l’affinamento dei migliori vini dell’azienda, promuovendo inoltre degustazioni, visite guidate e manifestazioni, capaci di esaltare il connubio tra paesaggio, storia ed economia per una mirata valorizzazione e promozione territoriale.
A un anno e mezzo dalla delibera 139/2009, tutto al parco minerario di Aragona lascia presagire che i lavori, per una reale e tangibile “valorizzazione di uno dei siti emblematici della storia mineraria della Sicilia Centro-meridionale”, siano ben lontani dal produrre un qualsivoglia positivo ed auspicato risultato.
Nel luglio 2010, il parco minerario fu interessato e danneggiato da un incendio che procurò dei danni di cui nessuno rispose economicamente. Il fuoco, che era partito da fuori i confini del parco, avanzò facilmente al suo interno per la presenza di sterpaglie e vegetazione rinsecchita sotto la calura estiva.
Alfonso Tedesco in quell’occasione dichiarò: “all’interno dell’area ci sarà un’azione sinergica sia del Comune di Aragona che dell’associazione dei viticultori ma, ripeto che lì l’incendio è partito dall’esterno ed ha investito l’area del parco”. Eppure erano passati già 8 mesi da quel passo importante rappresentato dalla delibera di giunta 139/2009 e la convenzione tra l’ente comune e (CVA) disciplina, inoltre, compiti e responsabilità.
In buona sostanza, il parco versa nell’incuria e nessuna bottiglia di vino è stata ancora soggetta ad affinamento come prevede l’atto d’indirizzo/convenzione. Inoltre, premesso che nessun servizio di bus-navetta parimenti ad altri servizi essenziali interessa la zona del parco, l’accessibilità per un turismo culturale di nicchia, appare fortemente limitata se non nulla.
Essendo poi l’area del parco sprovvista di qualsivoglia custodia o vigilanza sarebbe, come ci è stato segnalato, anche frequentata da cacciatori che, dall’alto dei forni, Gill troverebbero le condizioni ideali per avvistare la selvaggina per sparargli. Inutile evidenziare che la caccia non sarebbe consentita all’interno del parco.
Il 13 maggio il Consiglio comunale riceve le risposte, da parte del sindaco, relativamente a una interrogazione che il consigliere Bellanca aveva presentato sul “parco minerario.
“E’ chiaro che l’idea dell’affinamento del vino potrà realizzarsi solo ed esclusivamente – ha spiegato Alfonso Tedesco – dietro parere tecnico e relative autorizzazioni”.
Il sindaco ha spiegato le difficoltà dell’ente per lo sforzo manutentivo in un’area così vasta come quella del parco. Tuttavia il comune si starebbe dotando di un ufficio competente per una più mirata manutenzione e sorveglianza. Alfonso Tedesco non ha mancato di far presente che comunque le difficoltà, in mancanza di “risorse finanziarie”, ci sono, ma la speranza è quella di poter attingere quanto necessario da bandi specifici.
Biagio Bellanca ha accusato il sindaco di eludere le domande dell’interrogazione da lui presentata, poiché non ha risposto in merito a quante bottiglie di vino siano state stoccate in quel sito.
Bellanca non si spiega il perché le necessarie autorizzazioni, per l’avvio del progetto pilota di affinamento, non siano state ancora concesse; fatto ancora più inspiegabile visto che le stesse dovrebbero essere rilasciate dal comune di Aragona.
“Nessuna bottiglia è stata lì stoccata – ha affermato Bellanca. Dovrebbe spiegare – ha continuato il consigliere rivolgendosi al Sindaco – perché allora il comune va a Verona al Vinitaly, per pubblicizzare che cosa? Forse un’iniziativa o un vino che non c’è? So bene che lei non c’è andato a Verona, ma agli aragonesi è costato 1000€”.
Dalla determina dirigenziale del 30/03/2010 n. 15, con la quale veniva anticipata la somma di €1000 per spese di trasporto, vitto e alloggio, si apprende che il sindaco ha manifestato la volontà di recarsi a Verona in data 09/04/2010, assieme al responsabile del V settore, in occasione della 44^ edizione del Vinitaly in programma dall’8 al 12 aprile, al fine di promuovere iniziative volte alla valorizzazione dei prodotti agricoli per lo sviluppo dell’economia locale.
Poi, però, si viene a conoscenza dalla stampa che il 10 aprile 2010 Alfonso Tedesco avrebbe preso parte alla presentazione di un libro. Se quanto dichiarato dal consigliere Bellanca risultasse vero, la domanda sorgerebbe spontanea; chi è andato al posto del primo cittadino al Vinitaly 2010 assieme al responsabile del V settore?
Ma tornando all’intervento del consigliere Bellanca, lo stesso ha palesato ai presenti forti perplessità sul fatto che “(CVA) non abbia ancora richiesto (13/05/2011), pur essendo in presenza di una convenzione, di utilizzare i beni necessari contemplati dalla stessa”.
Dalla convenzione, ha fatto poi rilevare il consigliere Bellanca, si legge:
- “di implementare e potenziare il parco minerario anche con …… e investimenti finanziati direttamente o anche indirettamente”;
- “sarà realizzata una manifestazione aperta al pubblico che potrà diventare un appuntamento di richiamo a carattere annuale ….”.
Dalla discussione, è emerso sia che in quasi due anni nessuna manifestazione di richiamo aperta al pubblico è stata organizzata, ma, soprattutto, non risulterebbe che da parte della Cantina ci sia stato negli ultimi due anni alcun investimento diretto, né tantomeno indiretto.
“Che cosa vengono a produrre o pubblicizzare questi signori della CV) – ha esclamato e chiesto il consigliere – un vino, prodotto e invecchiato altrove, che invece doveva essere affinato al parco minerario di Aragona?”
