“Gli errori che commetti in profondità li pagherai in superficie.”
(Enzo Maiorca)
Entro a gamba tesa su un argomento che ha indignato le coscienze di tutti.
Lo faccio con la consapevolezza di stare commettendo un fallo, ma assolutamente necessario per evitare che un anziano giocatore possa andare in goal.
Non è vero che lo Stato ha vinto la partita contro Brusca ed i suoi compagni di merenda.
Non è vero per il motivo che spiegherò qui di seguito.
La lotta alla mafia, soprattutto dopo la strage Chinnici (29/7/1983), andava trattata come un problema militare con leggi speciali e regole di ingaggio militari (molto simili a quelle utilizzate dagli inglesi contro i terroristi in Irlanda).
Perchè a chi uccide i servitori dello Stato e ti bombarda un’autostrada non puoi rispondere con le sottigliezze “vanity fair” del processo accusatorio.
La vigliaccheria della politica ha, invece, scelto di creare un reato (alludo al 416 bis C.P.) a connotazione indeterminata, una specie di assegno in bianco con il quale si consegnava nelle mani dei magistrati (e della giustizia ordinaria…) tutto l’esplosivo problema.
Per l’effetto, molti altri fedeli servitori dello Stato sono stati trucidati, alcuni altri facendo – invece – fulminanti carriere nel firmamento degli eroi civili.
D’altronde non era Brecht che assumeva che gli eroi nascono da una terra resa infelice?
È facile notare l’ipocrita stranezza delle cose in questi tempi di dolorosa pandemia.
Per causa di un virus sono state di fatto sospese le libertà costituzionali e civili per milioni di cittadini.
Per fronteggiare la mafia, invece, si disse e si affermò che non si poteva rinunciare alle regole democratiche.
Paradossale, no?
La libertà di Brusca è la figlia spuria e perversa di tante profonde contraddizioni della politica italiana.
Allo stesso modo in cui lo è l’esistenza ancora forte e radicata della mafia in tutto il sud Italia.
Gli errori commessi in profondità, infatti, si mostrano evidenti in superficie…
Lorenzo Matassa
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L’orrendo racconto dell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, ordinato a Enzo Brusca, Vincenzo Chiodo e Giuseppe Monticciolo, da Giovanni Brusca per ritorsione contro il padre del bambino che da collaboratore di giustizia non aveva voluto ritrattare le proprie dichiarazioni in merito alla strage di Capaci e l’omicidio dell’esattore Ignazio Salvo
Vincenzo Chiodo all’udienza del 28 luglio 1998:
“Io ho detto al bambino di mettersi in un angolo, cioè vicino al letto, quasi ai piedi del letto, con le braccia alzate e con la faccia al muro. Allora il bambino, per come io ho detto, si è messo faccia al muro.
Io ci sono andato da dietro e ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l’ho appoggiato a terra. Enzo Brusca si è messo sopra le braccia inchiodandolo in questa maniera (incrocia le braccia) e Monticciolo si è messo sulle gambe del bambino per evitare che si muoveva.
Nel momento della aggressione che io ho buttato il bambino e Monticciolo si stava già avviando per tenere le gambe, gli dice ‘mi dispiace’ rivolto al bambino ‘tuo papà ha fatto il cornuto’ (…) il bambino non ha capito niente, perché non se l’aspettava, non si aspettava niente e poi il bambino ormai non era… come voglio dire, non aveva la reazione di un bambino, sembrava molle… anche se non ci mancava mangiare, non ci mancava niente, ma sicuramente la mancanza di libertà, il bambino diciamo era molto molle, era tenero, sembrava fatto di burro… cioè questo, il bambino penso non ha capito niente. Sto morendo, penso non l’abbia neanche capito.
Il bambino ha fatto solo uno sbalzo di reazione, uno solo e lento, ha fatto solo questo e non si è mosso più, solo gli occhi, cioè girava gli occhi. (…) io ho spogliato il bambino e il bambino era urinato e si era fatto anche addosso dalla paura di quello ce abbia potuto capire o è un fatto naturale perché è gonfiato il bambino.
Dopo averlo spogliato, ci abbiamo tolto, aveva un orologio da polso e tutto, abbiamo versato l’acido nel fusto e abbiamo preso il bambino.
Io ho preso il bambino. Io l’ho preso per i piedi e Monticciolo e Brusca l’hanno preso per un braccio l’uno così l’abbiamo messo nell’acido e ce ne siamo andati sopra. (…) io ci sono andato giù, sono andato a vedere lì e del bambino c’era solo un pezzo di gamba e una parte della schiena, perché io ho cercato di mescolare e ho visto che c’era solo un pezzo di gamba… e una parte… però era un attimo perché sono andato… uscito perché lì dentro la puzza dell’acido era… cioè si soffocava lì dentro. Poi siamo andati tutti a dormire.”