Entrando nel merito di questa dichiarazione si può a ragione riconoscere che il parco minerario aragonese, legato alle vicende della famiglia Pirandello, potrebbe costituire il brand ideale – Il Vino nella Miniera di Pirandello – per un prodotto da commercializzare ovunque.
Ma i visitatori che giungerebbero ad Aragona da una siffatta operazione di marketing territoriale che cosa troverebbero? Il nostro giornale aveva documentato lo stato dei luoghi pochi giorni dopo il 13 maggio 2011(clicca qui).
Sarebbero venute meno, per il capogruppo FLI, le ragioni per il quale il comune di Aragona avrebbe affidato parte del parco all’associazione dei viticultori associati, poiché l’ente avrebbe avuto solo l’obbligo di consegna e quindi pretendere il rispetto di quanto sancito dall’accordo scritto.
Alcuni consiglieri dell’attuale maggioranza chiedono a Bellanca di essere positivo e costruttivo, invitandolo a vedere il bicchiere mezzo pieno, mentre il consigliere Giuseppe Pendolino vorrebbe capire, invitando il consigliere Bellanca, a spiegare, quale danno abbia apportato al comune di Aragona la convenzione con la CVA, nonché la presenza del comune al Vinitaly.
Inoltre, secondo il consigliere in forza all’MpA alcuni turisti sarebbero arrivati ad Aragona in virtù dell’operazione pubblicitaria portata avanti dall’amministrazione in terra veneta.
Nel mese di maggio, infine, sarebbero giunti ad Aragona importanti nomi dell’enologia, unitamente a giornalisti del settore di chiara fama internazionale, per prendere conoscenza della “Miniera” e del progetto pilota di affinamento dei vini.
Curioso sapere cosa costoro abbiano scritto e comunicato nei loro paesi su quanto visto nella “Miniera che fu dei Pirandello”.
Oggi, visitando i luoghi appare chiaro che quella intrapresa non può certamente definirsi la strada corretta per una reale valorizzazione del sito minerario, né tantomeno per una seria ricostruzione storica e conservazione della memoria.
L’indecorosa visione che attualmente il parco minerario dà di sé, sicuramente non corrisponde all’immagine che il visitatore si aspetterebbe di trovare dopo una così importante operazione di marketing.
Cari amici,sento dire ke siamo lamentosi,ke siamo faziosi, ke siamo pecoroni, ke siamo menefreghisti, ke siamo critici……allora penso xkè continuare a camminare con la testa bassa??? xkè nn alzarci e guardare la realtà del nostro paese senza nessun timore di essere aditati come ki vuol fare solo protagonismo o addirittura politica…..xkè nn cerchiamo (sempre nel rispetto dell’istituzioni) di avere tutte le risposte …..xkè nn cerchiamo di proporre a ki di competenza qualcosa di fattibile magari gli diamo una mano e solleveremo Aragona da un lento ma inesorabile declino!Ci sono tanti giovani intelligenti, meritevoli mi rivolgo a voi miei cari, proponete nn lasciate ke marketing e altro vi tolgano la vostra memoria storica!
Incredibile!! Quanti soldi spesi inutilmente. Questi sono i soliti sprechi a danno dei cittadini che accettano di tutto e di più.
Un brindisi al soave vino che non c’è. “In vino veritas”
Cosa dire , non ci sono parole per definire queste situazioni a dir poco assurde.Ma come autorizzano la disfatta di un posto storico per costruire delle cantine per rilanciare il vino di pirandello, ma ….tutto questo viene fatto e lasciato alla deriva in balia di coloro che vanno a fare i cavoli loro in queste strutture che hanno sostituite e la torre e la miniera cancellando la storia di un intero paese e con i soldi pubblici il comico TOTO? avrebbe detto …..E IO PAGO……e si proprio cosi chi pagano sono sempre i fessi e i furbi intascano. Qualcuno si e perfino dimenticato che non poteva presentarsi a VINITALY per pubblicizzare il vino di Pirandello che sicuramente non lo berranno ne i turisti ne la futura generazione perche’tutto cio potrebbe essere la solita beffa che pero’ crea sempre il solito danno economico o no?
Tutti i turisti (solo virtuali)che verranno ad Aragona a visitare il parco minerario che non c’e’ piu’, verranno accolti da un paesaggio a dir poco lunare e si sentiranno talmente presi in giro che probabilmente Aragona la cancelleranno dalle loro visioni , voglio vedere chi sara’ quell’incoscente che li accompagnera’ in questo posto dove vedranno solo sperpero di soldi e null’altro perche’ tutto quello che vedranno e sicuramente il cattivo gusto di chi ha permesso di fare tale porcherie e il denaro speso per tale schifezza che non dice niente e ancora di piu lasciata nell’incuria con porte rotte vetri rotti piastrelle staccate impianti elettrici lasciati con fili volanti scoperti e pericolosissimi.Che immagine potranno avere i turisti di opere tanto decantati dalla giunta ciomunale e poi laciati cosi’ si evince chiaramente che tutti coloro che hanno partecipato alla disfatta di un bene storico accecati dall’idea di BRINDARE CON I VINI DI PIRANDELLO non si sono accorti che erano gia ubriachi prima di produrre tali vini e brindare alla faccia di tutti compresi coloro che invece hanno lottato per evitare tale scempio,che coraggio bravi bravissimi alle menti diaboliche promotori di tanta nefansezza auguro un Prosit e brindo metaforicamente con loro CIN CIN alla Vostra salute (che Dio ve la conservi per combinare ancora qualche disastro che possibilmente non sara’ l’ultimo questo della torre mineraria GRADISCE ROSSO O BIANCO O IL VINO TRASPARENTE PREGO GRADITE A VOSTRO GUSTO E PIACIMENTO CIN CIN